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Verona senza fondi Pnrr per la rigenerazione urbana: chi attacca e chi spiega

Le opposizioni accusano di nuovo l'amministrazione comunale di incapacità ad accedere ai finanziamenti pubblici. Dall'altra parte, la giunta replica che due progetti presentati sono stati ammessi. «Significa che non erano progetti raffazzonati»

Sull'esclusione di Verona dai fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per la rigenerazione urbana forte è lo scontro politico in città. Da una parte le opposizioni, che già avevano accusato l'amministrazione comunale di incapacità ad accedere ai finanziamenti pubblici e che ora hanno un argomento in più per affondare il colpo. Dall'altra parte una giunta che invece spiega come, in realtà, due dei tre progetti presentati siano stati effettivamente ammessi. Progetti che sarebbero stati finanziati se le risorse del bando fossero state di più o se i criteri della graduatoria fossero stati diversi.

Sono diversi gli spunti che si possono trarre, analizzando i risultati finali di una gara da 3,4 miliardi di euro. Buona parte di queste risorse sono state infatti assegnate a regioni meridionali (451 milioni alla Campania, 408 alla Sicilia, 387 alla Puglia e 328 al Lazio). Mentre i Comuni veneti hanno avuto accesso solo a 30 milioni, una cifra superiore solo a quelle raccolte dai comuni di Valle D'Aosta, Friuli, Trentino e Basilicata.
A fare da ago della bilancia nell’assegnazione dei fondi, fra i vari parametri, era presente anche l'indice Istat di vulnerabilità sociale e materiale. Questo indice valuta fattori come alfabetizzazione, percentuale di disoccupazione, inattività giovanile e percentuale di famiglie con disagio economico, privilegiando ovviamente i territori che hanno i valori peggiori in questi fattori. Vulnerabilità sociale e materiale che a Verona è bassa. Anche per questo i progetti scaligeri ammessi al bando sono scivolati in basso nella graduatoria e non sono rientrati tra quelli finanziabili.

Il bando prevedeva che ogni Comune presentasse interventi per un massimo di 20 milioni di euro. E Verona ha chiesto finanziamenti per due importanti opere: Arsenale e Parco della Cultura Urbana. Interventi in grado di rispondere a tutti i requisiti del bando.
La prima opera è la riqualificazione del cuore dell’Arsenale, destinata a diventare Ars District, per un totale di circa 18 milioni di euro. L’intervento prevede la ristrutturazione della Palazzina di Comando, per potenziare il sistema museale del Comune (biblioteche museali integrate, depositi visitabili del Museo di Storia Naturale dotati di laboratori, aule per studio e didattica, sale riunioni, servizi di accoglienza per il pubblico), così come l'ufficio marketing territoriale. E, nella Corte Centrale dell'Arsenale, erano inoltre previsti spazi per i giovani e le famiglie, uffici di co-working, un incubatore di start-up, laboratori d'arte tecnologici e creativi, sale per riunioni e incontri, spazi dedicati al gioco. Infine, un parco pubblico urbano all’esterno destinato al tempo libero, allo svago, allo sport e alle attività ricreative.
Il secondo progetto è la realizzazione del Parco della Cultura Urbana con lo skate park su Viale Galliano, all’interno delle Mura Magistrali, per circa 1 milione di euro. Un impianto sportivo per discipline come skateboard al bouldering, ma anche parkour e slackline. Compresi spazi per la street art e l’esibizione di artisti. Entrambi con funzioni di rigenerazione, socializzazione, aggregazione.
Infine, il Comune aveva presentato anche la ristrutturazione delle scuole Fedeli per ulteriori 600 mila euro. Questo progetto è stato però escluso perché già finanziato attraverso un altro bando.
I progetti dell'Arsenale e della skate park sono stati però ammessi ma nella graduatoria definitiva si sono posizionati al 69esimo e al 70esimo posto tra gli ammessi non finanziati. Il primo posto nella classifica finale vede tra gli ammessi finanziati il Comune di Sant’Antimo (provincia di Napoli), con un indice di vulnerabilità di 119,64. Verona ha un indice di 98,22. Ed anche per questo è stata esclusa dai fondi, almeno per il momento. Il Governo, infatti, avrebbe già destinato ulteriori 300 milioni per coprire i progetti esclusi. E con altri 600 milioni si potrebbero finanziare tutti i progetti ammessi, compresi quelli di Verona.

Questa mattina, 5 gennaio, l'assessore alla pianificazione urbanistica di Verona Ilaria Segala ha rinnovato l'appello affinchè tutti i progetti siano coperti dai fondi nel più breve tempo possibile. «È l’applicazione di questo indice di disagio sociale e materiale che ci ha fortemente penalizzati - ha detto Segala - I nostri non erano progetti raffazzonati. Servivano progetti di recupero pronti e cantierabili e così sono i nostri. Non era una gara al progetto più bello, ma interventi in linea con i requisiti anche di realizzazione. Infatti, i nostri sono stati ammessi con un ottimo punteggio. Il problema di Verona sta nell'indice di vulnerabilità, che danneggia tutto il Veneto, mentre le vicine città di Bergamo e Brescia hanno evidentemente un degrado sociale maggiore, accertato dall’indicatore. Speriamo che il Governo aumenti il budget e che la graduatoria rimanga valida. Sia per l’Arsenale, di cui è pronto il progetto definitivo, che per il Parco della Cultura Urbana saremmo in grado di rispettare le tempistiche del bando, a differenza di tanti altri Comuni che potrebbero ritirarsi visti i parametri stingenti».

Ma per il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco «la triste verità è che a causa della incapacità del sindaco e della sua amministrazione Verona sta perdendo anche il treno del fondi del Pnrr».
Ed anche i consiglieri comunali del Partito Democratico di Verona Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani concordano: «Se il Comune non riesce a portare casa soldi veri dai bandi del Pnrr un motivo c’è ed è la debolezza e l'inadeguatezza della pianificazione fatta da questa amministrazione sulle grandi opere di interesse pubblico».
Infine, il consigliere comunale di Traguardi Tommaso Ferrari ha ricordato la sua proposta «di istituire al più presto una struttura organizzativa interna al Comune, incaricata di elaborare un parco progetti finanziabili attraverso il Pnrr».

Anche al di fuori del consiglio comunale, le critiche all'amministrazione non mancano. Il candidato sindaco di Prima Verona Michele Croce se l'è presa con il primo cittadino Federico Sboarina e la sua squadra amministrativa. «Non hanno le capacità per progettare interventi capaci di intercettare i fondi del Pnrr - ha detto Croce - Fondi fondamentali per il rilancio della città in un momento come questo. Il vero focus del bando era la rigenerazione dei nostri quartieri che invece sono stati abbandonati dal sindaco, il quale pensa sola a opere faraoniche, dimenticandosi dei cittadini e del tessuto sociale e connettivo della città».
E Giorgio Massignan di Verona Polis ha parlato di «seconda bocciatura» dopo l'eliminazione di Verona dalla gara a Capitale della Cultura per il 2022. «Anche allora, come adesso, i nostri amministratori avevano gridato contro l'ingiustizia subita, accusando i commissari giudicanti, le raccomandazioni politiche, i favoritismi di cui godrebbero le regioni meridionali e la scarsa forza politica dei rappresentanti veronesi in Parlamento. Ma mai un’autocritica, una seria e obiettiva analisi sui motivi per cui Verona è continuamente bocciata».

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