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Mercoledì, 29 Marzo 2023
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Poletti al Job&Orienta: "Laurearsi con 110 e lode a 28 anni non serve a un fico"

Il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali era presente alla giornata inaugurale del salone dell'orientamento, dove ha incontrato gli studenti, rispondendo anche alle loro domande

Ha preso il via oggi a Veronafiere la 25° edizione di Job&Orienta, il salone nazionale dell'orientamento, e all'inaugurazione era presente anche il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, il quale ha affrontato numerosi temi nel corso della giornata. 
Di fronte alla platea dei presenti, il Ministro ha affermato che Garanzia Giovani è un programma importantissimo, il cui "primo risultato è di avere più di 850 mila giovani che vi hanno partecipato", prima di toccare un tema con l'alternanza scuola-lavoro: "Sono convintissimo che sia molto importante. Abbiamo cercato di introdurla per produrre esperienza - ha continuato il ministro - per mettere le competenze formative e didattiche che la nostra scuola produce con competenze specifiche e con modi di essere e saper essere Oggi un'azienda che si mette in relazione con un giovane  la prima cosa che vuol capire non è cosa sappia ma chi sia e questo non si impara solo dentro un'aula. Per questo l'alternanza è decisiva, consente di fare esperienza, conoscere, mettersi in relazione e valutare meglio nostre attitudini, perché il lavoro è una parte essenziale nostra esistenza Le competenze specifiche sono importanti ma oggi abbiamo sempre più bisogno di promuovere le cosiddette soft skill, quelle competenze trasversali su come risolvere un problema, su come lavorare con gli altri". 

Poletti poi si è soffermato sul percorso che porta gli studenti al mercato del lavoro: "Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21. Così un giovane dimostra che in tre anni ha bruciato tutto e voleva arrivare. In Italia abbiamo un problema gigantesco: è il tempo. Perché i nostri giovani arrivano al mercato del lavoro in gravissimo ritardo. Quasi tutti quelli che incontro mi dicono che si trovano a competere con ragazzi di altre nazioni che hanno sei anni meno di loro e fare la gara con chi ha sei anni di tempo in più diventa durissimo. Se si gira in tondo per prendere mezzo voto in più si butta via del tempo che vale molto molto di più di quel mezzo voto. Noi in Italia abbiamo in testa il voto, non serve a niente".

"Incontro tanti giovani, ma non ce ne ho trovato uno che mi abbia detto che il problema è l'articolo 18", ha proseguito Poletto, parlando di "un'operazione molto difficile, ovvero far coesistere due cose che è molto difficile tenere insieme. Abbiamo bisogno di costruire un meccanismo che salvaguarda i diritti, garantisce le tutele, ma è così aperto, flessibile e dinamico che consente di provare. Il tema non è solo i nuovi contratti. Il tema per noi è dalla scuola elementare all'alternanza scuola-lavoro, dall'università al mercato del lavoro fatto con tipologie contrattuali che consentano la giusta e necessaria flessibilità, ma anche la tutela dei diritti. E' un'operazione molto difficile. Credo che noi oggi abbiamo fatto un buon lavoro. Come Paese a livello europeo, rispetto alle classifiche sul mercato del lavoro, abbiamo migliorato molto le nostre performances, perché eravamo molto indietro".

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