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Nuovo stadio di Verona, opposizioni all'attacco: «È solo propaganda»

Michele Bertucco: «Il sindaco parla dello stadio perché non è in grado di affrontare le emergenze della città». PD: «Il quartiere sarà sacrificato per un cantiere infinito»

«Le elezioni sono finite ma la macchina della propaganda dell'amministrazione comunale di Verona è sempre in funzione». Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune, ha commentato così la visita dell'ambasciatore messicano a Verona, con la quale il sindaco Federico Sboarina ha rilanciato il progetto della Nuova Arena di Verona, lo stadio che dovrebbe prendere il posto dell'attuale Bentegodi.
«Si continua a parlare del nuovo stadio come di un progetto reale quando, a parte la dichiarazione di pubblico interesse, voluta a tutti i costi dal sindaco lo scorso dicembre, non c'è nient’altro - ha aggiunto Bertucco - Non una proposta di sostenibilità economica e nemmeno il promesso aumento di capitale sociale da parte della società proponente che, stando ai riscontri risalenti ad una settimana fa, rimane a 10mila euro di capitale sociale. Il sindaco parla d'altro perché non è in grado di affrontare le emergenze della città, a partire dalla sistemazione delle fognature e delle necessarie misure contro le alluvioni, passando per la riorganizzazione della mobilità cittadina, le cui condizioni sono destinate a peggiorare anche sotto l’aspetto dell’inquinamento atmosferico mano a mano che ci avviciniamo alla brutta stagione che porterà ad una qualche riduzione nell’uso di mezzi alternativi. I cantieri del filobus sono ancora aperti malgrado tutti gli ultimatum e i penultimatum di sindaco e presidente Amt, mentre si è smesso di parlare di un sistema di trasporto pubblico locale all'altezza delle sfide che una grande città come Verona deve decidersi ad affrontare. Il sindaco dovrebbe parlare non con l'ambasciatore messicano ma con un gruppo di bravi urbanisti che suggeriscano interventi utili a rigenerare i quartieri che non vengono toccati da ormai 15 anni».

Contro il nuovo stadio, anche tutto il Partito Democratico della terza circoscrizione ed i consiglieri comunali Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani, che scrivono: «Con la capienza degli stadi limitata a mille posti; una situazione sanitaria ancora di grave incertezza e di allarme; hotel e attività commerciali costrette a vivere alla giornata, e una occupazione sostenuta soltanto dalla volontà del governo di tenere bloccati i licenziamenti, Il sindaco Sboarina ha il coraggio di insistere ancora con la propaganda sul nuovo stadio, progetto già claudicante prima della crisi e oggi praticamente segnato. Ci domandiamo chi, in un tale contesto, possa avanzare previsioni economiche sensate su pubblico pagante e introiti delle attività economiche che dovrebbero rendere sostenibile il faraonico progetto di demolizione e ricostruzione in loco dello stadio Bentegodi. Il rischio, ammesso e non concesso che le banche accettino di finanziare un simile azzardo, è che il quartiere venga sacrificato per un cantiere infinito, esattamente come oggi sta accadendo per i cantieri del filobus. Sboarina ritorni con i piedi per terra: se non è in grado di chiudere nemmeno dei semplici cantieri stradali, come può pretendere di venire a capo di un progetto molto più complesso e temerario come il nuovo stadio?»

E Giacomo Cona, responsabile della terza circoscrizione per il movimento civico Traguardi ha aggiunto: «L'assenza di un concorso internazionale di progettazione, iter che viene seguito per qualsiasi opera di questa importanza in qualsiasi città europea, fa capire la mancanza di visione dell'amministrazione Sboarina, che invece dovrebbe puntare alla riqualificazione e alla valorizzazione di una vasta e popolosa area urbana in posizione strategica a due passi dal centro città, rendendola maggiormente attrattiva e creando una migliore qualità della vita per i suoi residenti». Mentre il consigliere comunale di Traguardi Tommaso Ferrari ha chiosato: «Lo stadio, così come il Central Park, è uno degli ultimi disperati tentativi dell'amministrazione di lasciare qualcosa di fatto per la città al termine dei suoi 5 anni di mandato. Una mossa che mette in tutta evidenza, ancora una volta, la totale mancanza di visione e progettualità, ma soprattutto la grande scollatura tra chi governa la città ed i veronesi che la vivono».

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