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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica Centro storico / Piazza Bra

Revoca delle "mozioni omofobe", il giorno del voto potrebbe essere arrivato

La richiesta dei consiglieri Benini e Bertucco dovrebbe essere discussa nell'assise di oggi, dove però è anche in discussione la proposta di Andrea Bacciga per riunire la Commissione Toponomastica e verificare l'esistenza della storica battaglia delle Poste, uno degli eventi cardine della Resistenza a Verona

Oggi, 9 settembre, alle 18.30, si riunirà il consiglio comunale di Verona. Al centro della seduta ci saranno le votazioni bilancio di Agec, ma a spiccare sul programma dei lavori sono le prime due proposte tra le mozioni e gli ordini del giorno.

La prima richiesta è quella del consigliere comunale Andrea Bacciga che vorrebbe convocazione la Commissione Toponomastica per verificare l'esistenza comprovata da documentazione storica della battaglia in difesa del Palazzo delle Poste.
La battaglia in questione è quella del 9 settembre 1943 e può essere definito il primo atto di Resistenza ai nazisti della città di Verona. Un episodio che da diversi anni Bacciga ha messo in dubbio, arrivando anche a chiedere la rimozione della targa che in Piazza Viviani lo ricorda. «Come se la storia si potesse riscrivere per alzata di mano ad uso e consumo della maggioranza di turno - hanno commentato i consiglieri del PD Federico Benini e di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco - Una pretesa degna più dell'Afghanistan dei talebani che della civile Verona».

Benini e Bertucco sono invece tra i firmatari della seconda proposta che probabilmente sarà discussa oggi ed è la richiesta di revocare le cosiddette "mozioni omofobe" approvate dal consiglio comunale di Verona del 1995. «Andando contro le leggi dello Stato e i principi della Costituzione, le mozioni omofobe del '95 fanno divieto alla giunta comunale di "approvare provvedimenti che parifichino i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna" - hanno spiegato Benini e Bertucco - Ciò in palese contrasto con la Legge Cirinnà che invece dispone che "all’interno di leggi, regolamenti e atti amministrativi" ed ovunque ricorrano le parole coniuge oppure coniugi, o termini equivalenti, le disposizioni relative si applicano anche ai contraenti di unione civile, dunque anche alle unioni tra persone dello stesso sesso. Gli indirizzi contenuti nelle mozioni del 1995 sono quindi d'intralcio alla effettiva applicazione dei diritti e doveri previsti dalla Legge Cirinnà. A scanso di equivoci: con questo ordine del giorno noi non chiediamo ai consiglieri di esprimersi sulla parificazione tra unioni civili e matrimonio, che nemmeno la Cirinnà mette sullo stesso piano, ma soltanto di assicurare la rimozione di questo ostacolo alla corretta applicazione della legge. Auspichiamo dunque che su questo principio di diritto e di giustizia ci possa essere un pronunciamento unanime del consiglio comunale».

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