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Il Covid non ferma la consegna dei DAE di Croce Bianca e Fondazione Modena

Un defibrillatore automatico è stato consegnato alla onlus One Bridge to Idomeni, un secondo resterà in dotazione all'associazione con sede in piazza Bacanal e altri tre sono in attesa di trovare una collocazione

Nell’anno del Covid, non si ferma l’impegno di Croce Bianca per ampliare le zone cardioprotette dentro e fuori il territorio. E, in sinergia con la Fondazione Modena che lo ha acquistato, consegna all’associazione veronese One Bridge to Idomeni un defibrillatore semiautomatico, dopo aver provveduto a formare – sia in presenza che da remoto – due volontari di OBTI nell’utilizzo di questo prezioso dispositivo in grado, in caso di arresto cardiaco, di fare la differenza tra la vita e la morte.
One Bridge to Idomeni è una onlus veronese che lavora sui confini europei della rotta balcanica, in supporto alle persone migranti. Il lavoro dell’associazione – nata nella primavera del 2016 con un primo viaggio informale nel campo per rifugiati di Idomeni in Grecia – è suddiviso in due direttrici tra loro inscindibili: da un lato, portare aiuti lungo la rotta, dall’altro ritornare a casa con le testimonianze di persone e delle storie incontrate. OBTI lavora nei Balcani, in Grecia, in Serbia e in Bosnia-Erzegovina, e a Verona promuovendo incontri, formazioni e attività nelle scuole. Questo Dae, in particolare, sarà portato nel community center che l’associazione ha aperto a Corinto, nei pressi del campo profughi che conta una media di mille rifugiati. In questi spazi, l’associazione organizza corsi di informatica e inglese, ma anche di fotografia e cultura, ai rifugiati incontrando circa 200 persone a settimana. Nel community center è attivo anche un punto sanitario ed è proprio qui che sarà collocato il dispositivo salvavita.

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«Siamo molto contenti che questo dispositivo salvavita possa essere utile anche oltre confine. Portare avanti la cultura della prevenzione è fondamentale», sottolinea Giancarlo Modena della Fondazione.
Il Dae a Obti è uno dei cinque dispositivi acquistati dalla Fondazione Modena nata in memoria di Lorenzo Modena, il 18enne stroncato da un arresto cardiaco mentre faceva sport. Un secondo rimane in dotazione a Croce Bianca. Altri tre sono attualmente in attesa di trovare consona, e utile, collocazione. Dae che vanno ad aggiungersi a quelli già in forze al territorio: l’anno scorso, ad esempio, attraverso Croce Bianca, Fondazione e altri sostenitori, sono stati allestiti e affissi defibrillatori semiautomatici a Bosco Chiesanuova, all’istituto superiore Cangrande di corso Porta Nuova, in Borgo Venezia e a San Zeno, a disposizione della collettività nel quartiere che ospita la sede storica dell’associazione di pronto intervento. Inoltre, Croce Bianca attraverso i suoi formatori volontari, ha tenuto corsi di abilitazione all’uso del DAE al personale scolastico, comunale, volontari e ai cittadini.

«Questi dispositivi sono ora a disposizione della collettività, nella speranza che non ce ne sia mai bisogno ma con la consapevolezza che, in caso di urgenza, possono contribuire a salvare la vita», spiega Pier Luigi Verga, presidente di Croce Bianca che, attiva e riconosciuta anche come Nucleo Operativo Sanitario della Protezione Civile, conta oltre 300 volontari soccorritori attivi. La onlus quest’anno è scesa in prima linea nell’emergenza Covid, implementando le sue attività. Così come le altre realtà che fanno capo alla Rete Universo, ha messo a disposizione del 118 un mezzo in più per le emergenze. Le prime stime sulle attività 2020 segnano un + 30% circa di servizi, tra trasporti e urgenze, rispetto all'anno precedente. E questo a fronte di un netto calo dei servizi ordinari di servizio sanitario svolti solitamente da Croce Bianca in occasione di eventi sportivi, fiere e manifestazioni di piazza. «I trasporti Covid, o sospetti Covid, sono attualmente poco meno della metà di quelli effettuati complessivamente durante il giorno. Le emergenze legate alle infezioni da Coronavirus sono circa il 40% delle uscite. I protocolli adottati a marzo, e mai archiviati purtroppo, ora sono tornati ai massimi livelli. Un altro aspetto importante che abbiamo rilevato è l'impatto psicologico della pandemia sui nostri soccorritori: abbiamo quindi attivato un servizio di supporto, davvero molto utilizzato soprattutto nelle ultime settimane, in collaborazione con una psicologa», riassume Verga.

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