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Piano vaccini in Veneto, Pd attacca: «Confusione e ritardi». La richiesta a Zaia: «Vaccino obbligatorio per i sanitari»

La consigliera dem Anna Maria Bigon: «Chiediamo a Zaia di sostenere nella Conferenza Stato-Regioni l’obbligo vaccinale contro il Covid per chi lavora nel campo sanitario e sociosanitario»

«Confusione tra chi deve somministrare il vaccino e preoccupazione tra chi deve riceverlo, perché le Ulss procedono in ordine sparso, come avessimo nove piani diversi. E tutti si lamentano: dagli anziani ai pazienti fragili, fino alle categorie economiche, ogni giorno riceviamo centinaia di segnalazioni. Il Veneto è in ritardo, specialmente su chi ne ha più bisogno; l’eccellenza narrata da Zaia non si vede e bisognerebbe dirlo, parlare il linguaggio della verità». Queste le parole di Giacomo Possamai, capogruppo del Partito Democratico Veneto a proposito delle criticità registrate sul fronte vaccinazioni, ribadite oggi durante una conferenza stampa del gruppo regionale dem. 

«Alcune difficoltà sono frutto delle scelte del passato. - prosegue Giacomo Possamai - Pensiamo al Cup unico regionale per gestire in maniera unitaria le prenotazioni atteso dal 2016, perfino nelle Ulss che si sono fuse, i centri di prenotazione sono rimasti distinti. O ancora il progetto delle medicine di gruppo avviato e poi bloccato, portando a una distribuzione disomogenea delle Mmg sul territorio. E infatti l’accordo stipulato con i medici è sulla parte economica, mentre su quella operativa ogni Ulss deve arrangiarsi, aggiungendo confusione a confusione. In altre Regioni, dove l’intesa è stata raggiunta molto prima, i medici di famiglia vaccinano già da un mese».

Anche la vicecapogruppo Pd Vanessa Camani non ha lesinato critiche: «Zaia ha invitato il presidente Draghi a fare nomi e cognomi di chi ha sbagliato. Lo facciamo noi: il suo. Siamo partiti in ritardo e la motivazione di aver accantonato dosi per la seconda somministrazione è una giustificazione che non regge; le cause sono di natura organizzativa. Ci sono pochi punti vaccinali, appena 58, con due controindicazioni soprattutto per le province più grandi: si esauriscono velocemente posti disponibili e occorre spostarsi per decine di chilometri».

La stessa consigliera veronese in Regione Veneto Anna Maria Bigon, nonché vicepresidente della commissione Sanità, è tornata ad avanzare critiche e perplessitè circa la lentezza delle vaccinazioni: «Abbiamo 1.300 persone dedicate, - spiega Anna Maria Bigon - se fosse stato fatto prima e meglio un accordo con i medici di base, che sono 3.300, saremmo in una situazione migliore, invece i primi sono stati lasciati ultimi: 100 mila persone fragili che sono a domicilio e che avremmo potuto vaccinare in un mese».

La consigliera regionale Anna Maria Bigon ha poi illustrato due provvedimenti presentati dal gruppo Pd e di cui è prima firmataria: «Anzitutto una mozione con cui chiediamo a Zaia di sostenere nella Conferenza Stato-Regioni l’obbligo vaccinale contro il Covid per chi lavora nel campo sanitario e sociosanitario. Non è una proposta campata in aria, visto che già il governo ha detto di voler intervenire. Il Pdl, invece, prevede che le vaccinazioni non obbligatorie siano gratuite, allo scopo di estendere la copertura tra la popolazione adulta, a cominciare dal personale di asili e scuole pubbliche e private, strutture sanitarie, socio-sanitarie e sociali, così da raggiungere e mantenere l’immunità di gregge. A questo si aggiunge una campagna di formazione e informazione, con periodicità almeno semestrale, sull’importanza di vaccinarsi. La Regione ne ha attivata una adesso specifica per il Covid, - conclude Bigon - noi l’avevamo sollecitata già a dicembre».

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