rotate-mobile
Politica Centro storico / Piazza Bra

Fermato aggressore della coppia gay in Bra, Sboarina: "Verona non merita certe etichette"

"Ribadisco oggi quel che ho detto subito dopo il fatto, - ha spiegato il sindaco Federico Sboarina - e cioè che Verona non è omofoba e rifiuta ogni tipo di violenza, fisica e verbale"

La polizia di Verona è riuscita nelle scorse ore ad identificare e rintracciare l'autore dell'aggressione omofoba avvenuta in piazza Bra lo scorso 11 agosto. Si tratta di un ragazzo 21enne, di nazionalità rumena e residente a Verona, gravato da diversi precedenti nonostante la giovane età per lesioni, minacce, estorsioni, rissa e ingiurie.

Con lui erano presenti anche altri giovani, il cui comportamento tenuto nell'occasione dell'aggressione è ancora al vaglio degli inquirenti. Su di loro non si sa nulla, né l'età, né tantomeno la nazionalità: tutti cittadini rumeni residenti a Verona, o c'erano anche degli italiani? Chissà...Quel che pare evidente è che se gli altri presenti non hanno "solidarizzato" con l'aggressore quel sabato 11 agosto, di certo non lo hanno fatto nemmeno con le vittime, la coppia gay assalita perché si teneva per mano. Come è noto, infatti, perché la cosa non degenerasse si è reso necesario l'intervento della polizia.

Quel che emerge dal resoconto della polizia in merito all'episodio, è che nessuno dei presenti, né l'aggressore né gli altri ragazzi del gruppo, tutti incensurati quest'ultimi, si erano in precedenza mai messi in evidenza «sotto il profilo politico». Una specificazione quest'ultima data dalla Questura scaligera che ha fornito l'occasione al sindaco Federico Sboarina di manifestare tutto il suo disappunto nei confronti di coloro che, a ridosso dell'episodio, lo avevano additato, insieme alla sua giunta, quale «fomentatore di un clima d'intolleranza» che si sarebbe diffuso in città nel corso dei mesi trascorsi dalla sua elezione.

«Come spesso succede, - ha spiegato il primo cittadino di Verona - le reazioni a caldo non servono a nulla, se non ad alimentare polemiche inutili e dannose per la città e la sua immagine. Questo episodio ne è l’ennesima dimostrazione. A Verona abbiamo una Questura efficiente che in pochi giorni ha concluso le indagini, a dimostrazione che chi vuole vivere fuori dalle regole qui non trova spazio. Ringrazio le forze dell’ordine e in particolare la Digos per la tempestività con cui hanno individuato il responsabile dell’aggressione alla coppia gay di sabato scorso. Il ragazzo romeno era già noto alla polizia per una serie di comportamenti violenti».

Alcuni quotidiani, sulla scorta del resoconto fornito dalla Questura, si sono nelle scorse ore subito affrettati a riassumere la vicenda impiegando espressioni quali «escluso il movente politico». Ora, se è certamente vero che il 21enne non aveva legami con ambienti politici definiti, e accettando anche che nei suoi confronti prevalga pur sempre la doverosa "presunzione d'innocenza" fino al termine del processo (la sua versione dei fatti pare sia differente dal racconto delle vittime), quale sarebbe dunque stato il "movente" del gesto di violenza? Poiché il 21enne è gravato da precedenti criminali, il movente dell'aggressione a una coppia gay, da "politico" si trasforma automaticamente in "criminale"? Cosa avrebbe dovuto fare perché il movente fosse riconosciuto come "politico", estrarre prima la tessera del "partito suprematisti bianchi omofobi"? Come è buffa la logica della banalizzazione giornalistica...Se, e lo ribadiamo "se", le cose fossero andate come è stato raccontato dagli aggrediti, e cioè che prima ci sarebbero stati gli insulti a sfondo sessuale loro rivolti, omofobi, e in seguito gli schiaffi, ebbene, a noi pare che, anche se a commettere il fatto dovesse risultare essere stato un 21enne con precedenti, il movente resti pur sempre di natura "politica", essendo politica ogni forma di violenza, intolleranza, odio, sia anche dettata da idee personali pur sempre però discriminatorie, che si venga a manifestare in modo pubblico, contaminando cioè la vita pubblica di una città.  

Una volta chiarito questo punto, meritano senza dubbio attenzione e rispetto le parole del primo cittadino scaligero Federico Sboarina, il quale ha voluto respingere recisamente l'etichetta di "città razzista e omofoba" che ciclicamente Verona si vede affibiare: «Ribadisco oggi quel che ho detto subito dopo il fatto, - ha spiegato il sindaco - e cioè che Verona non è omofoba e rifiuta ogni tipo di violenza, fisica e verbale. E nemmeno vengono ammesse discriminazioni per nessun tipo di orientamento: sessuale, religioso e di razza. Discriminazioni che a Verona non esistono, mentre continuano le strumentalizzazioni. Trasformare gli atti di un delinquente romeno, con precedenti per violenza che prescindono dall’omofobia, - ha quindi aggiunto ancora Sboarina - in un'etichetta ad una intera città è pericoloso. Faccio ad alta voce la difesa della città di Verona e dei veronesi che sono accoglienti e solidali. Se c’è stato qualcuno che si è riempito la bocca con etichette immeritate e generalizzate, oggi ci deve delle scuse». 

Non sappiamo se delle scuse arriveranno effettivamente all'ufficio del sindaco, certo le sue sono affermazioni che devono essere prese sul serio e in piena fiducia, perché sono parole che lo impegnano su una via giusta, ma difficile. La vera questione si colloca infatti nella modalità di esercizio democratico del potere, ed è qui che la sfida risulta quanto mai complessa: in democrazia chi detiene il potere, la maggioranza, dovrebbe saper governare con politiche che nell'affermarsi abbiano anche la capacità di tutelare e garantire chi quel potere non ce l'ha, vale a dire la minoranza, o come spesso accade, le tante minoranze.

Le critiche rivolte all'amministrazione attuale da parte di movimenti come Non una di meno, Circolo Pink etc., sono in fondo motivate da una semplice convinzione, quella cioè che le minoranze, oggi, a Verona non siano abbastanza tutelate e garantite da quella maggioranza che detiene il potere. È proprio a quelle minoranze che sono, forse, anzitutto indirizzate queste parole del primo cittadino veronese: «Non tollero più che i valori positivi in cui credo vengano presi a pretesto per descrivere ciò che non rappresentano, e cioè l’omofobia. Sostenere la famiglia naturale, con un padre e una madre, non significa essere nemici di chi la pensa diversamente».

Non significa essere nemici di chi la pensa diversamente, ecco, già il "semplice" tentativo di fuoriuscire dalla logica del "Politico" par excellence, quella del "nemico-amico", cessare cioè di pensare che governare politicamente significhi anzitutto istaurare l'ordine attraverso la decisione di chi è pubblicamente amico e chi è invece nemico, ci pare essere un buon inizio. È possibile portare avanti politiche di sostegno alla cosiddetta "famiglia naturale", senza essere nemici di chi la pensa diversamente, continuando cioè a tutelare anche i diritti di quelle minoranze che, pur senza essere «padre-madre», ma magari padre-padre o madre-madre, si uniscono nell'amore reciproco e hanno la convinzione di costituire comunque una famiglia? La nostra risposta, sulla fiducia, non può che essere affermativa, ma come detto all'inizio, certo non è cosa semplice.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Fermato aggressore della coppia gay in Bra, Sboarina: "Verona non merita certe etichette"

VeronaSera è in caricamento