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Nuovo messaggio di scuse di Berizzi per i veronesi, ma la giunta fa partire l'esposto

«Ho sbagliato perché non intendevo invocare una punizione divina contro chicchessia e dunque porgo le mie scuse», scrive il giornalista. La giunta di Verona approva la richiesta dell'Ass. Polato: «Querela, esposto all'Ordine e richiesta al ministero di revoca della scorta»

Il giornalista Paolo Berizzi nella sua rubrica "Pietre", tenuta all'interno del quotidiano laRepubblica, è tornato sulla polemica scoppiata dopo un suo tweet nel quale invitava quella parte di cittadini veronesi che, a suo dire, sarebbero «nazifascisti e razzisti» a riflettere sul senso del «karma» alla luce del violento nubifragio abbattutosi su Verona domenica pomeriggio. Dopo un tweet di "scuse" che ha sostituito quello iniziale oggetto di molte critiche, anche da parte di esponenti del Pd veronese e del movimento civico Traguardi, Berizzi nella sua rubrica quest'ogggi scrive:

«Ieri ho scritto un tweet per esprimere la mia solidarietà a Verona e ai veronesi colpiti dal violento nubifragio che ha messo in ginocchio la città. Una solidarietà piena e sincera, chi mi conosce lo sa. Nel testo del post - dando per scontato che nessuno potesse equivocarne il senso o strumentalizzarlo - ho usato parole che polemizzavano con una minoranza di veronesi (nota alle cronache politiche, nere e giudiziarie) che da anni fomenta odio razzista e fascista e augura disgrazie ai più deboli. Ho sbagliato perché non intendevo invocare una punizione divina contro chicchessia e dunque porgo le mie scuse a chi nella città di Verona si è sentito offeso».

Ora, la questione è molto semplice: se si vuole esprimerre «solidarietà a Verona e ai veronesi colpiti dal violento nubifragio» e lo si vuole fare nei confronti di «tutti» come ha sottolineato Berizzi nel tweet di scuse di ieri, allora il modo peggiore per farlo è parlare di «karma», cioè di quel concetto vedico secondo il quale dalle nostre azioni si creerebbe qualcosa d'altro, vincolando i soggetti che agiscono al cosiddetto "ciclo delle rinascite", ovvero nei termini delle religioni dell'India il "Samsara", dove ciascuno sarà di volta in volta chiamato a scontare, per l'appunto, i termini del proprio agire. Nel suo terzo messaggio ai veronesi, quello di oggi martedì 25 agosto, Paolo Berizzi riesce nuovamente a sorprendere, nello spazio di poche righe, con affermazioni dalla naturalezza disarmante e tuttavia dalla logica non altrettanto ferrea. Riferendosi al proprio tweet iniziale di ieri parla di «una solidarietà piena e sincera» rivolta a «Verona e ai veronesi», subito dopo però conferma l'impressione avuta da molti: «Ho usato parole che polemizzavano con una minoranza di veronesi». Dunque, la solidarietà sarebbe stata per «tutti», mentre la polemica solo verso una «minoranza».

Le cose però si complicano leggendo la conclusione del breve testo: «Ho sbagliato - scrive oggi Berizzi - perché non intendevo invocare una punizione divina contro chicchessia e dunque porgo le mie scuse a chi nella città di Verona si è sentito offeso». A questo punto il lettore, anche quello attento o forse proprio quello più attento e meno prevenuto, non può che uscirne disorientato: ma se la solidarietà era davvero sincera ed indistintamente rivolta a tutti, quindi anche a quella «minoranza di veronesi (nota alle cronache politiche, nere e giudiziarie) che da anni fomenta odio razzista e fascista e augura disgrazie ai più deboli», che ragione ci sarebbe stata di porgere delle scuse? E ancora, ma dunque se il giornalista Berizzi non intendeva «invocare una punizione divina contro chicchessia», quando nel primo tweet, peraltro poi rimosso, invitava i «nazifascisti e razzisti che da anni fomentano odio contro i più deboli e augurano disgrazie a stranieri, negri, gay, ebrei, terroni» a riflettere «sul significato del karma», esattamente allora che cosa intendeva dire? 

Nel frattempo, a Verona gli esegeti più rigidi hanno deciso di prendere provvedimenti formali piutttosto seri. L'assessore alla Sicurezza e Protezione civile del Comune di Verona, Daniele Polato, scrive quest'oggi su Facebook:

«Contro Paolo Berizzi querela, esposto all'Ordine dei Giornalisti e richiesta al ministero dell'Interno di revoca della scorta. Questo ha approvato la giunta di Verona stamattina su mia iniziativa. Berizzi sarà querelato. Punto. Su di lui abbiamo mandato anche un esposto all'Ordine e chiediamo al ministero che gli venga tolta la scorta, poiché ha diffamato e insultato un'intera città e provincia. Gli uffici legali del Comune di Verona si stanno già muovendo in tal senso».

Post Polato - Berizzi 25 agosto 2020

Post Polato - Berizzi 25 agosto 2020

In conclusione val dunque la pena riportare ancora una volta il commento a questa vicenda di un esponente politico come Pietro Trincanato, presidente del movimento civico Traguardi, anche lui proprio come il senatore Pd Vincenzo D'Arienzo persona difficilmente accostabile a minoranze estremiste di sorta, il quale in una breve nota spiega: «Paolo Berizzi ci ricorda con maestria che le esternazioni offensive e fuori luogo sono una cosa straordinariamente bipartisan. Ma fa di più, - argomenta ancora Pietro Trincanato - esacerbando strumentalmente il peso di un'estrema minoranza in città (perché un discorso simile sui "concittadini razzisti" puniti dal karma è buono per tutte le tragedie, dall'uragano Katrina agli attentati terroristici) solo per lucidare il suo patentino di antifascismo duro e puro, fornisce combustibile di ottima qualità alle polemiche incendiarie di quelle stesse frange, piccole ma tenaci, che pretende di avversare. Siamo di fronte all'ennesimo gioco di specchi - conclude infine Pietro Trincanato - in cui a guadagnarci sono sempre gli stessi: gli estremisti di casa nostra, che sanno di essere quattro gatti ma amano far credere di poter organizzare la marcia su Roma domani, e coloro che, trasformando con il microscopio dell'ideologia ogni pulce in un mastodonte, su questo inganno hanno costruito una carriera».

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