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Soggetti vicini a Putin a Verona: D'Arienzo interroga Draghi e Lamorgese

Il senatore del Partito Democratico chiede che «diventino pubbliche le iniziative urgenti da adottare per garantire la trasparenza della vita democratica, nonché per contrastare quella pericolosa influenza»

«Ho interrogato il Presidente Draghi ed il Ministro dell’Interno perché diventino pubbliche le iniziative urgenti da adottare per garantire la trasparenza della vita democratica, nonché per contrastare quella pericolosa influenza e per sapere se, nelle tante occasioni, i soggetti de quo siano stati accompagnati da collaboratori e se siano noti i profili dei medesimi». L'annuncio è stato dato sabato dal Senatore del Partito Democratico, Vincenzo D'Arienzo, nel corso di una conferenza stampa che sabato si è tenuta a Verona. 
Proprio il capoluogo scaligero è l'oggetto dell'interrogazione, come ha spiegato l'esponente del PD. 

«Verona ha un’evidente centralità nelle relazioni politiche e negli intrecci ideali con la Russia funzionali a creare condizioni favorevoli al percorso politico di Putin e all’espansione degli interessi economici russi nonché per favorire l’affermazione di un pensiero ortodosso e conservatore su temi quali la famiglia e i diritti civili.
Nel tempo, Verona è stata molto frequentata da diversi soggetti russi, oggi interdetti e sanzionati dall’Unione Europea per il loro ruolo nella società russa a sostegno di Putin o perché finanziatori delle sue guerre.
Dall’annessione russa della Crimea e poi dalla crisi nel Donbass, entrambe del 2014, diversi politici veronesi hanno organizzato eventi per diffondere le ragioni di Putin».

A preoccupare D'Arienzo sono quindi i rapporti instaurati tra alcuni politici dell'area scaligera e la Federazione Russa, sfociati in alcuni eventi. «Hanno frequentato - prosegue D'Arienzo - la città di Verona allargando, presumibilmente, le proprie relazioni e conoscenze, politiche, economiche e sociali, i seguenti soggetti:

  • Igor Sechin, amministratore delegato di Rosneft, compagnia petrolifera dello Stato russo e uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio greggio, uno dei consiglieri più fidati e più stretti di Putin, nonché suo amico personale. È destinatario delle sanzioni dal 28 febbraio 2022;
  • Alexander Nikolayevich Shokhin, presidente dell’Unione russa degli industriali e degli imprenditori, un gruppo lobbistico che promuove gli interessi delle imprese in Russia, Destinatario delle sanzioni dal 15 marzo 2022;
  • Vladimir Solovyov, conduttore televisivo e radiofonico, vicinissimo a Putin. Destinatario delle sanzioni dal 23 febbraio 2022;

I medesimi sono stati invitati dall’Associazione Conoscere Eurasia, espressione del Consolato Onorario della Federazione Russa in Verona, nel cui direttivo ci sono russi e veronesi.
L’evento è stato co-organizzato con il quotidiano economico di proprietà dell’oligarca Ališer Burchanovič Usmanov, destinatario delle sanzioni dal 28 febbraio 2022, e da VTB, il secondo istituto di credito russo controllato al 60,9% dal Governo russo il cui Presidente, Andrea Kostin, membro del consiglio supremo del partito Russia Unita, è destinatario delle sanzioni dal 23 febbraio 2022».

Ma non c'è solo Conoscere Eurasia nel mirino dell'esponente dem. «Verona è stata anche sede, nel 2019, della tappa italiana della XIII edizione del Congresso mondiale delle famiglie, il cui ospite d’onore fu Alexey Komov, leader del progetto identitario ultranazionalista che lavora per la fondazione finanziatrice della destra integralista ortodossa creata da Konstantin Malofeev, oligarca russo ultra-nazionalista sotto sanzioni dal 30 luglio 2014 In quell’occasione l’evento fu patrocinato dal Ministero per la famiglia e la disabilità guidato dal Ministro (veronese) Lorenzo Fontana, molto attivo nei rapporti con la Russia.
Successivamente all’annessione russa della Crimea del 2014, politici veronesi hanno promosso i legami tra l’Italia e i territori occupati attraverso la partecipazione all’International Economic Forum di Yalta, evento organizzato dal Cremlino per far incontrare politica e affari nella Crimea illegalmente annessa, e, pochi giorni dopo, fu approvata una risoluzione dal Consiglio Regionale Veneto con cui veniva chiesto di rimuovere le “inutili sanzioni” alla Russia, di “condannare la politica internazionale dell’Unione europea” e di “riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum”.
Nel 2018, un consigliere comunale, nonché deputato, propose con successo di revocare la cittadinanza onoraria all’allora presidente ucraino Poroshenko».

D'Arienzo arriva infine ai giorni nostri, elencando gli ultimi fatti ritenuti allarmanti. «Lo scorso 20 marzo, una conferenza intitolata “Russia Ucraina – le cause di un conflitto”, caratterizzata da una narrazione assolutoria nei confronti della Russia, in cui sono intervenuti numerosi esponenti politici che nel corso degli anni hanno preso posizioni convintamente a sostegno della Federazione Russa e dell’operato del presidente Putin.
Nell’ufficio del sindaco di Verona, l’unico sindaco in Italia, è ben esposta una immagine del Presidente Putin.
A Verona è presente il responsabile dell’ufficio territoriale a Verona della Repubblica Popolare di Donetsk (Donbass), non riconosciuta dall’Unione Europea, nonché presidente dell’Associazione Veneto-Russia.
A Verona una lista civica per le elezioni comunali denominata “Verona per la libertà”, ha recentemente scritto una lettera aperta all’Ambasciata Russa in cui afferma di prendere le distanze dalle scelte del Governo italiano nella questione del conflitto tra Russia e Ucraina».

Eventi che D'Arienzo non ritiene di secondo piano. «Non si tratta di eventi casuali. In questa città si è, di fatto, costituito uno spazio dal quale si propagano iniziative apparentemente scollegate tra loro, ma idealmente comprensibili in un progetto di radicamento e di diffusione di certe idee conservatrici sui diritti, nonché prodromiche a favorire programmi economici e di influenza benevola verso la Russia.
I fatti descritti appaiono inquietanti e deleteri per l’immagine del nostro Paese e consentono la penetrazione nella nostra democrazia di pericoli per la sicurezza nazionale e come tali vanno seguiti con scrupolo».

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