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Caso "Almirante-Segre", ancora polemiche. Bacciga: «Suo marito candidato con il MSI»

Nel frattempo il vescovo di Verona Zenti invita ad occuparsi di «famiglie, disabili, giovani, donne» e non di «sterili polemiche», ma Bisinella replica: «Minimizzazione lascia perplessi»

Il 27 gennaio, giorno della memoria, a Verona numerose sigle ed associazioni si ritroveranno per manifestare in piazza Bra la loro contrarietà all'intitolazione di una via a Giorgio Almirante. Nel frattempo le polemiche paiono ben lungi dall'essere sopite, in particolare dopo che anche la senatrice a vita Liliana Segre, alla quale il Consiglio comunale di Verona ha recentemente deciso di attribuire la "cittadinanza onoraria", si è schierata definendo l'ipotesi di intitolare una via ad Almirante una «scelta antitetica» rispetto proprio a quella di farla cittadina onoraria veronese. 

Proprio su questo, non solo il sindaco di Verona Federico Sboarina ha avuto modo di manifestare la sua perplessità, spiegando di non vederci nulla di «anomalo» nel voler portare avanti entrambe le iniziative, bensì in queste ore è intervenuto in materia anche il consigliere comunale di maggioranza Andrea Bacciga. Quest'ultimo, in un post pubblicato sui social, incalza: «Ormai la notizia dell’aut aut della Segre alla nostra città (o la sua cittadinanza o via Almirante) ha fatto il giro dell’Italia intera. Come è noto a tutti, Almirante, aderì al fascismo, e contribuì, nel dopoguerra, a fondare il Movimento Sociale Italiano, di cui fu segretario. Tuttavia, - prosegue il consigliere Bacciga - proprio il marito della senatrice, come risulta da La Verità di oggi, è stato candidato con il partito di quel tanto contestato Almirante. È incompatibile, quindi, una via intitolata ad Almirante con la cittadinanza onoraria alla Segre, ma fu compatibile suo marito candidato con Almirante...». 

Il riferimento del consigliere Bacciga è, come da lui stesso indicato, ad un articolo apparso quest'oggi sul quotidiano nazionale a firma del vicedirettore Francesco Borgonovo, il quale con grande enfasi titola «Sorpresa, il marito di Liliana Segre si candidò con il Msi di Almirante». Il dato è tutt'oggi consultabile sul sito del ministero dell'Interno, andando a visionare i candidati delle elezioni del 3 giugno 1979 nella circoscrizione Milano-Pavia. Resta, tuttavia, il fatto che, così come qualcuno sui social ha opportunamente fatto notare allo stesso consigliere comunale veronese, «l'MSI non pare abbia fatto sue le tesi antisemite anche se non le ha ripudiate espressamente, all'interno c'erano varie posizioni in merito anche filo israeliane». Oltre a ciò, e a discapito dell'enfasi in grassetto, nello stesso articolo a firma di Francesco Borgonovo si può leggere di come il marito della Segre fosse «cattolico, monarchico», ma anche che «non fu mai fascista» ed anzi «rifiutò di arruolarsi nelle file della Repubblica sociale». Pure nell'abstract della versione online dell'articolo si legge di come «il coniuge oggi scomparso dell'ex deportata, si mise in lista con la fiamma tricolore», essendo «un conservatore allarmato dall'avanzare delle sinistre», ma viene anche aggiunto, «poi, per non ferire la moglie, lasciò la politica»

La vicenda dell'intitolazione di una via di Verona a Giorgio Almirante rimane comunque di strettissima attualità, non solo per quanto fin qui riferito, ma anche per la recente presa di posizione del vescovo di Verona, Monsignor Giuseppe Zenti che, in breve, ha invitato, nel corso di una recente intervista al Corriere del Veneto, chi amministra la città ad occuparsi di altro che non di quelle che ha definito essere delle «polemiche sterili». Il vescovo scaligero ha riconosciuto l'importanza di una figura come quella di Lilliana Segre, «per ciò che rappresenta e la memoria di quanto accaduto», ma ha altresì invitato la politica ad occuparsi di altre cose, quali il sostegno a «disabili, famiglie in difficoltà, donne e giovani». Considerazioni queste, da un certo punto di vista anche legittime, ma che a loro volta hanno suscitato non pochi malumori, venendo interpretate da alcuni come "minimizzanti" una vicenda politica che avrebbe invece una sua importanza.

I primi a levare gli scudi sono stati gli esponenti dell'associazione "La città che sale" (promotrice di una raccolta firme contro l'intitolazione di una via ad Almirante), i quali in una nota fanno sapere: «Dispiacciono, ma non stupiscono, queste considerazioni di sua eccellenza Monsignor Zenti. Queste non sono "polemiche sterili" ma feconde, fecondissime prese di posizione civili, - prosegue la nota de "La città che sale" - politicamente trasversali, e pienamente adeguate ad una società che vuole crescere saldamente ancorata ai laici valori della libertà e del pensiero critico».

A condividere tale pensiero sono infine arrivate anche le parole della consigliera comunale di minoranza Patrizia Bisinella, già candidata sindaca di Verona alle ultime elezioni: «Concordo con queste riflessioni espresse dall’Associazione "La Città che sale" in merito alle dichiarazioni rese alla stampa da Monsignor Vescovo Zenti. - spiega Patrizia Bisinella - Certo è vero che ci sono tanti temi seri e concreti che andrebbero affrontati come prioritari da un’amministrazione, ma appunto, dato che purtroppo la maggioranza che amministra oggi Verona si occupa solo di questioni come queste, o il Vescovo non interveniva sulla questione specifica per lanciare un appello ai temi più urgenti per la città, o interveniva per assumere una posizione chiara. Cosa possiamo pensare noi cattolici invece innanzi a una simile "minimizzazione"? - si chiede in conclusione la consigliera Patrizia Bisinella - Io personalmente non posso che essere perplessa. Mi immagino anche un certo sbigottimento oggi da parte della Comunità ebraica di Verona».

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