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Rissa in Veronetta, Comencini: "Arrestato doveva rimanere in carcere. CIE in Veneto"

"Il divieto di dimora in provincia di Verona - spiega il deputato e consigliere comunale della Lega Vito Comencini - significa solo spostare il problema altrove, non risolverlo"

«Il marocchino arrestato dalla polizia in via XX Settembre per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato non andava rilasciato a piede libero, ma tenuto in carcere in attesa di essere processato ed espulso». Lo ha affermato il deputato veronese della Lega Vito Comencini, nonché consigliere comunale a Palazzo Barbieri, in riferimento all'episodio avvenuto in Veronetta martedì 31 luglio che ha visto protagonista un 35enne già gravato da un provvedimento di espulsione dall'Italia.

Quest'ultimo è stato coinvolto in una rissa con un connazionale e all'arrivo della polizia ha opposto resistenza e finito col danneggiare la pattuglia intervenuta. Il 35enne è stato arrestato e l'ufficio immigrazione della Questura ha avviato l'iter per la sua espulsione, mentre il giudice ha disposto nei suoi confronti il divieto di dimora nella provincia di Verona in attesa del processo che si terrà ad ottobre.

Una decisione contestata però duramente da parte del deputato leghista Comencini: «Il divieto di dimora in provincia di Verona significa solo spostare il problema altrove, non risolverlo. - argomenta Vito Comencini - Non dimentichiamoci che questa persona, non in regola con le norme sul soggiorno in Italia, ha colpito gli agenti, ai quali va la nostra totale solidarietà, e danneggiato anche l'auto. In più, è già gravato da un provvedimento di espulsione da parte del Prefetto di Venezia. Tutto questo conferma, piuttosto, - conclude il consigliere leghista - la necessità di un Centro di identificazione ed espulsione anche in Veneto».

A stretto giro, dopo le parole dell'esponente leghista Vito Comencini, è giunta la replica di Luca Castellini, Dirigente Nazionale e Coordinatore Nord Italia di Forza Nuova: «Caro Vito, se il tuo ex Ministro dell’Interno Maroni non avesse aperto le porte alla micro-equa accoglienza inaugurando le famose quote obbligatorie già dal 2011, non saremmo qui oggi a parlare né di divieto dimora, né di carcere, né soprattutto di CIE in Veneto».

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