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Politica

Pd, ripartire dalla sconfitta

Il risultato non da imputare a Zardini.

Il voto del 6-7 giugno ha prodotto per il centrosinistra un esito negativo, che preoccupa coloro che vorrebbero un Pd forte in grado di affrontare questa destra in Italia e a Verona.
Il risultato, tuttavia, non è da imputare al nostro candidato, la cui preparazione nonostante la giovane età è stata da più parti apprezzata. Facendo il paragone con le elezioni del ‘99 e del ‘04, in cui andammo entrambe le volte al ballottaggio e perdemmo col 47%, ci sono notevoli differenze. Primo: all’epoca la Lega Nord decise di andare da sola e ciò ci permise di ben figurare, ma se il centrodestra fosse stato unito, avrebbe con ogni probabilità vinto al primo turno. Secondo: il centrosinistra ha subito negli ultimi anni un indebolimento elettorale, dovuto a mio avviso all’infelice prova di governo del 2006-08 e ai ritardi nel cogliere le nuove esigenze della società da parte del gruppo dirigente nazionale.
Alle comunali il Pd, con liste proprie o trasversali, è riuscito malgrado le condizioni difficilissime a mantenere (o conquistare) alcuni comuni: in territori dove il voto politico oscilla tra il 10% e il 20% si tratta di vittorie che i vertici del Partito dovrebbero prendere a modello. Purtroppo, ci sono state anche sconfitte brucianti, dove si viene da amministrazioni ritenute positive anche dagli stessi avversari o dove si è perso per pochi voti. In questi casi non si deve comunque sottovalutare l’importanza dei risultati ottenuti, ma lavorare per ampliare il consenso e tornare ad amministrare alla prossima tornata.
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