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Traforo, PD: "Ancora una soluzione improvvisata. Serve pianificazione"

Il sindaco Sboarina ha rilanciato un progetto diverso da quello tosiano per creare un passaggio a nord di Verona. Ma il Partito Democratico denuncia ancora l'assenza di Piano Urbano della Mobilità Sostenibile

"Né nuovo, né corto". Così il Partito Democratico di Verona definisce il nuovo Traforo delle Torricelle su cui l'amministrazione guidata dal sindaco Federico Sboarina sta lavorando. Il primo cittadino ha annunciato che il Comune si è messo all'opera per progettare una strada ad uso urbano, a doppia corsia che da Ca' di Cozzi raggiunga Poiano, creando quindi un passaggio a nord della città utile per chi vuole attraversare Verona da est a ovest, o viceversa, evitando il centro. E rispetto al progetto mai realizzato di tosiana memoria, questo "traforino" di Sboarina sarebbe più breve e meno costoso.

"Un progetto vecchio", lo ha definito il comitato cittadino contrario al traforo. Un progetto che non sarà mai finanziato dai soldi messi a disposizione dalla società che gestisce l'autostrada A4, ha aggiunto il consigliere comunale Michele Bertucco, riferendosi ai 53 milioni che invece per Sboarina sarebbero spendibili per il "traforino". Il PD, invece, pone l'accento sulla mancata pianificazione viabilistica. Non è chiaro infatti che impatto possa avere questa strada a nord di Verona su via Mameli e sui quartieri vicini, i quali saranno interessati anche dal filobus.

Da anni stiamo aspettando che parta il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums) cui tocca fornire gli elementi per valutare questa ed altre criticità viabilistiche - scrivono i consiglieri comunali Elisa La Paglia e Stefano Vallani e il segretario comunale del PD Luigi Ugoli - L'amministrazione, che ha tanto sostenuto il Pums a parole, salvo accumulare finora un anno di ritardo, dovrebbe essere conseguente e attendere i risultati del piano prima di annunciare gli interventi da mettere in atto. Prima di pensare a nuove strade occorre ragionare su dati e flussi del traffico certi. I dati del piano possono dirci molto su come migliorare i nostri quartieri: ad esempio sull'asse del Teatro Romano insistono 13 scuole con il traffico annesso, non sarebbe dunque il caso di parlare anche di poli scolastici? O ancora: di quanto alleggerirebbe l'asse Parona-Porta Vescovo la riattivazione delle vecchie stazioni ferroviarie? Se continuiamo a ragionare su un modello di mobilità autocentrico non ne usciremo mai: possiamo spostare le macchine, metterci in colonna in luoghi diversi ma sprecheremo sempre il nostro tempo per strada e a cercare parcheggio. La Verona del futuro, quella che migliora la qualità della nostra vita, merita soluzioni meno improvvisate.

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