Accordo tra Agsm, Aim e A2A, +Europa: «Rischio subalternità per Verona»
Giorgio Pasetto: «Si continua a sostenere la "svendita" di Agsm, senza spiegare il perché. Comincia a destare sospetti, tanta insistenza: una scelta così ostinata deve avere delle ragioni che non si vogliono comunicare»
«A quanto pare, Comune di Verona e dirigenza non vogliono sentir ragioni e continuano a sostenere la "svendita" di Agsm ad A2A, come scelta migliore, anzi naturale. Senza spiegare il perché. Comincia a destare sospetti, tanta insistenza: una scelta così ostinata deve avere alle spalle delle ragioni che evidentemente non si vogliono comunicare». Il rappresentante veronese di +Europa Giorgio Pasetto continua ad esprimere la propria contrarietà alla realizzazione del piano industriale che prevede la fusione tra le due aziende partecipate più importanti di Verona e Vicenza, Agsm e Aim, con i lombardi di A2A come terzo partner. Per Pasetto, come per altri, la via migliore per Agsm è quella di fondersi con Aim, ma trovando un terzo attore di dimensioni paragonabili a quelle di Agsm. A2A, infatti, viene visto come un colosso che fagociterebbe Agsm e Aim. «Una perdita totale di identità territoriale e un prospettiva di subalternità nelle scelte future di politica energetica», questo è il rischio che corre Verona, secondo Pasetto, che prosegue: «Senza parlare delle politiche di smaltimento dei rifiuti, sulle quali l'amministrazione deve una volta per tutte essere chiara, senza dare il sospetto di voler semplicemente "passare la mano". Sindaco e maggioranza continuano a respingere la proposta di indire una gara pubblica. Perché questa levata di scudi?».
La gara pubblica non si farà, come votato dal consiglio comunale, ma Agsm e Aim hanno iniziato un'indagine di mercato per mettere a confronto la proposta di A2A con quelle di altre aziende del settore. Nel frattempo, però, non solo i politici vogliono conoscere i dettagli del piano industriale di Agsm-Aim-A2A. Anche gli industriali e gli ingegneri veronesi chiedono un confronto ad Agsm, perché temono che l'accordo possa generare perdite nell'indotto economico che ruota attorno alla partecipata veronese.