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Politica

Regione: una nuova mazzata per i veronesi

Alla vicepresidenza del consiglio bocciato Cenci, va meglio solo a Bonfante

Il ridimensionamento politico di Verona in Regione non si ferma. Dopo che l’avvento dell’era Zaia ha comportato il dimezzamento degli assessori scaligeri, sono passati dai quattro della giunta Galan ai due attuali, ora anche con le nomine dei vertici del consiglio hanno detto piuttosto male ai veronesi. O, quantomeno, molto meno bene di quanto ci si attendeva.

Se, come era ormai assodato, alla presidenza del consiglio questa mattina è stato eletto il pidiellino padovano area Sacconi Clodovaldo Ruffato (detto per inciso i capigruppo di Pdl e Lega sono rispettivamente il bellunese Dario Bond ed il trevigiano Federico Caner) l’elezione della vicepresidenza non ha portato l’attesa informata tutta veronese. Alla vigilia del voto si dava per probabile l’incarico per la maggioranza al leghista della Bassa, è di Bonavigo, Vittorino Cenci, oggi invece è spuntato un altro nome, quello di Matteo Toscani.

Anche lui uomo del Carroccio ma unico consigliere del partito di Bossi proveniente da Belluno, a fronte dei ben cinque veronesi. Sarà per questo, ma la scelta di tagliare fuori Cenci qualche malumore sembra averlo fatto nascere. Anche perché alla fine l’unico leghista veronese ad essere stato premiato è Luca Coletto, che ha ottenuto l’assessorato più pesante - quello alla sanità, che da solo vale il 75 per cento del bilancio regionale - ma che in giunta ci è entrato da esterno. Quindi senza nemmeno prendersi un voto.

Perlomeno per l’altro posto da vicepresidente il pronostico veronese è stato rispettato. Ad essere stato eletto per la minoranza è stato infatti il Pd Franco Bonfante, consigliere al suo secondo mandato ed ex-sindaco di lungo corso a Cerea.
Bonfante che ha sfruttato al meglio il fatto di essere risultato il secondo più votato dell’intera opposizione, dopo la sua collega di partito Laura Puppato, che ha optato per il ruolo da capogruppo, anche se il gioco delle correnti interne stava rischiando di farlo accantonare. Per vedere qualche altro veronese nei posti di spicco regionali occorre quindi attendere ancora.

Bisogna aspettare non tanto gli ipotizzati incarichi da “sottosegretari” - ruolo piuttosto nebuloso che avrebbe dovuto essere stato creato ad hoc per il sindaco di Garda Davide Bendinelli, pupillo del sottosegretario Pdl Aldo Brancher, ma che lo stesso Bendinelli non vuole più perché sarebbe privo di valore politico – quanto le nomine delle presidenze delle commissioni.
Nomine che però potrebbero rivelarsi una nuova fonte di delusione, visti i tanti pretendenti veronesi in corsa. In casa Pdl lo stesso Bendinelli ed il galaniano Giancarlo Conta (per il quale si parla del conferimento dell’incarico a dirigere la commissione più importante, la prima) e nel carroccio, oltre a Cenci, anche l’assessore uscente Sandro Sandri e Paolo Tosato. Essendo le commissioni in tutto sette, è però difficile che più d’una finisca in mano ad un veronese. Insomma le mazzate non sarebbero terminate.

In chiave veronese va però sottolineato anche un ultimo dato. A condurre il primo consiglio è stato Massimo Giorgetti, in quanto consigliere più votato del Veneto. Quel Giorgetti che è stato l’unico del Pdl scaligero sinora premiato, è assessore a Lavori pubblici, edilizia, energia e sicurezza, ma che in questi giorni sta seguendo con trepidazione lo scontro Fini-Berlusconi. Essendo lui, almeno in teoria, un adepto del fondatore di Alleanza nazionale, c'è quindi da chiedersi cosa accadrà se lo scontro dovesse trasformarsi in strappo.

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