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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Traforo addio? Restano le polemiche, Tosi: "Grave errore". E chiede un nuovo bando

Dopo la sentenza del Tar sul traforo delle Torricelle non si placa lo scontro politico, l'attuale amministrazione contrattacca: "Il tunnel non c’è e non è colpa di chi è appena arrivato"

La sentenza del Tar del Veneto con la quale il 22 novembre è stata stabilita in via ufficiale la legittimità di tutti i provvedimenti sulla procedura del Traforo assunti dai dirigenti comunali, i quali lo scorso 7 aprile 2017 avevano dichiarato la decadenza dell’Ati (Associazione temporanea d'imprese ndr) e quindi della capofila Technital circa l'aggiudicazione definitiva, ha forse posto fine a una vicenda cittadina durata oltre dieci anni, non certo alle relative polemiche.

La decisione del Tar ha respinto tutti i motivi di ricorso proposti da Technital, la quale aveva immediatamente impugnato i provvedimenti comunali che la giudicavano priva dei requisiti tecnico-economici-finanziari per realizzare l’opera pubblica. A seguito di tale sentenza, ora il Comune di Verona potrà procederà all’escussione della polizza fideiussoria, rilasciata all’epoca da Finworld spa per conto di Technital, e passare così all'incasso di circa 8 milioni di euro.

Ed è appunto qui che s'inserisce la nuova polemica, nuova si fa per dire, con l'ex primo cittadino Flavio Tosi che senza mezze parole accusa la giunta Sboarina di essersi appiattita sulla linea Bertucco, il quale come noto da tempo immemore avversa il progetto e parteggia per l'escussione della fidejussione. Incassare questo denaro, tuttavia, sarebbe un «grave errore» a detta di Tosi, poiché bloccherebbe l'intero iter fin qui avviato e non impedirebbe comunque a Technital di ricorrere al Consiglio di Stato, causando nuove lungaggini, immobilismo e probabili ripercussioni anche sul progetto filobus.

Pronta replica a queste rimostranze d'autore è arrivata da parte dell'assessore ai Lavori pubblici e Viabilità Luca Zanotto. «Mi spiace constatare che il consigliere Tosi, ancora una volta, non si decida a chiudere il tormentone infinito del traforo nemmeno dopo la sentenza del Tar», spiega Zanotto che poi si chiede: «Ma veramente è convinto che adesso si possano fare tutte le cose che lui avrebbe dovuto fare nei quattro anni precedenti? Dalle carte in Comune si capiva che quel progetto non poteva andare avanti, faccia pure oggi la difesa d’ufficio del suo principale cavallo di battaglia, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti. Il tunnel non c’è e non è certo per colpa di chi è appena arrivato. Il suo buco delle Torricelle oggi è diventato un buco nell’acqua, inutile girarci intorno. È vero che a nord della città abbiamo problemi di traffico, ma la soluzione non va improvvisata».

Per l'appunto, i problemi di traffico. Quelli restano e non si risolvono da soli, per questo Tosi non vuole mollare l'osso e continua a battere sul ferro nonostate ormai sia freddo, quasi gelido. I tempi, questo il nodo principale secondo l'ex sindaco, il quale ritiene che per ricominciare un'eventuale nuova procedura dopo aver incassato gli 8 milioni di euro ci vorrebbero almeno cinque anni, mentre in questa fase di transizione sarebbe possibile indire un nuovo bando per l'aggiudicazione del progetto da parte di un'altra impresa. Idea, però, che allo stato attuale delle cose i membri della giunta Sboarina non paiono davvero nemmeno vagamente prendere in considerazione.

Il capogruppo Marco Zandomeneghi e il vicepresidente del Consiglio Comunale Paolo Rossi di Verona Domani sono intervenuti sull'argomento sottolineando che «quella del Tar rappresenta per Tosi una pesante sconfitta sia dal punto di vista politico, che amministrativo. Una sonora bocciatura che evidenzia tutti i limiti di un progetto irrealizzabile». Il problema in tutta questa vicenda è che ormai nel corso degli anni tra favorevoli e contrari al progetto Traforo nulla è rimasto come prima, quel "prima" che fa riferimento al decennio di potere tosiano per intendersi. Se è vero, così come sostiene Michele Bertucco, che a cominciare dall'attuale sindaco Federico Sboarina, passando per i vari assessori Bertacco, Polato, Padovani e lo stesso Zanotto, tutti «furono decisivi nel far decollare una proposta che ha tenuto la città bloccata per dieci anni e che alla fine si è dimostrata un fallimento epocale». 

Ecco perché in fondo al leader di Sinistra in Comune non piace il ruolo di «sindaco ombra» dell'attuale giunta Sboarina assegnatogli da Flavio Tosi, così come al tempo stesso preferisce non accollarsi alcun merito circa un pronunciamento tecnico da parte del Tar che naturalmente lo vede favorevole, ma pur sempre resta di tipo "tecnico": «Sul traforo, come su tutti gli altri guai lasciati aperti dalle amministrazioni Tosi, la giunta Sboarina non ha mosso un dito - spiga Bertucco - e l’esito della vicenda è stato interamente segnato dalla decisione dei giudici amministrativi del Tar. Quindi di che cosa stiamo parlando? Dei turbamenti di un ex sindaco in cerca di capri espiatori per i suoi fallimenti? Se questa è la questione ammetto che non è tutto merito mio, - conclude quindi sardonico Bertucco - anche la sua arroganza e la sua ottusità hanno giocato un ruolo importante, così come i suoi insipidi assessori che non a caso si sono in gran parte riciclati nella nuova giunta».

Non è però dello stesso avviso l'Ass. Daniele Polato, il quale preferisce ricondurre tutte le responsabilità politiche circa il Traforo allo stesso Tosi e alla sua «arroganza amministrativa», sostenendo che «nel merito del progetto bisogna ricordare come per anni, nonostante gli stessi soggetti attuatori dichiarassero che l'opera non era bancabile, l'allora sindaco ha avuto un atteggiamento superficiale pur sapendo che nessuna opera pubblica viene realizzata senza le necessarie risorse. Nonostante questo, con la sua solita arroganza, - attacca ancora Polato - si è posto in contrasto con i pareri degli uffici tecnici del Comune che in più occasioni hanno sostenuto la mancanza dei requisiti. Non ha nemmeno tenuto conto delle richieste di modifiche del progetto avanzate dagli stessi soggetti attuatori e dalle banche; mancava la sostenibilità economica, lo sapevano tutti. Sarà per questo che non ha fatto le transazioni che oggi pretende dagli altri e che lui ha avuto tre anni di tempo per fare».  

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