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Ticket al Pronto Soccorso, Coletto risponde alle accuse: "La Regione non c'entra"

L'Assessore alla Sanità per il Veneto ha incontrato oggi la stampa scaligera, per chiarire la situazione riguardante la polemica esplosa sul pagamento dei ticket sanitari presso le strutture ospedaliere

E’ errato dire che un software della Regione ‘tarocca’ i codici del pronto soccorso per far pagare di più i cittadini perché non è mai esistito; è errato dire che i medici vengono condizionati nel loro lavoro perché alla fine è sempre il medico, in scienza e coscienza, a prendere la decisione finale e a poter modificare quanto suggeritogli dal computer e il supporto del computer è stato chiesto dai primari; è errato dire che la Regione punta a fare cassa con i ticket perché ticket regionali non ce ne sono e quelli che si pagano sono imposti come una tassa dal Governo Nazionale; è errato dire che la gente in generale è costretta a pagarsi tutto perché il ticket in realtà interessa circa il 20% degli utenti e tutti gli altri sono esenti; è errato rivolgersi alla Regione perché i ticket vengano aboliti, primo perché in Veneto non ci sono, secondo perché a deciderlo può essere solo Renzi (e magari lo facesse, stante che anche su questo combattiamo da anni come quando ricorremmo alla Consulta, purtroppo perdendo, addirittura contro l’allora Governo Berlusconi e il Ministro Tremonti). Errare è umano, perseverare sarebbe diabolico. Mi auguro che questa bufera in un bicchier d’acqua finisca qui, perché la gente non va presa in giro, o peggio impaurita, per nessun motivo al mondo, tecnico o politico che sia”.

Con queste parole l’Assessore alla Sanità della Regione del Veneto, Luca Coletto, ha sintetizzato la sua risposta alle accese polemiche sul pagamento dei ticket di Pronto Soccorso all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, incontrando oggi la stampa a Verona.

Tabelle e normative alla mano, Coletto ha confutato punto su punto le accuse mosse alla Regione da giorni, affiancato del Direttore Generale dell’AOUI Francesco Cobello, dal Direttore Sanitario Chiara Bovo, dal responsabile regionale del Creu 118 Paolo Rosi e dei dirigenti medici della struttura.

Per “inquadrare secondo verità la situazione”, Coletto ha presentato una serie di dati: “Gli accessi 2014 ai Pronto Soccorso di tutto il Veneto – ha detto – sono stati poco meno di 1 milione e 900 mila; di questi, 1 milione 407 mila 439 sono stati esenti (non hanno pagato nulla) per patologia o per reddito. I codici classificati bianchi (cioè impropri) sono stati 725 mila, dei quali 305 mila 272, pari al 42%, erano esenti e non hanno pagato nulla. A pagare il ticket in tutto il Veneto, e non si vede perché a Verona debba esserci una differenza, a fronte di poco meno di 1 milione e 900 mila accessi, sono stati 420 mila 524 utenti, pari al 23%. Infine, l’importo medio del ticket pagato è stato di 42 euro ad accesso improprio non esente, non le centinaia che sono svolazzate in questi giorni, salvo le ovvie eccezioni che, in quanto tali, non fanno la regola”.

“Le tanto contestate regole – ha aggiunto Coletto - risalgono a una delibera del 2011, seguita da una del 2014 che, mantenendo tutte le altre, ampliava le esenzioni inserendo anche le vittime di violenza domestica o di genere, le complicanze di intervento chirurgico nei 30 giorni successivi, l’estrazione di qualsiasi corpo estraneo, mentre prima si parlava di corpo estraneo ingerito o inalato”.

“Aggiustamenti migliorativi – ha detto Coletto – i quali, come tutta la normativa, vanno verso l’equità e l’omogeneità di trattamento delle persone. Prima dell’intervento della Regione per sollecitare l’applicazione delle norme all’AOUI, nella stessa Verona esistevano disparità vistose e ingiuste, perché il livello di appropriatezza dell’ospedale San Bonifacio arrivava al 50%, mentre quello dei due ospedali veronesi non raggiungeva il 20%”.

E basta mentire sostenendo che si tratta di un’iniziativa autonoma della Regione perché non è vero – ha incalzato l’Assessore – per comprenderlo basta conoscere le imposizioni della legge finanziaria nazionale del 2011 (decreto legislativo 6 luglio 2011 n. 98) e confrontarle con i contenuti della delibera regionale 1868 del 15 novembre 2011”.

I tecnici, presentando una simulazione di percorso di un paziente che si presenti a uno dei due Pronto Soccorso dell’Aoui, hanno spiegato che cosa succede in realtà: al suo arrivo l’utente viene sottoposto al triage (sostanzialmente un colloquio con un infermiere appositamente formato) e gli viene assegnato un “codice d’ingresso” che, è stato ben specificato, serve esclusivamente per determinare la priorità temporale dell’assistenza da fornire. Successivamente il paziente viene sottoposto alle cure del caso e, al termine del percorso clinico, viene dimesso con un “codice d’uscita”, che viene indicato dal computer al medico inserendo le prestazione erogate, ed avendo già inserito tutte le fattispecie di esenzione. Il medico ha però, comunque l’ultima parola, perché, se ravvisa un errore o una non corrispondenza alla realtà del codice suggerito, lo può modificare in assoluta libertà di scienza e coscienza.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, che chiedevano se allora ci fossero state mancanze o omissioni nelle gestioni precedenti all’introduzione di questi meccanismi, Coletto ha detto tra l’altro che “oggi non siamo qui per dare colpe a nessuno, ci mancherebbe altro. Se qualcosa in precedenza non ha funzionato perfettamente, ora il problema è stato risolto ed è ciò che conta”.

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