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Zaia "chiama" i veneti alle urne per l'autonomia: "L'importante è votare"

Il presidente della Regione ha firmato il decreto di indizione del referendum consultivo del 22 ottobre: "L'importante è scegliere: Solo così daremo concretezza a quell’affermazione dell’essere ‘paroni a casa nostra’"

Veneti, il prossimo 22 ottobre, andate a votare. Che rispondiate sì o no al quesito ‘Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?’, l’importante è andare alle urne. Solo così daremo concretezza a quell’affermazione dell’essere ‘paroni a casa nostra’ e una volta per tutte noi veneti dimostreremo di essere un popolo”.

Una vera e propria “chiamata di popolo”, come lui stesso l’ha definita, quella che il governatore Luca Zaia ha espresso stamane facendo il punto a palazzo Balbi a Venezia sull’organizzazione del referendum per l’autonomia del Veneto che si celebrerà il 22 ottobre 2017 e firmando davanti a una numerosa platea formata da assessori, consiglieri (presente anche il presidente del Consiglio Roberto Ciambetti) e giornalisti il decreto di indizione del referendum consultivo stesso, dal quale discende la comunicazione ai sindaci per l’affissione del manifesto di convocazione dei comizi elettorali e la trasmissione ai sette Tribunali del Veneto e alla Corte d’Appello di Venezia per la costituzione a norma di legge, rispettivamente, degli Uffici provinciali per il referendum e dell’Ufficio centrale per il referendum.

Un atto che volutamente compiamo alla vigilia di una data simbolo, il 25 aprile, festa della Liberazione e del patrono dei veneti, San Marco – ha sottolineato Zaia –. Ma, sia chiaro, noi siamo pronti da mesi per il referendum, eravamo pronti ancora a dicembre, quando abbiamo cercato invano di ottenere da Roma l’election day che ci avrebbe fatto risparmiare 14 milioni di euro. Ai pessimisti, a chi ha messo in discussione la possibilità di svolgere la consultazione popolare, a chi continua ad affermare che è inutile, rispondiamo mantenendo concretamente l’impegno che ci eravamo assunti con tutti: il referendum si fa e sarà il referendum dei veneti, non dei partiti e nemmeno di Zaia, sarà un grande momento di democrazia e di partecipazione. E il giorno dopo la nostra Regione non sarà più quella di prima, perché avremo dato vita alla ‘Questione Veneta’ e pretenderemo che nei programmi di governo, siano essi di destra, di sinistra o di centro, contemplino la nostra autonomia regionale”.

La Giunta veneta ha già approvato una deliberazione che fissa le procedure di carattere organizzativo per l’esecuzione degli adempimenti necessari all’attuazione della consultazione, incaricando alcune strutture regionali a predisporre il materiale referendario indispensabile (modelli di verbale delle operazioni, tutta la modulistica, i manifesti, ecc.) di cui si è già conclusa anche la procedura negoziata per l’affidamento del servizio di predisposizione grafica, stampa, confezionamento e consegna. È stato ultimato anche il sistema informatico per la raccolta e la gestione dei dati riguardanti le operazioni ai seggi e allo scrutinio e per l’elaborazione e la pubblicazione dei dati in tempo reale (a cura del Consiglio regionale).

Inoltre, sono state introdotte recentemente dal Consiglio regionale delle modifiche legislative per consentire un più ordinato svolgimento della consultazione, allineando l’orario di votazione a quello previsto dalla legge dello Stato (dalle ore 7 alle ore 23), autorizzando l’indizione del referendum anche nel caso di mancata intesa con lo Stato per l’election day e l’organizzazione di una campagna informativa sulla base di un piano di comunicazione che sarà sottoposta al parere preventivo della competente Commissione consiliare.

Il presidente della Regione ha auspicato che il Ministero dell’Interno autorizzi al più presto l’accordo con le Prefetture per la gestione di varie incombenze referendarie, consolidando l’ottimo rapporto di organizzazione instaurato in occasione delle elezioni regionali del maggio 2015. “Tuttavia – ha precisato Zaia – anche se il Ministero dell’Interno ci lascerà senza risposta abbiamo pronto un piano B”.

“Dando il via libera alla consultazione – ha aggiunto Zaia – la Corte Costituzionale ha capito che in questo Paese l’unico modo per fare le riforme è partire dal basso. Non siamo in presenza di una ‘gazebata’: il referendum è una cosa seria, è la fondamenta su cui potremo costruire la nostra autonomia regionale, esattamente come quella di Trento e di Bolzano. Noi vogliamo diventare pienamente autonomi e chiediamo in tal senso l’applicazione in toto dell’articolo 116 della Costituzione. Questo è l’obiettivo che pur partendo da situazioni diverse condividiamo con la Lombardia e sul quale insieme porteremo 15 milioni di italiani, un quarto del Paese, finalmente ad esprimersi”.

Noi veneti siamo solidali ma autonomisti impenitenti – ha affermato Zaia, parafrasando Don Sturzo – e a Roma non hanno ancora capito cosa sta accadendo. Io non ho altri atti da firmare: quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto. Non ci resta che attendere la chiusura dei seggi la sera del 22 ottobre e sono certo che la gente veneta stupirà questo Paese”.

Chi invece vede questa iniziativa come una "beffa" è Laura Puppato, senatrice del Partito Democratico: "Le parole di Luca Zaia sono gravi, parlare di un nemico comune di tutti i Veneti e identificarlo in Roma, è inaccettabile e dimostra ancora un volta la totale assenza del senso delle istituzioni da parte del nostro Governatore, che alza la voce sperando di celare i tanti errori della sua giunta, a partire dalla Pedemontana, passando per la sanità e i disastri ambientali.
Questo referendum è semplicemente un inutile dispendio di fondi ed energia, una sorta di iniziativa di marketing a cui stanno abboccando in troppi, che i Veneti votino sì o no o scrivano qualsiasi altra cosa sulla scheda elettorale, non cambierà assolutamente nulla, perché il presidente della regione Veneto ha già ora la capacità e la possibilità di negoziare con il Governo l’autonomia prevista dalla Costituzione vigente all'art. 116, deleghe ottenute grazie al federalismo inserito nel 2001 dal governo di centro-sinistra. Chiediamoci perché ciò non sia accaduto già oltre un anno fa quando il Governo nazionale si è detto disponibile ad attivare il negoziato - ha aggiunto Puppato - l'unica domanda utile sarebbe chiedere perché Zaia non abbia iniziato il percorso già delineato e possibile per ottenere l'autonomia nelle materie che ritenga utili. L'occasione vera di cambiare la struttura dello Stato l’abbiamo avuta a dicembre 2016, con l'inserimento di ulteriori condizioni di autonomia ma paradossalmente, Zaia ha combattuto per conservare lo status quo, oggi invece coglie il bisogno di uno spot elettorale da far pagare a tutti i Veneti.
Partire dagli obiettivi e non da un principio astratto o da una semplice rivendicazione fine a se stessa, questo è il dovere di chi governa con sano realismo e capacità di visione". 

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