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Dal Pd al movimento veronese "Ridateci la scuola": la strenua difesa della didattica

I consiglieri dem veneti: «La chiusura delle scuole deve rappresentare l’extrema ratio». Il movimento Ridateci la scuola chiede «evidenza pubblica» dei dati di contagio a livello regionale e comunale, ma anche «ogni sforzo» per mantenere la didattica in presenza

«Il dato saliente che emerge con il nuovo Dpcm è la facoltà che viene data alle Regioni che si trovano in zona arancione o gialla di chiudere le scuole una volta superato il numero di 250 contagiati ogni 100mila abitanti. Una scelta di responsabilità che non dovrebbe trovare la contrarietà di chi, come il presidente Zaia, ha sempre rivendicato autonomia. A Zaia, con altrettanto senso di responsabilità e nell’auspicio che non ci si debba trovare nella condizione di superamento del parametro, vogliamo ribadire l’idea che la chiusura delle scuole deve rappresentare l’extrema ratio». A dirlo sono i consiglieri regionali del Pd Veneto, con il capogruppo Giacomo Possamai, assieme a Vanessa Camani, Francesca Zottis, Andrea Zanoni, Anna Maria Bigon e Jonatan Montanariello, a proposito del nuovo Dpcm. 

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Gli stessi dem in merito evidenziano che prima giungere a questa decisionne «penalizzante per intere generazioni di giovani e per le loro famiglie», sia al contrario necessario praticare «tutte le strade che consentono di rafforzare le misure di controllo e prevenzione per quanto riguarda gli assembramenti». A tal riguardo i consiglieri regionali del Pd sottolineano come «gli assembramenti ai quali abbiamo assistito in tutto il Veneto sono inammissibili», richiamando il presidente Zaia al suo «dovere di scongiurarli, in stretto lavoro di collaborazione con gli enti locali». Ma una mano tesa a Zaia da parte dei consiglieri dem giunge sul fronte del parametro dell'incidenza di positività: «In questa delicatissima partita, su una cosa possiamo essere d’accordo con Zaia. Ovvero il fatto che il parametro dei casi per abitanti penalizza le Regioni che fanno più tamponi. Ma al tempo stesso non possiamo, sempre nella prospettiva di un malaugurato scenario da impennata di contagi, non far presente che la scelta delle chiusure delle scuole trascinerebbe a cascata un gigantesco fronte di problemi di gestione familiare».

scuola. didattica. alunno 1

In difesa della didattica in presenza si è mosso nelle scorse ore anche il movimento d'opinione "Ridateci la scuola", nato a Verona nel maggio 2020 dall’unione di genitori, studenti, docenti e professionisti, il quale in una lettera inviata un po' a tutti i livelli istituzionali, da Draghi a Sboarina, rivendica il diritto all'istruzione nelle migliori condizioni possibili attuabili, cioè a dire la didattica in presenza. Dopo aver notato come, stando ai dati forniti dal "Monitoraggio Scuole e Covid-19 della Regione Veneto", emergerebbe che «nella grande maggioranza dei casi si trova un solo alunno per classe positivo, circostanza che dimostrerebbe che i ragazzi non si infettano a scuola, ma in altri ambiti», il movimento d'opinione "Ridateci la scuola" chiede che venga data «evidenza pubblica» ad una serie di altri dati, sulla cui scorta dovrebbe anche essere valutato lo scongiurabile ricorso alla Dad:

  • «I dati di contagio a livello regionale dentro e fuori dalle scuole;
  • I dati di contagio a livello comunale dentro e fuori dalle scuole, posto che le decisioni di chiusura posso essere limitate anche a territori specifici;
  • I dati di andamento del piano vaccinale generale e del piano vaccinale dedicato ai docenti e al personale della scuola;
  • Nel caso non sperato di chiusura delle scuole, unico luogo in cui si realizza un efficace tracciamento, il programma attraverso il quale la regione intende implementare le policy di contact tracing;
  • I dati relativi ai disturbi psicofisici dei minori curati negli ospedali della Regione, negli sportelli ascolto ove attivati all’interno delle scuole o dei distretti scolastici;
  • Le modalità con cui le scuole garantiranno la frequenza in presenza dei figli dei lavoratori essenziali come previsto dalla recente nota ministeriale».

Un'altra importante richiesta avanzata dal movimento d'opinione "Ridateci la scuola" è quella che prevede venga convocato il Garante per i diritti dei minori del consiglio Veneto e di ogni provincia veneta ai tavoli di organizzazione per le scuole così come che vengano chiamati al tavolo anche i soggetti rappresentanti della comunità educante. L'Avv. Giulia Ferrari e la Dott.ssa Rachele Peter per il movimento d'opinione "Ridateci la scuola" chiedono infine che «ogni sforzo venga fatto per consentire la scuola in presenza», in particolare «che le scuole superiori vengano mantenute quanto più possibile almeno per il 50%» e che le lezioni si tengano «al 100% per le scuole di primo grado, i nidi e le materne», naturalmente «con tutte le misure di sicurezza possibili, già ampiamente applicate, ora favorite dalla bella stagione e dalla possibilità di apertura delle finestre».

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