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Chieste modifiche alle politiche ambientali di Verona, ma il consiglio comunale vota contro

Respinta la mozione del consigliere Ferrari che chiedeva una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 55% al 2030. L'assessore Segala: «I piani sono pronti e modificarli vorrebbe dire ricominciare tutto dall'inizio. Perderemmo almeno un anno di tempo»

Ieri pomeriggio, 16 settembre, il consiglio comunale di Verona si è riunito in via straordinaria per esaminare la mozione presentata dal consigliere di Traguardi Tommaso Ferrari. Il documento chiedeva un impegno a porre «alla base dei piani di sviluppo della città l'obiettivo di raggiungere una riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 55% al 2030, nella prospettiva di una Verona "carbon neutral" al 2050». Inoltre, chiedeva di modificare Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile) e il Paesc (Piano di azione per l'energia sostenibile e il clima) per renderli coerenti con gli obiettivi europei. Un dibattito diventato anche d'attualità dopo le recenti polemiche sul dossier Mal'aria di Legambiente, in cui l'aria di Verona risultava essere tra le più inquinate d'Italia.
«Gli obiettivi che ha posto l'Europa con il cosiddetto Green Deal, per arrivare al 2050 ad emissioni zero, vanno centrati altrimenti i cambiamenti che subiremo saranno irreversibili - ha spiegato Ferrari - Chiediamo che Verona allinei le proprie politiche agli obiettivi comunitari. Attualmente abbiamo due piani programmatici, il Pums e il Paesc che non centrano questi traguardi, il primo perché poco coraggioso e deve essere assolutamente migliorato. E il Paesc che va aggiornato quale programma a medio e lungo termine. Bisogna fare di più. La città in questi anni è stata abbastanza ferma da questo punto di vista, quante aree pedonali in più, corsie preferenziali, quante opere di efficientamento energetico? Sono solo alcuni delle risposte che vorremmo. Così come ci dovrebbe essere un energy manager nel Comune di Verona. Se noi miglioriamo i Piani doteremo la città di strumenti che tutte le amministrazioni dovranno tener conto, centrando quegli obiettivi stabiliti che sono patrimonio di tutti, specialmente delle future generazioni. Mancano progetti da finanziare, cronoprogramma su carta, opere. Questa mozione chiede di allinearsi a parametri ambiziosi di transizione ecologica. Senza una scadenza precisa qualsiasi piano rimane solo su carta».

La mozione, però, è stata respinta con 21 voti contrari e 9 favorevoli. «Questa mozione ci chiede di fare il gioco dell’oca e di tornare al punto di partenza - ha replicato l'assessore all'ambiente Ilaria Segala - Adesso che il Paesc è tornato da Venezia, sottoposto a Vas con esito positivo, ricominciare tutto dall’inizio ci farebbe perdere almeno un anno di tempo, quando ora è fondamentale invece partire e raggiungere gli obiettivi, che dopo due anni verranno verificati. La mozione chiede di raggiungere il 55% chiesto dall’Europa a partire dai dati del 1990, che non abbiamo. È assurdo chiedere questo alla città di Verona, facendo simulazioni senza numeri reali. Soprattutto perché noi con il Paesc partiamo dal 2006 puntando al 2030 con l’obiettivo del meno 46%, un obiettivo che è superiore a quello europeo. Negli anni Novanta, gli sforamenti di Pm10 erano praticamente tutto l’anno, mentre nel 2006 erano già diminuiti, per questo abbattere del 46% un dato recente è più impegnativo. Aggiornare l’obiettivo adesso significherebbe modificare il Piano. Siamo già ad uno stato avanzato, questa mossa sarebbe controproducente. Piuttosto quando valuteremo gli obiettivi faremo una modifica, senza dover tornare indietro come dovremmo fare oggi secondo questa mozione. Nella fase di monitoraggio potremo piuttosto potenziare le azioni previste, impegnandoci anche alla carbon neutrality».

Per il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco «Verona ha un piano sulla qualità dell’aria mai rispettato. Credo che si possa tranquillamente votare la mozione con un impegno preciso che si aggiungerà poi al Paesc, anche perché una mozione non chiede di ritirarlo ma di migliorarlo. Con il Patto dei Sindaci si è riconosciuto il cambio climatico del nostro tempo, la maggioranza dovrebbe ricordarlo».
Dalla maggioranza, però, la consigliera Paola Bressan ha contestato: «Questo consiglio straordinario a carattere politico è un inutile spreco di denaro pubblico. Seguire le richieste del consigliere Ferrari sarebbe solo un rallentamento negativo all'adozione dei due piani». E sempre tra le file della maggioranza Nicolò Sesso ha aggiunto: «La convocazione di questo consiglio comunale è la palese dimostrazione che l'unico scopo di questa minoranza è quello di far credere ai cittadini di essere i soli titolati a poter parlare di ambiente e sostenibilità. Questa amministrazione ha già presentato un piano di azione per l’energia sostenibile e il clima, valutato positivamente dalla Regione Veneto, con l’unico interesse di migliorare il benessere e la qualità della vita dei cittadini veronesi. Quello che conta è arrivare il prima possibile agli obiettivi del Paesc, e non perdere tempo».
Carla Padovani del Gruppo Misto è intervenuta dicendo: «A prescindere da certe posizioni, siamo sullo stesso piano, siamo in emergenza climatica ed è necessario attuare tutte quelle azioni che servono per far fronte a questa problematica ambientale. Siamo tutti preoccupati, stiamo toccando con mano i cambiamenti, temperature, nubifragi ne sono la dimostrazione».
La consigliera della Lega Anna Grassi ha invece elencato gli interventi dell'attuale esecutivo scaligero: «In quattro anni di mandato l'amministrazione è intervenuta con scelte coraggiose non sempre comprese. Guardiamo ai numeri. E vogliamo che anche i veronesi vedano nero su bianco gli interventi: 38.000 punti di illuminazione in fase di sostituzione con luci a led, che porteranno un risparmio pari al consumo elettrico di 5.000 famiglie veronesi; sostituzione dei serramenti negli edifici delle scuole, che significano maggiore coibentazione e maggiore sicurezza; chilometri di ciclabili (conclusa quella di Porta Palio, in fase di completamento a ottobre 2021 la San Zeno-Saval, avanzamento della fase progettuale per il bando del tratto che collega Borgo Venezia alla Valpantena e quello dal Chievo a Bussolengo); ulteriori 20 ciclostazioni nei quartieri della città, introduzione di 150 biciclette elettriche; ampliamento delle zone a 30 km; introduzione di 67 nuovi autobus a metano. Solo per citarne qualcuno».
E per il consigliere di Battiti per Verona Domani Daniele Perbellini «Mai prima c'è stata un'amministrazione così attenta, dire che non è stato fatto nulla è strumentale. Cito solo alcune cose fatte negli ultimi anni: 38 milioni spesi da Comune e aziende partecipate per la mitigazione ambientale, raddoppiato il bike sharing, create nuove piste e corsie ciclabili, led per l’illuminazione, colonnine di ricarica per auto elettriche, nuove piantumazioni e riforestazione urbana e il rinnovo della flotta autobus e mezzi pubblici».

Il Consiglio comunale è poi proseguito in via ordinaria. Sono state approvate con 28 voti favorevoli e 3 astenuti due modifiche al Regolamento per la tutela e la valorizzazione delle botteghe storiche del Comune di Verona. La prima per attribuire il riconoscimento per i 40 anni di attività anche quando subentrano familiari fino al quarto grado di parentela. L’altra, di tipo tecnico, riguardante la commissione che valuta l’altro requisito di accesso, ossia gli elementi di pregio della bottega.
Con 24 voti favorevoli, approvati all’unanimità anche il progetto definitivo, il piano di esproprio e l'adozione della variante urbanistica per la realizzazione di una rotatoria in Via Liruti, a San Massimo.
Approvate, infine, con voti 22 favorevoli e 3 astenuti, anche alcune modifiche al Regolamento per l'attuazione della sussidiarietà orizzontale mediante interventi di cittadinanza attiva. Si tratta di variazioni procedimentali e normative ma anche della costituzione di un laboratorio di sussidiarietà per affinare la partecipazione pubblica con il supporto di tecnici del Comune.

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