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L'aborto e l'imbarazzo, consiglieri Pd chiedono le dimissioni della capogruppo Carla Padovani

Sfiduciata dai colleghi Benini, La Paglia e Vallani la capogruppo Pd a Verona Carla Padovani, dopo il suo voto favorevole alla mozione "per la prevenzione dell'aborto"

Ci sono diverse cose imbarazzanti che si possono riscontrare entrando nel merito della oramai celebre mozione 434 "Iniziative per la prevenzione dell'aborto e il sostegno alla maternità nel 40° anniversario della Legge 194/1978", il cui primo firmatario è il consigliere comunale della Lega Alberto Zelger. Vediamo la prima: si tratta delle correzioni apportate dopo l'iniziale stesura della mozione. Ad essere stati espunti sono alcuni passaggi del testo che rinviavano a dati che avrebbero dovuto certificare il malfunzionamento della legge 194, la sua pericolosità e giustificare così le prese di posizione espresse nella mozione. Il problema, imbarazzante, è che i dati facevano riferimento a fonti, come dire, di parte, se non altro, tutto fuorché obiettive e, in alcuni casi, ben poco attendibili. La seconda cosa imbarazzante, è che alcune di queste "citazioni" da articoli di giornale, o addirittura siti web di movimenti e associazioni pro life sono rimaste nel testo della mozione 434. 

Correzioni mozione 434

La terza cosa imbarazzante, è che se la tendenza della mozione in oggetto è quella di esprimere preoccupazione circa un presunto aumento dei casi di aborto in Italia («la legge 194 - si legge persino nel testo - ha contribuito ad aumentare il ricorso all'aborto quale strumento contraccettivo»), a smentire tale affermazione sono i dati ufficiali forniti dall'Istituto superiore di sanità. Infatti, a distanza di 40 anni dall'entrata in vigore della legge 194, l’Interruzione volontaria di gravidanza è diminuita in modo notevole in Italia, passando dai circa 235.000 casi del 1982-83 ai circa 85.000 casi del 2016 (qui si può trovare una relazione al Parlamento sul tema del 29 dicembre 2017 da parte dell'allora Ministro della Salute). Secondo l'Istat, inoltre, «l’Italia è uno dei Paesi dell’Unione europea con il più basso livello di abortività volontaria». In un documento del 2014 riferito al 2012, l'Istat certificava infatti che il tasso risultava «pari a 7,6 aborti per 1.000 donne di età 15-49 anni (7,8 per mille nel 2011)». Sempre per il 2012, l’Istat aveva rilevato 103.191 interruzioni volontarie della gravidanza, 6.850 in meno rispetto al 2011.

La quarta cosa imbarazzante, è contenuta nell'esito finale della votazione avvenuta giovedì a Palazzo Barbieri: come noto, tra i voti favorevoli alla mozione 434 è stato annoverato anche quello della capogruppo in Consiglio per il Partito democratico Carla Padovani

esito voto mozione 434

Il documento che indica l'esito della votazione in Consiglio comunale relativa alla mozione 434

Ne è ovviamente nato un caso di portata nazionale, con lo stesso segretario reggente Pd Maurizio Martina che è intervenuto così sulla vicenda: «La legge 194 a difesa delle donne e della maternità consapevole non si tocca. Chi vuole ricacciare il Paese nel passato degli aborti clandestini, - ha detto Martina - deve sapere che tutto il Pd si è battuto e si batterà sempre per difendere questa conquista di civiltà a tutela della libertà e della salute delle donne. Non può esserci nessuna ambiguità su questo punto tanto più oggi, di fronte alle provocazioni di alcuni esponenti della maggioranza di governo che immaginano per l'Italia un ritorno al Medioevo». L'autodifesa della capogruppo in Consiglio comunale Carla Padovani, di fatto un appello alla propria libertà di coscienza garantita dall'articolo 2 del codice etico del Pd, non pare aver convinto i suoi colleghi dem. In queste ore, infatti, i consiglieri Elisa La Paglia, Stefano Vallani e Federico Benini ne hanno chiesto le dimissioni.

«I consiglieri comunali del Partito Democratico - si legge in una nota ufficiale - sfiduciano la capogruppo Carla Padovani per quanto di grave e inaccettabile accaduto nel corso del Consiglio comunale di Verona di giovedì 4 ottobre durante la votazione della mozione antiabortista sostenuta dalla Lega e dal Sindaco di Verona. La posizione di adesione alla mozione espressa dalla capogruppo è inaccettabile perché tale mozione mistifica principi e risultati della Legge 194, - argomentano i consiglieri Elisa La Paglia, Stefano Vallani e Federico Benini - che ha svolto e svolge un ruolo fondamentale nell’emancipazione non solo della donna ma della società italiana intera; tenta in modo strumentale di colpevolizzare la figura della donna riconducendo la dolorosa scelta dell'aborto all'origine del processo di calo demografico del Paese; attacca gratuitamente la credibilità di presidi di salute fondamentali come i consultori e ospedali; bolla come "uccisioni nascoste" lo scarto di embrioni in uso nelle tecniche di procreazione medicalmente assistita; strumentalizza la funzione di un consiglio comunale chiamato ad amministrare le risorse pubbliche e non a fare propoaganda. Per tutti questi motivi, - concludono i tre consiglieri Pd - crediamo che la consigliera Padovani non sia più compatibile con il ruolo di capogruppo di una forza che vuole essere d'alternativa e sconfiggere i beceri populismi, pertanto ne chiediamo formalmente le dimissioni».

L'ultima cosa imbarazzante, è costituita dalla perfetta consonanza che emerge tra i commenti lasciati sul profilo Facebook di Carla Padovani da parte di alcuni suoi sostenitori e probabili elettori veronesi («La VITA è la VITA....tutto il resto viene dopo», scrive ad esempio una signora), se confrontati con le affermazioni del Coordinatore Nord Italia di Forza Nuova Luca Castellini. Anche quest'ultimo, infatti, successivamente alla votazione di Palazzo Barbieri ha parlato con gaudio di «una mozione a difesa della vita», annunciando inoltre «un comizio ed un corteo contro l'aborto nelle strade centrali della città di Milano», mentre Pietro Amedeo, Segretario Provinciale di Forza Nuova, a sua volta ha fissato l'appuntamento al 24 novembre al Grand Hotel di Verona con un convegno internazionale sul tema, ricordando a tutti che «Forza Nuova spinge con forza affinché vi siano cambiamenti legislativi per eliminare l'aborto e iniziare una grande crescita demografica in Italia». 

Ora, la libertà di coscienza su temi etici all'interno di un partito che si vuole "democratico", di nome e di fatto, può e deve certamente essere anche esercitata. Che la capogruppo in un consiglio comunale di quello stesso partito, però, non sappia discernere la democrazia dalla demagogia, questo resta un problema che il Pd veronese a fatica potrà risolvere senza danni, in termini di consenso, già peraltro piuttosto precario, e di credibilità. Il tema, cerchiamo di chiarirlo, non è essere a favore o contro la vita. La questione (bio)politica è piuttosto: chi ha diritto di scegliere come determinare la vita della donna, eventualmente madre, nel corso di un'intera esistenza? Quella stessa donna, eventualmente madre, magari anche da supportare economicamente se in difficoltà, ma lasciata comunque alla sua autonomia di soggetto pensante e in grado di affermarsi nella propria singolarità, oppure lo Stato, i rappresentanti politici che si arrogano il diritto di imporre "cosa fare" e "cosa non fare" nel contesto di una situazione privata, magari anche delicata come la scelta di procedere o non procedere a un'interruzione di gravidanza volontaria?

Democrazia, vuol dire anzitutto essere in grado di riconoscere che vi è una indegnità nel parlare per gli altri; ciò di cui ogni politico democratico dovrebbe provare a fare esperienza, è la vergogna di parlare al posto di qualcun altro, ad esempio, di una donna che si trovi dinanzi alla scelta di interrompere o meno la propria gravidanza. Perché un discorso politico sul tema "aborto", un discorso democratico e da Partito democratico, possa essere oggi considerato non imbarazzante, dovrebbe avere la sensibilità di coinvolgere direttamente la parola di chi l'esperienza del dubbio dinanzi a una possibile interruzione di gravidanza la sta vivendo, o l'ha vissuta. Parlino, vengano lasciate parlare, queste donne per loro stesse, non i politici in nome loro. Questi ultimi, per una volta, provino a fare un passo indietro, provino a restare in ascolto. 

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