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Lega-Pdl, la nuova sfida si chiama vicesindaco

La probabile candidatura di Flavio Tosi alla poltrona di governatore sposta gli

Sembra incredibile, ma ora anche la partita del vicesindaco scaligero rischia di venire decisa a un tavolo nazionale. Come dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Pdl e Lega, con la loro valanga di voti in città e provincia, ancora una volta non trovano un accordo (o forse sarebbe meglio dire che non lo trova il Pdl al suo interno). Niente di nuovo sotto il sole. Come per il candidato della provincia, anch’esso imposto da Roma. O come per la scelta dei parlamentari alle politiche 2008. O ancora come la gloriosa fine di Forza Italia e An veronesi, entrambi confluiti nel Pdl dopo un lungo commissariamento ordinato dal centro.
Perché la storia adesso si ripete con il vicesindaco? Perché evidentemente dietro c’è molto di più. Il sindaco Tosi fa l’ecumenico e dice che la quadratura del cerchio si troverà insieme alle nomine per la provincia (12 assessori più presidente del consiglio). In realtà tanto negli ambienti leghisti quanto in quelli pdellini la consapevolezza è un’altra. A inizio 2010, se tutto va come Bossi e Berlusconi (e Brancher) hanno deciso, il vicesindaco di Verona diventerà “traghettatore” del Comune fino a nuove elezioni, non appena Tosi annuncerà la candidatura a governatore del Veneto. E qui sta il nodo. Il vicesindaco sarà solo traghettatore o sarà anche candidato a Palazzo Barbieri? Comprensibile che il posto faccia gola a molti. E comprensibile anche che il problema sia trovare un pesce abbastanza grosso che corra il rischio di stare sulla graticola qualche mese per poi spiccare il volo il prossimo anno. Per ora l’unica cosa certa è che sarà un ex forzista, del resto è per questo che alla provincia è stato dato semaforo verde a un ex aennino. Ma dev’essere un forzista che va bene alla Lega, visto che i padani rinunceranno a Verona a malincuore. Ma un forzista-leghista non andrà bene agli ex aennini. Insomma, un gran caos. Che come sempre verrà sistemato a qualche cena tra i leader nazionali. Con tanti saluti all’autonomia della politica veronese, troppo rissosa e inconcludente per fare progetti su se stessa e, spesso, sulla città.

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