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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Covid e proteste, Zaia: «Sofferenza c'è, no alla violenza». Riaperture? «Correlate ai vaccini»

Il presidente Zaia: «I miei ristoratori non vanno in piazza per distruggere tutto, ma per portare le loro istanze che vanno ascoltate». Sulle riaperture: «Stiamo facendo di tutto, siamo la prima Regione per vaccinazioni e le vaccinazioni sono direttamente correlate alle riaperture»

Il presidente del Veneto Luca Zaia è intervenuto in diretta tv commentando la manifestazione di protesta "Io apro" che è andata in scena nella giornata di ieri, lunedì 12 aprile, a Roma. Oltre ai ristoratori, commercianti e partite Iva, in piazza nella capitale non sono mancati anche esponenti dell'ala più estremista della destra nel nostro Paese e vi sono stati anche momenti di tensione con le forze dell'ordine. Interpellato a Mattino Cinque proprio su tali fasi "concitate" della protesta, il governatore Zaia ha così commentato: «Io incontrerò anche oggi una rappresentanza di operatori, in particolare associati Fipe che verranno a manifestare. La manifestazione è il "sale" della democrazia, quando però si trasforma in violenza non c'entra più nulla con la democrazia, direi quindi che questi fatti sono da condannare nel momento in cui c'è della violenza».

Netto dunque il messaggio di condanna espresso dal governatore del Veneto, il quale ha inoltre aggiunto: «I miei operatori, i miei ristoratori, albergatori, gestori di palestre non vanno in piazza per far casino o per distruggere tutto, ci vanno però ragionevolmente a portare la loro istanza che è anche quella della "disperazione", perché non dobbiamo dimenticare che ci sono delle attività che non hanno mai aperto, altre attività sono in seria difficoltà e alcune non tireranno più su la serranda. Anche questo è "Covid", - ha dunque sottolineato il presidente Luca Zaia - in Veneto si sono persi 65 mila posti di lavoro di cui almento 30/35 mila nel mondo del turismo. E va considerato che in Veneto il turismo è la prima industria con 18 miliardi di fatturato».

Zaia ha quindi ribadito che le «piazze di protesta vanno sempre ascoltate, ma quando si degenera nella violenza la condanna è inevitabile e ripeto che i nostri operatori mi hanno confermato che quando hanno visto la "malparata" se ne sono chiamati fuori e non hanno più fatto parte della manifestazione, certo è che scene di aggressione, soprattutto alle forze di polizia, sono incomprensibili». Il presidente del Veneto Luca Zaia ha poi evidenziato: «Il momento è difficile, la disperazione c'è e va compresa fino in fondo da parte di tutte le istituzioni, stiamo però facendo di tutto per riaprire con delle regole, e lo dico da una Regione che è la prima in Italia per vaccinazioni, le vaccinazioni sono direttamente correlate alle riaperture, volenti o nolenti, è il grado di sanità che uno riesce a garantire ai territori».

Proprio sul tema delle vaccinazioni lo stesso Zaia ha quindi rimarcato un problema, o meglio la discrepanza che ad oggi in Veneto come in altre Regioni sussiste tra la capacità potenziale dei vari centri di vaccinazione della popolazione e la loro effettiva attività di somministrazione, a fronte di un approvvigionamento di dosi di vaccino che, purtroppo, continua ad essere troppo limitato: «Noi abbiamo in Veneto una fornitura media ad aprile di 150 mila dosi alla settimana, ma se tirassimo la macchina vaccinale al suo limite noi potremmo fare tra le 80 e le 100 mila dosi di vaccino al giorno. Oggi, tenendo i motori al minimo, noi facciamo 35 mila dosi giornaliere, il che vuol dire che nel giro di tre o quattro giorni è fatta, si capisce che non abbiamo abbastanza vaccini. Io sono stato criticato perché chiedevo ci si potesse rivolgere al mercato "parallelo" per l'acquisto dei vaccini, - ha dunque ricordato il governatore Luca Zaia - vedo che oggi anche il presidente del Consiglio dice "rivolgiamoci al mercato", bene, ma il "mercato" è quello lì. I vaccini in giro per il mondo ci sono, ma dobbiamo renderci conto che a livello d'Europa la trattativa con le multinazionali del farmaco non sta funzionando, perché la quantità di vaccini che ci vengono forniti è insufficiente». 

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