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Venerdì, 19 Aprile 2024

Autonomia, PD: «Ripartire dalle nostre proposte». E sul dibattito tra Lega e FdI: «Coalizione finta»

Il Partito Democratico si inserisce sul tema caro ai veneti, con il rilancio delle sette competenze da parte del deputato Zardini. L'onorevole Lorezin invece commenta la discussione in atto nel centrodestra, che tocca più argomenti: «Con loro c'è il rischio che nasca un governo già morto»

Sul tema dell'autonomia regionale è in atto una discussione all'interno del centrodestra in vista della tornata elettorale del 25 settembre, quando i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sul nuovo Governo. Un dibattito che vede come principali interlocutori Fratelli d'Italia e la Lega: quest'ultima in particolare spinge forte sul tema, così come ha ribadito lunedì il vicesegretario Lorenzo Fontana nel corso di un incontro tenutosi a Verona con altri componenti del Carroccio, mentre il partito guidato da Giorgia Meloni appare molto più cauto. 

Discussione, quella sull'autonomia, in cui si inserisce anche il Partito Democratico: «Il percorso dell’autonomia del Veneto riparta immediatamente con la nuova legislatura prendendo come base le proposte avanzate in primavera dal Partito Democratico del Veneto». A chiederlo il deputato veronese Diego Zardini che, ricorda, «come gli unici passi avanti su questo tema siano stati fatti grazie ai governi del centrosinistra, Gentiloni e Conte II. Il Veneto deve lavorare per ottenere le funzioni e le risorse su alcune materie chiave, non su tutte, per la struttura sociale ed economica della nostra regione, deve avviare un confronto con cittadini, istituzioni locali e imprese degli effetti del trasferimento di competenze e, infine, istituire una commissione speciale del Consiglio regionale a supporto delle iniziative della giunta nella trattativa con lo Stato».

L'esponente dem sottolinea come le competenze richieste non siano mai state oggetto, funzione per funzione, di un dibattito pubblico con i diversi portatori di interesse per misurarne il valore, la stessa utilità o eventuali criticità. Per questo, dice Zardini, «è necessario concentrare l’iniziativa su alcune competenze proprio in funzione delle esigenze di crescita e rafforzamento della struttura produttiva regionale».
Queste le sette competenze richieste dal PD del Veneto: politiche attive del lavoro; integrazione tra politiche attive e politiche passive; organizzazione delle fondazioni ITS; sistema integrato di istruzione professionale e di istruzione e formazione professionale; internazionalizzazione delle imprese; governo del territorio in funzione della rigenerazione urbana; prevenzione del rischio sismico. 

Tra le altre iniziative il PD propone l’avvio di una consultazione e di un confronto con le forze economiche e sociali, le categorie produttive e i portatori di interesse sulle esigenze per migliorare il rapporto tra la Regione e istituzioni locali, enti, cittadini e imprese alla luce dell’eventuale trasferimento di competenze. «Le risorse devono essere conseguenti alle scelte fatte - conclude il deputato -. Le competenze richieste su specifiche materie e per determinate funzioni comportano il trasferimento su scala regionale delle relative risorse umane, materiali logistiche e finanziarie. L’obiettivo non può che essere il miglioramento della vita dei cittadini e un rapporto più semplice con la pubblica amministrazione». Dal Partito Democratico ribadiscono come dal loro punto di vista rimangano basilari le ragioni di fondo a sostegno di un’attuazione equilibrata del regionalismo differenziato, vale a dire la valorizzazione, all’interno della cornice unitaria dello Stato, delle diverse capacità dei diversi livelli di governo «in modo che i cittadini possano ottenere, nel rispetto del principio di sussidiarietà, i migliori servizi dal livello di governo più adeguati ed efficiente in quel settore».

Il botta e risposta sul tema all'interno della coalizione di centrodestra, ha dato spunto anche ad una serie di considerazioni sull'effettiva unità del fronte composto da Lega e Fratelli d'Italia, in cui è presente anche Forza Italia.
«Quella tra Lega e Fratelli d'Italia è una coalizione finta. Con loro c'è il rischio che nasca un governo già morto». Non usa giri di parole l'onorevole dem Beatrice Lorenzin commentando il braccio di ferro, con Zaia che ha chiesto agli alleati di chiarire la linea sul tema, prima del voto.
«Lega e FDI non sono d’accordo su nulla, non solo l’autonomia delle regioni, ma anche sulla flat tax e sullo scostamento di bilancio, così come sull’Europa e sul rapporto con Putin e la Russia. È chiaro a tutti che, se malauguratamente dovessero vincere, ci sarebbe un governo immobile assoggettato ai giochi di Palazzo», ha concluso Lorenzin.

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