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Il post Facebook dell'Ass. alla Sicurezza di Verona su virus e migranti: «Chiudere i porti»

Daniele Polato, assessore alla Sicurezza a Verona, scrive: «Chiudere i locali da ballo e tenere spalancati i porti è un atto d'ignavia, lassismo, noncuranza, incoerenza, ipocrisia»

«Le chiusure a targhe alterne del Governo Conte: le discoteche sì, i porti no». Inizia così un lungo post Facebook dell'assessore alla Sicurezza del Comune di Verona Daniele Polato. La tesi perorata dall'esponente di Fratelli d'Italia era già stata avanzata poco tempo fa anche dal sindaco di Verona Federico Sboarina, sempre a mezzo social, così come ormai trova ampio spazio a livello nazionale pure tra vari esponenti politici della Lega. Riassumendo, ma daremo poi ampio spazio alle parole dell'assessore Polato, si potrebbe dire che la tesi sostenuta sia la seguente: agli italiani per colpa del coronavirus si impongono ogni sorta di ristrettezze, mentre si continuano ad accogliere i migranti che sbarcano sulle nostre coste portandoci il virus.

Già in precedenza avevamo sollevato un problema: per sostenere una simile tesi bisognerebbe portare qualche dato, uno studio epidemiologico che ci mostri questa diretta correlazione tra l'aumento dei contagi in Italia e gli sbarchii dei migranti, insomma dei numeri. La premessa dell'assessore alla Sicurezza Daniele Polato parrebbe in tal senso essere rassicurante: «Un breve ragionamento basato sui dati ci dà l'idea dell'ipocrisia del Governo. - scrive sui social l'Ass. Daniele Polato - Premessa: non critico a prescindere la decisione, sono abituato a leggere e studiare i numeri. Aggiungo: a Verona, monitorando costantemente la curva dei contagi e confrontandoci con le istituzioni sanitarie, siamo stati i primi a prendere misure di controllo sulla movida (la famosa ordinanza sul divieto di consumo di alcolici fuori dai plateatici dopo mezzanotte). Del resto da assessore con delega alla Protezione civile in questi mesi mi sono reso conto in prima linea di cosa significhi la pandemia. Possiamo dire che non avevamo torto, il fatto è che abbiamo sempre pensato che la salute viene prima di tutto. E che se controlli e sai gestire poi non sei costretto a chiudere e a mettere in difficoltà esercenti, commercianti e imprese».

L'intervento dell'assessore alla Sicurezza del Comune di Verona Daniele Polato, a questo punto, entra nel vivo: «Ma per lo stesso principio (l'emergenza sanitaria e la tutela della salute pubblica) - evidenzia l'Ass. Daniele Polato - si dovrebbero chiudere anche i porti. Subito! Ora! Anzi siamo già in ritardo. Parlavo prima dei numeri. Osserviamoli questi numeri. Dall'1 agosto 2019 al 31 luglio 2020 sono sbarcati 21.618 immigrati. Nello stesso periodo nell'anno precedente erano 8.691 (fonte Viminale). Quasi tre volte di più, il 148,7% di aumento con il governo rosso-giallo della sinistra». I dati, come correttamente indicato dall'assessore Daniele Polato, sono quelli che il ministero dell'Interno ha riportato nell'ultimo "Dossier Viminale", riguardante appunto il periodo dall'1 agosto 2019 al 31 luglio 2020, ai quali per completezza si potrrebbe aggiungere il dato relativo al numero di migranti presenti nei Centri di accoglienza: 86.330, cioè -17% rispetto al 31 luglio 2019: in una regione come la nostra, il Veneto, sono il 6% del totale, a fronte ad esempio della vicina Lombardia che ne ospita il 13% di 86.330 (numeri sempre al 31 luglio 2020).  

L'assessore alla Sicurezza del Comune di Verona ha quindi ricordato anche le recenti dichiarazioni televisive del governatore della Sicilia Nello Musumeci, il quale ha denunciato pubblicamente che, nella sua regione, il 40% dei contagi è riconducibile all'immigrazione irregolare: «In questo drammatico contesto, - scrive sempre sui social l'assessore Daniele Polato - l'ottimo governatore della Sicilia Musumeci, nel silenzio generale, ha il coraggio di snocciolare un dato inquietante: il 40% dei contagi in Sicilia è riconducibile all'immigrazione irregolare. Aggiungo che qui in Veneto abbiamo il cluster (257 positivi) del centro d'accoglienza all'ex caserma di Treviso. È perciò surreale (ma la dice lunga...) che la ministra Lamorgese dichiari testualmente che "il problema non è l'immigrazione ma il Covid". Come se le due cose fossero slegate!». La conclusione dell'assessore alla Sicurezza del Comune di Verona Daniele Polato è dunque inevitabile: «Ecco che allora cade il palco: chiudere i locali da ballo e tenere spalancati i porti è un atto d'ignavia, lassismo, noncuranza, incoerenza, ipocrisia. È l'ammissione di arrendevolezza di questo Governo che sceglie la strada più facile. E ci mette tutti in pericolo».

Indiscutibile è il fatto che anche i migranti possano essere contagiati dal coronavirus Sars-CoV-2, per quanto riguarda i numeri tuttavia bisogna ammettere che è sempre possibile leggere i dati anche in modo differente. Prendiamo ad esempio il famoso 40% di Musumeci citato con enfasi dall'assessore Daniele Polato, che cosa ci dice? Ebbene in fondo rivela che il restante 60% dei casi positivi in Sicilia, cioè più della metà, resta slegato dal tema immigrazione. Si sta peraltro parlando di 562 soggetti positivi totali in Sicilia (al 14 agosto, giorno cioè delle dichiarazioni di Musumeci, mentre ieri i positivi totali in Sicilia erano 677), di cui appunto il 40% sarebbero migranti, vale a dire circa 225 persone (meno del singolo cluster di Treviso in Veneto), tra i quali verosimilmente molti minori non accompagnati visto l'aumento nell'ultimo anno di questa tipologia di sbarchi (+157,9%, numeri sempre del Viminale).

A questa breve analisi vorremmo poi aggiungere alcuni altri dati, questa volta riferitti su scala nazionale e non limitatamente ad una «regione di frontiera» come la Sicilia, nella definizione data dal suo governatore Nello Musumeci. A fornirli questa volta non è il Viminale, bensì il Consiglio superiore di sanità nella persona del suo presidente Franco Locatelli, membro anche del Comitato tecnico scientifico, il quale in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera ha rivelato che dei migranti giunti in Italia «non oltre il 3-5% è positivo» e pertanto in relazione alla diffusione del contagio «il contributo dei migranti, intesi come disperati che fuggono, è minimale».

Lo stesso Franco Locatelli ha poi specificato che una parte dei migranti giunti in Italia «si infettano nei centri di accoglienza dove è più difficile mantenere le misure sanitarie adeguate», ed anche questa è un'annotazione di non poco conto. Ad ogni modo, se l'apporto su scala nazionale dei migranti in termini di diffusione del virus è effettivamente «minimale», così come sostenuto dal presidente del Consiglio superiore di sanità, ha senso da un punto di vista epidemiologico preoccuparsi di voler chiudere i porti? Non stiamo affermando che tale richiesta non abbia ragioni da un punto di vista politico, condivisibili o meno a ciascuno è legittimo spettino le proprie idee, ma evidentemente non è questo il punto. Lo stesso presidente del Consiglio superiore di sanità ha specificato che in Italia, sempre in merito alla diffusione del virus Sars-CoV-2, «a seconda delle Regioni, il 25-40% dei casi sono stati importati da concittadini tornati da viaggi o da stranieri residenti in Italia». Se si vuole parlare di "dati", anche questi sono numeri da osservare.

Il post Facebook dell'assessore alla Sicurezza del Comune di Verona Daniele Polato - Virus e migranti

Il post Facebook dell'assessore alla Sicurezza del Comune di Verona Daniele Polato - 17 agosto 2020

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