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Referendum per il taglio dei parlamentari: «Con queste legge elettorale tanto vale ridurli»

Alessio Morosin candidato alle regionali 2020 come capolista del Partito dei Veneti, nel collegio di Venezia, spinge i suoi sostenitori a votare "Si" alla consultazione che si terrà il 20 e 21 settembre

Con decreto del Presidente della Repubblica del 17 luglio scorso è stato fissato, per domenica 20 e lunedì 21 settembre, il referendum costituzionale riguardante l’approvazione della legge sulle “modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione, in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Votando "Sì", si esprime la volontà di confermare le modifiche alla legge approvata nell’ottobre 2019; votando "No" si manifesta la volontà di conservare il testo costituzionale come attualmente vigente.

«La mia tesi è che, mentre dal punto di vista istituzionale si dovrebbe votare "No", la realtà per come essa è, e che non possiamo ignorare, ci impone di votare "Sì", in merito alla riduzione del numero dei parlamentari», afferma Alessio Morosin candidato alle regionali 2020 come capolista del Partito dei Veneti, nel collegio di Venezia, che vede Guadagini sfidare Zaia. Con un Sì al referendum confermativo, complessivamente, il numero dei parlamentari italiani diminuirebbe da 945 a 600 (da 630 a 400 deputati, da 315 a 200 senatori).

«Servono rappresentanti dei cittadini eletti, non nominati e obbedienti alla volontà di chi li ha scelti - continua Morosin - . Di fatto le cose vanno in questo modo. Per questo dico, per conto mio potrebbero essere anche 60, ma anche 6 i parlamentari, non 600. Ben diverso sarebbe se lo Stato funzionasse. In quel caso - dice Morosin - non direi di tagliare il numero dei parlamentari per garantire una maggior vicinanza tra eletti ed elettori. Questa democrazia non è rispettosa del termine stesso e dobbiamo guardare la realtà per quella che è - dice il candidato capolista al Consiglio regionale -. La questione del risparmio è ridicola - afferma -. Non ha una grossa rilevanza. Smascheriamo le finzioni. Sono per il "No", ribadisco, come giurista e cittadino: non andrebbero ridotti i parlamentari con il rischio di ridurre le garanzie democratiche. Ma la questione prima ancora che tecnica è politica. Con questa legge elettorale i rappresentanti non sono eletti ma nominati: tanto vale ridurli. Diciamo "Sì" affinché il "mostro" cada nelle sue stesse contraddizioni. Di fronte a uno stato "baro" - conclude Morosin, richiamando il titolo di uno dei suoi libri più conosciuti - non rimane che votare Sì».

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