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Umberto Bossi querelato dai cittadini di Verona per offese al Presidente Napolitano

Un gruppo di veronesi ha deciso di denunciare il fondatore del Carroccio per le sue dichiarazioni offensive nei confronti delle massime cariche dello stato italiano, ora il Senatùr è stato rinviato a giudizio

Dopo le polemiche interne alla Lega, con Umberto Bossi, Luca Zaia e lo stesso sindaco di Verona Flavio Tosi che non sembrano aver mai veramente sepolto l'ascia di guerra, ora è la cittadinanza scaligera a “mettere nei guai” il “Senatùr”. Un gruppo di veronesi ha infatti deciso di denunciare il fondatore del Carroccio per le sue dichiarazioni offensive nei confronti delle massime cariche dello stato italiano.

INSULTI E OFFESE - L'occasione per la querela si è presentata alla festa leghista del 29 dicembre 2011 ad Albino, in provincia di Bergamo, quando il “padre nobile” del partito dal palco aveva definito Giorgio Napolitano “un terùn”, aveva mandato a quel paese l'allora presidente del consiglio Mario Monti e aveva etichettato diversi ministri con epiteti volgari. Stanchi dell'ennesima dichiarazione sopra le righe di Bossi, un gruppo di veronesi ha quindi deciso di rivolgersi a due avvocati e preparare una denuncia, facendo appello al web per ottenere altre firme da apporre sulle carte. Così il procuratore aggiunto di Bergamo ha infine deciso di accettare la querela, rinviando il “Senatùr” a giudizio con l'accusa di offesa al prestigio del presidente della Repubblica e di vilipendio delle istituzioni.

LA DIFESA - In sede di udienza preliminare, il difensore di Bossi ha chiesto che il procedimento venga sottoposto al giudizio della Camera dei deputati. Il legale si è richiamato all'articolo 68 della Costituzione che stabilisce l'assenza di procedibilità nei confronti dei parlamentari nell'esercizio delle loro funzioni. Il gip ha rinviato l'udienza al 23 maggio quando deciderà sull'eccezione presentata dal difensore dell'ex leader della Lega.

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