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Firme per il Referendum sulla cannabis: il Governo Draghi mette tutti d'accordo e proroga la scadenza

Nelle scorse ore c'è stato un fitto botta e risposta tra i sostenitori della raccolta firme e il Comune di Verona, per i presunti ritardi nella trasmissione dei certificati elettorali richiesti per la validazione delle firme digitali, ma il Consigli dei Ministri ha spostato il termine mettendo fine alla discussione

«Il Comune di Verona non sta brillando per efficienza nell’iter amministrativo richiesto per le procedure referendarie. È l’unico tra quelli di maggiori dimensioni del Veneto ad avere problemi con i certificati elettorali; seguono Rovigo, Bassano e poi tanti altri Comuni. Ebbene queste 3 amministrazioni, che dovrebbero essere modello di efficienza, sembrano invece non aver confidenza con la Pec richiesta per i certificati elettorali». Sono Anna Lisa Nalin, della Segreteria nazionale di Più Europa, e Lorenzo Dalai, coordinatore provinciale di Più Europa, a commentare la presunta inerzia di alcuni Comuni che metterebbe a rischio la buona riuscita della raccolta firme per il Referendum sulla legalizzazione della cannabis, che nei giorni scorsi ha abbondanteme superato la quota di 500 mila firme. 
«Una situazione - proseguono gli esponenti di Più Europa - che si sta verificando anche in altri Comuni italiani e che sta mettendo a rischio la stessa fattibilità del Referendum sulla Cannabis, tanto che il Comitato promotore del Referendum (tra cui Associazione Coscioni, Più Europa, Radicali Italiani, Meglio legale) ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dove si legge: "Ci rivolgiamo a Lei, garante dei diritti fondamentali della Costituzione, perché sia impedita una violazione della volontà di 600.000 cittadine e cittadini che hanno sottoscritto una richiesta di referendum per cancellare alcune norme della legge antidroga 309/90".
Cosa succede? Purtroppo molti comuni italiani hanno ignorato le richieste, inoltrate tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), dei certificati Elettorali relativi ai cittadini che hanno firmato la richiesta di referendum per la depenalizzazione delle norme relative al consumo e alla coltivazione della Cannabis. I certificati sono assolutamente necessari per poter depositare le firme, pervenute per via digitale, presso la Corte di Cassazione. A termine di legge i Comuni avrebbero dovuto rispondere nel giro di 48 ore. Per questo motivo il Comitato promotore si è rivolto al Presidente della Repubblica e Marco Cappato con Riccardo Magi e altri hanno iniziato uno sciopero della fame ad oltranza.
Il Veneto sta mostrando scarsa propensione alla collaborazione o, quantomeno, scarsa capacità di risposta nei tempi previsti per legge - concludono Nalin e Dalai -. In questo contesto poco esaltante la maglia nera va a Verona. Speriamo che presto il problema si possa risolvere, per non intralciare ulteriormente la volontà dei cittadini con inammissibili lungaggini».

Traguardi

Un tema su cui si è espresso anche Tommaso Ferrari, del movimento Traguardi, che invita le amministrazioni ad "accelerare i tempi" per rispettare le volontà espresse dai cittadini: «I tempi sono stretti, anzi strettissimi. Tanto che in molti hanno già lanciato un appello al Governo e al Presidente della Repubblica per estendere il termine per la presentazione delle firme in Cassazione al 31 ottobre, come già previsto per altri referendum depositati prima del 15 giugno. Ma se ciò non dovesse accadere, domani 30 settembre sarà l’ultimo giorno utile per presentare le firme raccolte tramite SPID a sostegno del referendum sulla depenalizzazione delle condotte relative a coltivazione e consumo di Cannabis. Un obiettivo che rischia di essere mancato non per mancanza di interesse da parte dei cittadini, che anzi hanno dimostrato il proprio sostegno all’iniziativa firmando in moltissimi in un tempo straordinariamente breve, ma perché molti comuni fra cui, fino a un paio di giorni fa anche quello di Verona, non si sono attivati in tempo per certificare le firme digitali. Da ieri le associazioni promotrici del referendum stanno ricevendo, finalmente, questi dati, tanto da non riuscire ad aggiornare in tempo reale l’elenco dei Comuni che hanno inviato i certificati. Speriamo quindi che anche quelli della nostra città siano già arrivati a destinazione. Ma se così non fosse, bisogna darsi una mossa, e la politica non può permettersi di voltarsi dall’altra parte adducendo motivazioni squisitamente burocratiche. Sarebbe molto grave se la volontà popolare dovesse essere messa in discussione da una banale lentezza amministrativa, e sarebbe ancora peggio se tale lentezza fosse dettata dalla volontà di mettere i bastoni fra le ruote all’iniziativa referendaria. Non sappiamo né crediamo che sia così, nel caso del Comune di Verona, ma proprio per questo invitiamo i nostri uffici e l’Amministrazione, se non l’hanno già fatto, ad attivarsi prontamente per garantire il diritto dei moltissimi veronesi che hanno già firmato per il referendum. Assicurare che le firme siano certificate non significa schierarsi a favore di un quesito che, sia bene chiarirlo, non prevede né la legalizzazione di tutte le droghe né, men che meno, l’eliminazione delle pene per chi guida dopo aver consumato cannabis. Al contrario, equivale a tutelare un diritto fondamentale, evitando che i tempi della burocrazia mettano sotto scacco quelli della democrazia».

La protesta di Yanez

Nel tardo pomeriggio di martedì è scattata anche una protesta sui gradini di Palazzo Barbieri. In concomitanza con con la medesima iniziativa promossa a Montecitorio dal comitato per la campagna referendaria "Cannabis legale”, l’associazione Yanez ha organizzato un azione davanti al Comune di Verona per protestare contro i ritardi nella certificazione delle firme dei cittadini veronesi in favore della proposta di legge.
«Il Referendum per la legalizzazione della cannabis - dice l'associazione - ha raccolto 600.000 firme online in meno di tre settimane, un risultato incredibile e che ci fa ben sperare, ma che che ha stravolto i tempi e le procedure previsti dalla legge. Ad oggi molti comuni non sono ancora riusciti ad inviare i certificati elettorali dei propri residenti firmatari con SPID, necessari affinché il Comitato validi e consegni le firme raccolte. Tra questi non poteva mancare il Comune di Verona che ieri aveva consegnato circa la metà delle firme raccolte tra i residenti del Comune».

La replica del Comune

Da Palazzo Barbieri però negano ci siano stati ritardi nella trasmissione dei certificati elettorali richiesti al Comune per la validazione delle firme digitali: «Gli uffici hanno assolto ai loro obblighi - dice l’assessore ai Servizi Demografici Stefano Bianchini -. Nessun ritardo da parte nostra, ma la nuova modalità di raccolta firme ha creato un collo di bottiglia. Mentre con la firma digitale si sono velocizzate le operazioni di raccolta, mancano invece le semplificazioni necessarie alla seconda fase della procedura, quella che riguarda i certificati elettorali. Queste firme, infatti, vanno tutte controllate e "accoppiate" con i certificati elettorali per essere certi che siano valide, ovvero che chi ha firmato abbia diritto all'elettorato attivo e sia residente nel Comune di Verona. Un lavoro di verifica per il quale sono previste 48 ore, ma che oggi, con la sottoscrizione digitale, richiederebbe un revisione sulle modalità. Raccogliere una firma digitale è adesso molto più rapido rispetto alla vecchia maniera con i banchetti, le verifiche successive e la stampa dei certificati sono rimasti alla stessa maniera, occorre che il legislatore ci metta mano. Nonostante questo, noi abbiamo fatto tutto con efficienza e operatività costanti».

La svolta del Governo

Ma la buona notizia per i promotori arriva direttamente dal Governo Draghi. Nella mattinata del 29 settembre infatti il Consigli dei Ministri ha approvato il decreto legge che proroga la data di scadenza di un mese per la presentazione delle firme: ci sarà dunque tempo fino al 31 ottobre. Alla votazione non hanno partecipato i ministri della Lega, nonostante la proroga riguardi anche i referendum sulla giustizia promossi dallo stesso Carroccio. 

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