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Fondazione Arena. Prove tecniche di pace tra la dirigenza e i lavoratori

Dai vertici arrivano parole più concilianti, si invita ad abbassare i toni e di risedersi al tavolo delle trattative. E il Cub, confederazione unitaria di base, chiede ai lavoratori di tenere duro

Dopo il diluvio universale di polemiche su Fondazione Arena, forse s'intravede un raggio di sole, ma non svolazza ancora la colomba della pace. La minaccia di liquidare la Fondazione del sindaco Tosi ha scatenato un putiferio e anche le parole poco diplomatiche della direttrice Tartarotti non sono state accolte con favore da sindacati e forze politiche di opposizione. A cui si aggiunge il Cub, confederazione unitaria di base, che ritiene indecenti le parole di Flavio Tosi e ottuse e autoritarie le esternazioni della Tartarotti.

"In questo momento drammatico - si legge in una nota del Cub - esprimiamo con forza tutta la nostra solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici della Fondazione Arena. Li incitiamo a tenere duro. Purtroppo le parole e le scelte di Tosi non ci sorprendono. Sono drammaticamente lo specchio e la triste ripetizione di ciò che avviene da quasi 9 anni a Verona per tutta l’area Cultura del Comune. Poca o nessuna trasparenza nella gestione e continuo dilapidamento del denaro pubblico".

"A questa amministrazione la cultura non interessa - continua la confederazione unitaria di base - se non quando la può mercificare, così come sfrutta e devasta il territorio, svende i palazzi storici di Verona, distrugge siti di incomparabile bellezza. Loro che si riempiono la bocca con la difesa della tradizione lasceranno un deserto, una città irriconoscibile, privata di tutto ciò che generazioni di uomini e donne hanno costruito con il loro lavoro e la loro intelligenza. Ma tutto ciò è possibile anche grazie alla distrazione e all’indifferenza della città".

E il Cub ha anche annunciato che nei prossimi giorni farà partire una forte iniziativa accompagnata da una dettagliata denuncia della dissipazione del patrimonio culturale pubblico

E sul mare di parole l'arca della Fondazione Arena naviga verso una possibile riapertura delle trattative tra dirigenza e lavoratori, perché non bisogna dimenticare che c'è un buco da 24 milioni da chiudere e la rotta proposta è quella della legge Bray, e quindi rinegoziazione dei mutui con le banche, prepensionamenti e ricollocazione del personale. Dalla dirigenza arrivano ora parole più concilianti, si chiede di abbassare i toni e di mettere da parte le strumentalizzazioni politiche per sedersi ad un tavolo e concentrarsi sulla nuova stagione areniana. Un riavvicinamento, un timido raggio di sole, nella speranza che il diluvio sia davvero cessato.

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