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Processo Pfas, critiche alla Regione. Bottacin: «Speculazione politica»

Andrea Zanoni (PD): «Regione in ritardo, sia più incisiva». Cristina Guarda: «Miteni da inserire nell'anagrafe dei siti da bonificare». Bonifica che per gli ambientalisti non è ancora iniziata seriamente

La richiesta di rinvio a giudizio per gli otto cittadini imputati nel processo Pfas è stata recepita a livello politico e di società civile come una notizia positiva. Un processo che è diviso in due filoni, i quali potrebbero essere unificati in un unico procedimento nella prossima udienza programmata per il prossimo 25 gennaio.

Nel frattempo, però, la politica non si limita ai semplici commenti di circostanza e le forze di minoranza in consiglio regionale vanno all'attacco. «Auspico un processo in tempi ragionevoli e una sentenza esemplare: devono risarcire in sede civile tutti i danneggiati - ha dichiarato Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico - E mi auguro che vengano ravvisati i reati previsti dalla legge sugli ecoreati, che prevede tra l’altro tempi di prescrizione molto più lunghi. Invito comunque la Regione ad attuare un'azione molto incisiva per quanto riguarda la costituzione di parte civile. Regione che per troppo tempo ha sottovalutato le denunce dei cittadini, muovendosi in ritardo».

Mentra Marco Milioni, su Vicenza Today, ha riportato le parole di Alberto Peruffo e di Cristina Guarda. Peruffo è uno dei volti storici dell'ambientalismo vicentino e secondo lui «non è ancora partita seriamente la bonifica del sito Miteni», sito ritenuto al centro della contaminazione delle acque di diversi comuni in quattro province venete, tra cui quella di Verona. Guarda, invece, è stata rieletta in consiglio regionale con i Verdi ed ha esortato la Regione «a non abbassare la guardia e ad inserire nell'anagrafe dei siti da bonificare, pubblici o privati, anche Miteni».

Alle polemiche ha risposto l'assessore regionale all'ambiente Gianpaolo Bottacin. «A volte si leggono parole che sanno di speculazione politica sulla vicenda Pfas - ha detto Bottacin - Per questo trovo doveroso ricordare a tutti che la prima denuncia è partita dalla Regione Veneto, tramite il suo braccio operativo costituito da Arpav, ancora nel 2013 quando nessuno fino a quel momento aveva parlato di questa grave vicenda. Da allora, abbiamo sempre garantito la massima attenzione al problema, imponendo da subito il filtraggio dell'acqua potabile e fissando i limiti sui Pfas. Per queste azioni, ci siamo esposti a ben quarantatré ricorsi con richieste di risarcimento danni di 98 milioni di euro, in quanto secondo i ricorrenti ci saremmo sostituiti alla competenza dello Stato, che ad oggi per la verità non ha ancora fissato i limiti nonostante le ripetute promesse».

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