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"Business dell'accoglienza", mozione della Lega a Verona. Cade un'accusa a Gigi Fresco

Bacciga e Comencini hanno presentato la mozione martedì, sull'onda del caso che ha visto coinvolto il patron della Virtus, che nel frattempo si è aggiudicato il primo round della sua battaglia legale: i soldi destinati ai migranti non sono stati utilizzati per la società di calcio

La bufera che la scorsa settimana si è abbattuta su Gigi Fresco, continua ad animare il dibattito politico, che martedì si è arricchito di un nuovo capitolo. 
Lo storico presidente allenatore della Virtus Verona è stato infatti accusato, in seguito ad un'indagine della Guardia di Finanza, di truffa aggravata nei confronti di un ente pubblico (la Prefettura di Verona), falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, turbata libertà degli incanti e autoriciclaggio, per la gestione di circa 700 migranti. Venerdì è scattato il sequestro "per equivalente" da parte delle Fiamme Gialle dei 12 milioni che la società di Fresco avrebbe ricevuto per la gestione dei profughi, dando così il via all'iter giudiziario che dovrà stabilire le eventuali colpe. 

Tornando alla poltica, nella mattina del 9 novembre, nella Sala Delaini a Palazzo Barbieri, i consiglieri Andrea Bacciga e Vito Comencini hanno presentato la mozione, già depositata, di condanna al cosiddetto "business della finta accoglienza ai migranti", firmata da tutto il gruppo consiliare della Lega di Verona.
Proprio il Carroccio si era espresso molto duramente sulla vicenda già nelle ore immediatamente successive, supportato dal primo cittadino Federico Sboarina, e ora sono i due consiglieri a presentare l'iniziativa. 

«Sappiamo tutti cosa è successo: è stata aperta un’indagine per truffa aggravata ai danni della Prefettura di Verona da parte di un’azienda scaligera per la gestione di 700 migranti. Lungi da noi essere giustizialisti e la Magistratura farà il suo corso, ma è anche vero che, se venisse accertato, questo non si tratterebbe del primo caso in Italia. Ci sono altri procedimenti penali in corso a Rieti, a Lodi e Milano – ha detto Bacciga –. È inutile negare che esista la problematica del business della finta accoglienza ai migranti per uno scopo di lucro illegale. Soltanto a nominare ciò scatta l’indignazione di un certa parte politica, come se tutte le persone che si occupano di questo comparto lo facciano con spirito di correttezza e di solidarietà. Invece, come stiamo vedendo, c’è chi antepone il proprio interesse economico per riempirsi il portafogli agendo fuori dai binari della legge. La nostra è una mozione politica in cui chiediamo al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio comunale che condannino il business illegale dei migranti e chiediamo che sindaco giunta e uffici preposti, in virtù della sinergia esistente con la Prefettura, che stringano, ove possibile, le maglie di controllo su ogni nuova richiesta in tal senso». 

«Vogliamo smascherare questo finto buonismo – ha sottolineato Comencini –. Perché quando si parla di immigrazione si deve distinguere tra chi viene in Italia per motivi di bisogno, in fuga da una guerra, chi è qui integrato e lavora e paga le tasse, e chi invece arriva per agire nell’illegalità o per essere sfruttato illegalmente. Sappiamo che spesso dietro all’immigrazione clandestina si nasconde la malavita che sfrutta queste persone: tutti conoscono la famosa tratta degli esseri umani, una piaga che va contrastata senza se e senza ma. Con questa mozione, senza scavalcare il lavoro degli organi giudiziari, chiediamo che il Consiglio comunale prenda un impegno importante e ci auspichiamo che tutte le forze politiche votino a favore. La Lega da sempre combatte la battaglia dell’immigrazione irregolare e del suo sfruttamento economico illegale. In primis il nostro leader Matteo Salvini, durante il suo incarico come ministro dell’Interno, e che oggi si ritrova imputato per aver svolto il suo lavoro. Andiamo avanti a testa alta, cercando di smascherare chi se ne approfitta».

Nessun riciclaggio

Nel frattempo Gigi Fresco si è aggiudicato il primo round nel procedimento a suo carico. 
Come riporta il Corriere di Verona infatti, secondo il Gip Raffaella Ferraro, “non si ravvisa il “fumus commissi delicti” in relazione ai contestati reati di autoriciclaggio e riciclaggio” in quanto “non vi è alcun elemento atto a comprovare che le somme prelevate da Fresco dai conti correnti dedicati della società siano state impiegate o trasferite in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, così come richiesto dalla norma incriminatrice”.
Non ci sarà dunque un secondo sequestro relativo alla Virtus, mentre non sono cadute le altre accuse, per le quali la difesa starebbe preparando un maxi ricorso per il Riesame. 

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