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Niente Ikea a Verona. Tosi: «Catastrofe Sboarina», Segala: «Colpe non nostre»

L'ex sindaco attacca insieme ad alcuni consiglieri regionali veronesi, ma l'assessore all'urbanistica replica: «Oggi sbraitano, ma in quattro anni hanno venduto fumo e non hanno fatto nulla»

La notizia è piovuta ieri, 8 aprile, a Verona come un diluvio che si è portato via anni di lavoro, parole, impegni e sogni. I veronesi non avranno Ikea nel loro capoluogo. Lo ha comunicato lo stesso colosso svedese all'amministrazione comunale scaligera. Ritardi, rinvii e lentezze burocratiche sarebbero le ragioni che avrebbero convito Ikea ad abbandonare il progetto.

Il diluvio dell'addio di Ikea a Verona ha svuotato il dibattito cittadino sul dove e sul come realizzare questo enorme punto vendita. Ma in meno di un giorno la città si è nuovo riempita di parole a partire da quelle dell'ex sindaco Flavio Tosi: «Così vanno in fumo mille posti di lavoro, così viene buttato un indotto stimato di circa 250 milioni di euro, addio anche agli svincoli e alle opere pubbliche quanto mai necessarie alla Marangona. E di che è la colpa? Del sindaco Sboarina e della sua giunta, chiaro. La mia amministrazione ha speso tre anni di tempo per portare avanti questo importante progetto, poi arriva Sboarina, più che un sindaco una vera e propria catastrofe per i veronesi, che manda a monte tutto tra inutili tentennamenti e continui cambi di opinione. Quando Sboarina si dimetterà per manifesta incapacità e latitanza, sarà sempre troppo tardi».

A Tosi e a tutte le altre polemiche ha replicato Ilaria Segala, assessore all'urbanistica del Comune di Verona.

Ikea è stata l'ennesima fandonia raccontata ai veronesi e alla società, ben sapendo che non era fattibile. Tutti quelli che oggi sbraitano, sono gli stessi che nei quattro anni precedenti hanno venduto fumo e non hanno fatto nulla per portare a casa le deroghe dalla Regione. Noi in un anno abbiamo fatto, ciò che è mancato prima. È infatti a causa di alcune norme regionali che il centro commerciale, all'interno del quale c'era anche Ikea, non era realizzabile. A farla morire è stata certamente l'incertezza, ma quella di chi per cinque anni ha preso in giro la multinazionale, facendo credere miracoli che non sono stati portati a casa. Le incertezze sono state allora, a cominciare da quelle di otto anni fa, quando addirittura si era partiti sull'area Biasi. L'operazione verità, contro ogni tentennamento, l'ha fatta l'amministrazione Sboarina, dicendo subito chiaramente che quel progetto non era realizzabile. Abbiamo ribadito subito che volevamo l'Ikea, ma non un centro commerciale grande quanto due volte l’Adigeo. E visto che non si poteva fare, abbiamo chiesto una controproposta fattibile. Siamo andati in Regione a chiederne l'approvazione e siamo stati gli unici a lavorare seriamente su ipotesi concrete. Chi lo dava per fatto sapeva bene che era fondamentale, prima di tutto, la variante al Paqe, la cui competenza spetta alla Regione. Non solo non è stata fatta, ma addirittura negli ultimi anni la Regione ha legiferato delle norme che hanno posto ulteriori problemi: la legge sul commercio del 2016 e sul consumo del suolo nel 2017. Il tempo perso, quindi, non è certo quello dell'ultimo miglio che ci siamo trovati a gestire, persino con la favola di alcuni consiglieri regionali che avrebbero fatto cambiare queste leggi. Infine, i sedicenti posti di lavoro persi sono il solito elastico tirato a piacere, per ora le notizie occupazionali di Ikea sono di ristrutturazioni e contrazioni di personale. Assunzioni e indotto, come sempre sono mere ipotesi di scuola.

Citati dall'assessore Segala, anche alcuni consiglieri regionali veronesi commentano la mancata realizzazione del progetto Ikea a Verona. Per Orietta Salemi del Partito Democratico: «Il Comune ha giocato male una partita strategica per l'intera area veronese. Ora si torna al punto di partenza per il futuro della Zai. Il Consorzio Zai si trova a ricominciare tutto da capo per lo sviluppo dell'area della Marangona e manca oggi di risorse economiche e finanziarie per partecipare al progetto di Rfi del nuovo terminal ferroviario collegato al traforo del Brennero. Occorreva una trattativa aperta, giocata al rilancio, ma soprattutto quella determinazione che avrebbe evitato di buttare via troppi mesi per una partita così strategica per l'intera area veronese».
E Stefano Casali di Verona Domani aggiunge: «È un vero peccato che sia andata così per tutto il territorio scaligero».

E pur essendo un consigliere comunale di opposizione, non è la prima volta che Michele Bertucco di Verona e Sinistra in Comune si trova in linea con le spiegazioni offerte dall'amministrazione Sboarina. «L'Ikea è stata per Verona una delle più grandi armi di distrazione di massa che la città abbia mai visto: chi prima la osannava come la salvezza dei popoli e ora si straccia le vesti per lo stop al progetto fingeva di non vedere tutto il complicatissimo iter (che non è stato nemmeno avviato) necessario per cominciare a parlare di un progetto concreto. Inoltre si fingeva di non vedere la portata disastrosa dell'impatto ambientale e viabilistico di questo gigantesco attrattore di traffico capace di attirare ben 10,5 milioni di visitatori e 4,5 milioni di auto ogni anno. Ora sono arrivati al pettine tutti i nodi politici, urbanistici e viabilistici che ho sollevato dal 2012 pagando un prezzo politico e personale sproporzionato rispetto alla scarsissima concretezza del progetto».

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