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Ex Cartiere a Verona, Europa Verde spinge per un progetto "più green"

«Il futuro delle ex Cartiere dev'essere a vocazione verde, non di mattoni e asfalto», recita la nota diffusa dal gruppo sul progetto approvato dal Comune che vede la costruzione di una nuova zona residenziale

Il progetto di recupero della zona delle Ex Cartiere a Verona, continua a destare obiezioni da parte delle opposizioni. L'amministrazione comunale nei giorni scorsi aveva annunciato che l'area compresa tra il canale Camuzzoni, via Fedrigoni e via Basso Acquar, anziché ospitare un centro commerciale, avrebbe visto sorgere un'area residenziale, con spazi dedicati anche ad uffici e strutture ricettive. 
La Giunta infatti aveva accolto la proposta di modifica da parte dei costruttori, incontrando anche le prime contestazioni. 

A dire la sua ora è il gruppo Europa Verde, che spinge invece per un progetto per la zona maggiormente rivolto all'ambiente. 
«Verona ha bisogno di un nuovo bosco, non di un nuovo quartiere - recita la nota diffusa dal gruppo -. Il futuro delle ex Cartiere dev'essere a vocazione verde, non di mattoni e asfalto.
Siamo ancora in tempo per fermare una nuova colata di cemento nell'area tra Basso Acquar e Porta Nuova. Il Sindaco Sboarina e l'Assessore Segala lo chiamano "recupero" di una zona degradata: un nuovo polo residenziale, un quartiere con supermercato ed esercizi commerciali, servizi e conseguente traffico automobilistico.
L'Amministrazione ha rinunciato ad avere una visione nuova di città, ha abdicato alla funzione di pianificazione urbanistica, delegando il futuro di quest'area alla proprietà dei terreni, la Società Vastint, legata al gruppo industriale Ikea. La Giunta non progetta nulla ma si limita a ratificare gli appetiti dei costruttori edili.
In quell'area insistono già i centri commerciali Esselunga, Adigeo, la Fiera, gli insediamenti di Verona Sud a cui si aggiungerà la zona residenziale prevista nell'ex scalo merci. Tutta la popolazione di quest'area, i giovani e i giovanissimi, gli anziani e coloro che si trovano in situazione di fragilità, hanno diritto ad aria e ambiente più salubri.
Non ha più alcun senso costruire nuovi condomini in epoca di emergenza climatica.
Se si vuole davvero contenere il riscaldamento globale, bisogna iniziare da scelte urbanistiche nuove, da uno sviluppo molto diverso da quello seguito fino ad oggi. Le politiche del mattone appartengono ad un passato non più sostenibile, bastano ed avanzano. Dobbiamo puntare su altro, più innovativo, più tecnologico, più rispettoso della natura e degli spazi verdi di cui il nostro territorio martoriato ha estremo bisogno.
Costruire un nuovo quartiere significa immettere nuova C02 e ridurre la produzione di ossigeno. Il Veneto è tra i territori più inquinati e più antropizzati del mondo: dobbiamo decostruire, recuperare spazio per piantumazione di alberi, togliere l'inutile cemento che ha consumato suolo rendendolo improduttivo.
La popolazione residente non è in aumento. Non c'è nessun bisogno di nuove abitazioni. È sufficiente recuperare l'edilizia già esistente, rimettere sul mercato gli appartamenti sfitti ristrutturare con nuovi criteri di risparmio energetico, investire in risanamento ambientale. Ormai è chiaro che in questi casi il "non fare" è sempre meglio del "fare male". Così come non verrà insediato un nuovo centro commerciale, ora bisogna non fare i nuovi condomini alle ex Cartiere. "Non fare" per aprire lo sguardo e iniziare finalmente a "progettare".
L'area ex Cartiere deve essere collegata al Central Park per realizzare quello che sarebbe il più grande bosco urbano d'Italia: l'unica idea veramente innovativa, moderna, necessaria per compensare l'esistente produzione di inquinanti».

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