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Esselunga in zona Fiera, Comune di Verona ricorre al Tar, PD: "Altri soldi buttati"

Il Comune di Verona avrebbe deciso di costituirsi a fianco Polo Fieristico Spa nel ricorso al Tar contro la Regione Veneto, rea di aver bocciato uno dei Pua Esselunga. Il commento del Partito Democratico

Prima che la delibera per la variante urbanistica fosse approvata, Flavio Tosi aveva annunciato che avrebbe fatto ricorso al Tar contro la Regione Veneto, dopo la sua bocciatura del Pua per la realizzazione di un punto vendita Esselunga in zona Fiera. Ora, sembra che il Comune di Verona abbia deciso di affiancare Polo Fieristico Spa proprio in questa azione legale. Questo è quanto si legge in una nota stampa diffusa dal Partito Democratico di Verona. Infatti, il capogruppo del PD in consiglio comunale, Michele Bertucco, dichiara:

Con determina del 4 settembre 2015, pubblicata all'Albo Pretorio sabato 12 settembre, l'avvocatura civica del Comune di Verona ha avviato la procedura per costituirsi a fianco di Polo Fieristico Spa nel ricorso al Tar promosso dal Polo contro la Regione Veneto, rea quest'ultima di aver bocciato l'escamotage (la famosa interpretazione autentica) con cui Tosi e Giacino nel novembre 2013 tentarono di far passare con la vecchia e più permissiva legge regionale sul commercio l'area davanti alla fiera su cui far sorgere l'ipermercato Esselunga. Ricordiamo che il Piano degli Interventi del 2011 individuava l'area come commerciale/terziario; la nuova legge regionale sul commercio entrava in vigore nel dicembre 2012, e che la maggioranza, più di un anno dopo, nel novembre 2013, giurava che con la formulazione inserita nel Piano degli Interventi voleva intendere "precisamente" “grande struttura di vendita”.

Al di là delle considerazioni giuridiche, che spetterà ai giudici amministrativi valutare, la mossa del Comune appare contraria al buon senso. In primo luogo perché il Comune si è già adeguato a quanto disposto dalla Regione approvando in prima lettura (luglio 2015) la variante urbanistica al Pat come prevede la nuova legge. In secondo luogo perché la posizione del Comune appare oggettivamente debole. Per rendersene conto basta leggere i verbali della conferenza dei servizi del giugno scorso, in cui la dirigente regionale Giorgia Vidotti, evidenziava che “negli incontri preventivi con la Regione era stato ribadito che l'iniziativa richiesta sarebbe stata trattata ai sensi di quanto prevede la vigente legge 50/2012 (nuova legge sul commercio, ndr)” e che comunque il Comune “non ha mai chiesto un parere preventivo alla Regione”. Se bastasse un'interpretazione retroattiva per rendere un'area idonea ad ospitare una grande struttura di vendita, aveva detto la dirigente, “il territorio regionale veneto sarebbe pieno di grandi strutture di vendita, considerata l'elevata presenza di aree a generica destinazione commerciale”. Tanto i soldi dei ricorsi ce li metteranno anche stavolta i veronesi.

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