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Lega Nord, Tosi è pronto al passo decisivo: "C'è chi dice di trattare, ma io non tratto niente"

Il primo cittadino scaligero non intende tornare sui suoi passi, convinto di essere nel giusto, ed è pronto a rassegnare le proprie dimissioni dal ruolo di segretario della Liga Veneta se il commissariamento resterà tale

Non sembra esserci tregua in casa Lega Nord, con le schermaglie tra i protagonisti che proseguono e la rottura oramai sembra quasi un fatto scontato che deve solo essere ufficializzato. In ogni caso lunedì scadrà l'ultimatum inviato al primo cittadino scaligero e la situazione verrà risolta, in un modo o nell'altro.
Intervenuto prima a Radio 24, poi a Sky Tg 24 e infine a Palermo sul palco della sua fondazione "Ricostruiamo il Paese", Flavio Tosi non sembra disposto ad assecondare le richieste giunte dalla segreteria federale, affermando che se il commissariamento rimarrà tale, lui non resterà "a fare il segretario della Liga, per un fatto di dignità personale", quindi "in mancanza di interventi di Milano, il sottoscritto dovrebbe necessariamente dimettersi". Una questione spiegata dal sindaco ai microfoni di Sky e in precedenza anche a Radio 24: "Su quello che riterrei di fare dopo ci sta di tutto: torno a casa, mi ritiro in seminario, coltivo l'orto, oppure decido anche di candidarmi governatore. È una delle ipotesi se dovessi dimettermi". Ignorando le imposizioni del Conisglio federale, lo stesso Tosi ieri si trovava a all'Hotel Giardino Inglese di Palermo dove è stata inaugurato l'ultimo punto della sua fondazione insieme al Movimento Nuova Repubblica di Manfredi Ravetto. Il sindaco di Verona non sembra quindi intenzionato ad assecondare le richieste del Carroccio su "Rifondiamo il Paese" e nel capoluogo siciliano afferma: "La gente qui mi stima per quello che ho sempre detto sulla Sicilia e sul Sud, per le posizioni sempre coerenti sul no alla secessione, per l'Italia unita... e non tutti nella Lega hanno avuto la stessa coerenza. Palermo è stata la prima tappa dopo il lancio della mia fondazione nell'ottobre 2013. Ora siamo arrivati a più di sessanta riferimenti nelle province italiane e la gran parte di essi sono al centro sud. Adesso ci stiamo radicando, definendo realtà territoriali dove scegliere persone perbene per rappresentare il territorio, in vista della ricostruzione del centrodestra". Tornando poi sulle beghe interne alle Lega, "Si deve tornare indietro, non ci sono altre possibilità. Il commissariamento, tra l'altro, va votato con la maggioranza dei tre quinti, cosa che non è avvenuta. Quindi c'è anche un problema formale. C'è chi dice di trattare, ma io non tratto niente".
Dal segretario federale Matteo Salvini, si legge su L'Arena, intanto arriva l'ultimo avvertimento ai militanti leghisti in possesso della 'doppia tessera', "Chi è in Lega è in Lega, lavora per la Lega e non per altri partiti. L'alternativa sarà fra Zaia e la Moretti, chiunque si ponga fuori da questa alternativa non va da nessuna parte. Ho chiesto ai veneti di decidere tra di loro, per quanto mi riguarda il riferimento è Luca Zaia". Anche lui ai microfoni di Sky Tg 24, Salvini ha affermato che lunedì non ci sarà nessun consiglio federale prima di sbottare: "Ci pagano lo stipendio per risolvere i problemi, non per begare. Basta tira e molla". Il segretario poi afferma di essere andato a pranzo con Tosi per cercare di ricomporre il quadro ma che il tentativo non sembra essere andato a buon fine nonostante abbia fatto il massimo. 
"C'è stato un Consiglio federale che ha deliberato e il Consiglio federale è sovrano". Roberto Maroni prende quindi ancor più chiaramente posizione a favore di Luca Zaia e sulla possibilità che "l'amico" Flavio e la Lega si dividano aggiunge: "Non credo faccia questo errore anzitutto per lui, perché chi si mette fuori dalla Lega non va da nessuna parte. E poi perché rischia di far perdere Zaia alle elezioni regionali ed è incredibile".

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