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Vertice Renzi-Tosi. Il Sindaco veronese: "Nessun avvicinamento al Pd"

Non si è trattato di un avvicinamento al Pd, ci ha tenuto a precisarlo Tosi l'indomani dell'incontro a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio. Il leader di Fare! ha spiegato di aver voluto confrontarsi su alcuni punti politici particolari

Dopo l'incontro di Palazzo Chigi a Roma tra il Premier Renzi e il sindaco di Verona, Flavio Tosi è voluto intervenire per spiegare le motivazioni di questo vertice e il suo contenuto. Non si è trattato di un avvicinamento al Partito Democratico, sia chiaro, il leader di Fare! ci ha ben tenuto a precisarlo, ma di un colloquio su particolari questioni così come ve ne saranno in futuro numerosi altri. Insomma il Tosi rampante proiettato verso gli scenari della politica nazionale, una cosa l'ha già fatta capire in modo molto chiaro: essere di destra ma moderati significa aprirsi al confronto con tutte le forze politiche. Se il regista spagnolo Pedro Almodóvar, dovesse dirigere un film sulla nascente parabola politica di Fare!, e Dio ce ne scampi, probabilmente lo intitolerebbe "Parla con tutti". La linea è questa, da Fitto a Passera, passando per Renzi, si dialoga, si parla, ci si confronta con tutti.

Tosi, così come riferisce l'Arena, in merito non ha dubbi: "Nessun avvicinamento al Pd, c'è stato un confronto su programmi e punti specifici. È quello che faremo con tutti da qui alle elezioni. Bisogna distinguere l'ideologia dalle proposte e dai programmi, in questo governo ci sono molti ex sindaci, ex presidenti di Provincia, e allora ci si confronta sui contenuti per vedere di trovare soluzioni. Chi critica è rimasto fermo alle vecchie ideologie, alla vecchia politica, al fare l'accordo di sottobanco". Sarà, ma vecchia o nuova politica che sia, l'impostazione tosiana profuma di "larghe intese", ed appare davvero plausibile pensare che l'attuale Presidente del Consiglio, abituato da mesi a governare con il NCD e fino all'altro ieri col supporto esterno di Silvio Berlusconi, abbia in testa per il futuro qualche cosa di similare. Il rischio semmai è di arrivae sotto elezioni, trovandosi fin troppo concordi, al punto che di moderatismo in moderatismo si finiscano con il cancellare le differenze politiche stesse.

Ma fantapolitica a parte, il sindaco di Verona ha voluto poi specificare, così cme riferito dall'Arena, i termini del colloquio con Renzi: "Ho chiesto che se ci sarà l'azzeramento di alcune tasse sugli immobili a livello locale questo non si traduca né in nuove imposizioni a carico dei cittadini, né in tagli per gli enti locali. E poi abbiamo parlato di patto di stabilità, cioè di possibilità per i Comuni di spendere i soldi che hanno in cassa. Ho ribadito quella che da sempre è la nostra posizione a Verona, come a Venezia, come altrove, e cioè di valutare caso per caso il contenuto delle proposte. Ho detto che la riforma del Senato così com'è non ci sta bene, non tanto il fatto che sia elettivo o no perché questo alla gente poco interessa. È importante che il Senato serva a qualcosa, oppure tanto vale abolirlo e tra l'altro il presidente del Consiglio è stato assolutamente d'accordo. Non abbiamo detto che voteremo sì alla riforma, votiamo perché vada in aula: fare ostruzionismo per giocare al tanto peggio tanto meglio è scorretto, le riforme vanno fatte. Ci confrontiamo sui contenuti".

Si parla con tutti appunto, o quasi, perché poi lo stesso Tosi, dopo essersi fatto fautore del superamento delle "vecchie idologie della politica", ci tiene pur sempre a precisare la presenza di una componente di sinistra nel Pd, diversa da Renzi, e con la quale lascia intendere, almeno stando alle sue dichiarazioni riferite dall'Arena, è meglio non avere a che fare: "No, è chiaro che il Pd è rappresentato da Renzi ma anche da una componente di sinistra e questa divisione si nota benissimo sia a livello romano che locale. Valutare punto per punto le proposte è la stessa cosa che abbiamo fatto noi in Comune rispetto a chi sta in minoranza ed è quello che spero a livello regionale e nazionale faccia chi ha responsabilità di governo, e sulla riforma del Senato faremo proposte, se non vengono accolte è chiaro che per noi non va bene".  E in merito alla riforma del senato hanno chiosato in una nota congiunta gli stessi Senatori di Fare!, spiegando che il loro appoggio non sarà affatto incondizionato, ma che la loro volontà era semplicemente quella di "portare il testo in aula al Senato per evitare che si perdesse inutilmente tempo in Commissione, la cui maggioranza si è irresponsabilmente arenata. Ma di fronte a provvedimenti secondo noi contrari al bene del Paese faremo opposizione, non c'è alcun dubbio". 

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