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Verona non sarà Capitale della Cultura. «Scuse evidenziano il fallimento»

Il Partito Democratico replica alle accuse di partigianeria politica: «Il progetto presentato dal Comune non ha risposto ai requisiti richiesti. E a deciderlo è stata una commissione tecnica imparziale»

«Non è un concorso di bellezza. Viene premiata la città che riesce a sviluppare il progetto culturale più coinvolgente, più aperto, innovativo e trasversale». Così il ministro della cultura e del turismo Dario Franceschini ha descritto la selezione per la Capitale Italiana della Cultura. Selezione da cui Verona è stata esclusa. Una decisione che ha scatenato le polemiche delle opposizioni che hanno puntato il dito sulla proposta avanzata dall'amministrazione comunale e giudicata poco convincente e soprattutto poco inclusiva. Dall'altra parte, la maggioranza si è difesa, spiegando che la sola partecipazione è comunque servita per raccogliere progetti che rigenereranno culturalmente alcuni luoghi della città. E poi c'è il contrattacco politico, mosso dal centrodestra locale, il quale ha seguito la scia di chi accusava il Governo centrale di partigianeria politica, avendo privilegiato nella corsa a Capitale Italiana della Cultura 2022 comuni amministrati dal Partito Democratico. Accuse respinte al mittente dalla deputata veronese del PD Alessia Rotta. «Anziché riflettere sui limiti della proposta presentata e ammettere la poca attenzione e gli scarsi investimenti sulla cultura, il sindaco di Verona la butta in politica - ha detto Rotta - Il progetto presentato dal Comune di Verona non ha risposto ai requisiti richiesti. E a deciderlo è stata una commissione tecnica imparziale, assolutamente svincolata da pressioni politiche. Ad essere oggetto di valutazione, poi, non è la bellezza o l'importanza della città ma il progetto che viene presentato. E quello di Verona è stato sonoramente bocciato».

«Lìesclusione di Verona dalle dieci città finaliste per la Capitale Italiana della Cultura 2022 è una sconfitta per tutta la città. Non solo dell'amministrazione Sboarina, ma anche di quelle che l'hanno preceduta, delle categorie economiche e di tutta la società veronese, comprese le forze di opposizione che, come noi, molto speravano in un successo di Verona - hanno comentato dal movimento civico Traguardi - Ora però amministrazione e maggioranza devono porre fine all'imbarazzante teatrino di lamentele e teorie del complotto di questi giorni. Le scuse utilizzate non possono che rendere ancora più evidente e bruciante il fallimento. È il momento di iniziare una riflessione approfondita e condivisa sul rilancio di una vivacità culturale che a Verona manca da troppi anni e che è sempre più necessaria».

Mentre Nicola Massella di +Europa Verona è tornato ad evidenziare le responsabilità dell'amministrazione: «Ad aver fallito è stata la proposta dell’amministrazione comunale, ma non siamo stupiti perché la giunta Sboarina ha dimostrato con costanza la propria mancanza di una visione di lungo termine per la città, oltre ad aver promosso varie iniziative retrograde e ottuse che danneggiano l'immagine di Verona. Abbiamo bisogno di un forte rinnovamento politico in questa città per puntare a crescere dal punto di vista economico, sociale e culturale».

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