rotate-mobile
Politica

Lega, dopo il congresso d'obbligo sanare le fratture

L'elezione di Paternoster a segretario provinciale il primo passo della nuova stagione politica

Quando si tratta di commentare i risultati di una votazione, nel nostro Paese, si manifesta un fenomeno particolare: nessuno ha perso e tutti hanno raggiunto un obiettivo positivo. È stato così anche dopo l’elezione di Paolo Paternoster a segretario provinciale della Lega Nord. Il congresso del Carroccio scaligero si è svolto ieri in un auditorium della Fiera blindato. Il presidente di Agsm, punta di diamante del sindaco di Verona Flavio Tosi, ha portato a casa quasi il 63 per cento delle preferenze (62,4% per l’esattezza), staccando nettamente l’onorevole Alessandro Montagnoli (30,1%), che era sostenuto dal senatore Federico Bricolo e dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini, e il battitore libero Paolo Silvio Menegazzi, sindaco di Albaredo, che ha portato a casa il 7,5% dei voti.

Alla vigilia dell’assise in camicia verde i sostenitori di Paternoster, però, si aspettavano di stravincere con almeno il 70 per cento delle preferenze, alcuni parlavano addirittura di un 80 per cento “facile”. In casa Montagnoli, invece, la sicurezza di poter ribaltare i pronostici della vigilia era alta. Molti gli appelli a quella cosiddetta “base” della Lega veronese composta dai militanti locali a smarcarsi dalla centralizzazione delle decisioni imputata, in questi anni, a Tosi e all’ex segretario Matteo Bragantini. Dopo il voto, però, ne escono un Paternoster e, di conseguenza, un Tosi, ridimensionati, ovvero, vincitori sì, ma non con quella maggioranza bulgara che si paventava fino a sabato scorso. Questo potrebbe essere un segno, una cartina al tornasole che il sindaco di Verona non può non sottovalutare.

Sull’altro fronte, ovvero quello del triangolo Montagnoli-Bricolo-Martini, c’è la consapevolezza di aver smosso qualcosa, anche se ci vuole ben altro per far crollare il fortino eretto a Verona da Flavio Tosi, eppure qualche crepa è stata messa in luce. Infine, discorso a parte va fatto per Menegazzi, che è riuscito a piazzare, a differenza di Montagnoli, un suo uomo nel direttivo provinciale della Lega. La sua è stata una corsa atipica, che ha mantenuto un profilo pulito ed equidistante dalle due parti, anche se poteva sembrare più vicino a Montagnoli. Questa sue politica gli ha concesso di portare a casa un buon risultato nonostante corresse contro due veri cavalli di razza. Adesso il Carroccio veronese riparte seguendo la tradizione del partito di Umberto Bossi, ovvero azzerando tutti gli attriti interni facendo squadra in vista del prossimo obiettivo elettorale. Ricordiamo che l’anno prossimo si sceglie il nuovo Consiglio comunale e il nuovo sindaco.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Lega, dopo il congresso d'obbligo sanare le fratture

VeronaSera è in caricamento