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Tosi: «In Agsm-Aim Verona ha più quote ma non comanda». Casali: «Intervento elettoralistico»

Per il candidato sindaco «il potere effettivo dell'azienda è in mano a Vicenza», ma il presidente replica: «Non esistono due società e tutti i dipendenti fanno parte di un unico grande gruppo»

«In Agsm-Aim, Verona ha più quote ma comanda Vicenza. È un paradosso». Ma dall'azienda rispondono: «Non esistono due società, ma un unico grande gruppo che non guarda ai luoghi di residenza».
Botta e risposta tra il candidato sindaco Flavio Tosi ed il presidente di Agsm-Aim Stefano Casali. I due, tempo fa, erano alleati. Un tempo che ormai sembra lontano anche se sono passati meno di dieci anni. Ma i tempi della politica corrono ad una velocità diversa rispetto al tempo tenuto da orologi e calendari. E così Verona Domani, il movimento di Casali, è oggi uno dei perni su cui poggia la ricandidatura del primo cittadino Federico Sboarina. Mentre Tosi vuole chiudere la parentesi Sboarina e rivestire quel ruolo già ricoperto per due mandati.

E la narrazione politica di Flavio Tosi ha un tema principale che ricorre spesso: Sboarina avrebbe rovinato il lavoro impostato dalle due amministrazioni precedente, quelle guidate appunto da Tosi. Una narrazione che investe anche le aziende partecipate che proprio durante il quinquiennio di Sboarina hanno vissuto una grande rivoluzione. Agsm, la più grande azienda controllata dal Comune di Verona, si è fusa con Aim, la principale azienda controllata dal Comune di Vicenza. Le due aziende, però, non avevano la stessa grandezza e per questo le quote non sono suddivise equamente. Verona ha più del 60% di Agsm-Aim ed esprime il presidente (Stefano Casali) ed il consigliere delegato (Stefano Quaglino). «Eppure il potere effettivo è in mano a Vicenza», lamenta Tosi che aggiunge: «Da sindaco ho creato le premesse per la fusione, ma l'amministrazione Sboarina non ha gestito come avrebbe dovuto la ripartizione dei poteri. In base alle quote, Verona avrebbe diritto a gestire quattro delle sei business unit, il cuore decisionale del gruppo, che invece sono ripartite alla pari. Il fatto più grave è però che al loro interno è stato indebolito il potere di Verona, che ha licenziato per motivi politici cinque dirigenti di grande esperienza e profonda conoscenza della macchina operativa. Vicenza invece si è tenuta le figure migliori. In questo modo in Agsm-Aim si è creato un forte disequilibrio a favore di Vicenza, che oggi ha gli uomini chiave nei settori dove si prendono le decisioni effettive del gruppo. L'amministrazione di Verona ha preferito prendersi le careghe, poltrone lautamente pagate ma in sostanza solamente rappresentative. Serve un cambio di rotta per ridare a Verona il giusto peso che la storia di Agsm e i tanti dipendenti che ci lavorano meritano. E noi dopo le prossime elezioni agiremo in tal senso, riportando anche l'emolumento del presidente a un livello "normale", dato che con Sboarina è stato triplicato».

Un intervento, quello di Tosi, descritto come «elettoralistico» da Casali. Il presidente di Agsm-Aim si è detto stupito dalle parole del candidato sindaco ed ha aggiunto: «Ci si aspettava che Tosi avesse compreso che oggi non esistono due società ma una soltanto e che tutti i dipendenti delle precedenti fanno parte di un unico grande gruppo che sta raggiungendo obiettivi e risultati impensabili sotto il suo mandato di sindaco. Quanto a valorizzazioni individuali di soggetti interni, ci piace poter comunicare a lui e ai territori che le stesse vengono fatte solo in merito alle specifiche competenze e capacità da applicare al meglio in ogni singolo settore aziendale. Non si guardano i luoghi di residenza o le diverse presunte "appartenenze" dei dipendenti per delegare responsabilità e impegni lavorativi».
Casali non ha affrontato, invece, il discorso sul suo emolumento, ma su questo è stato difeso dai consiglieri comunali di Verona Domani Paolo Rossi e Massimo Paci: «Tosi parla di emolumenti, poltrone ben remunerate, incarichi, careghe nelle aziende pubbliche? Forse scherza, oppure ha la memoria molto corta. Pochi anni fa, Verona finì all’attenzione di tutti i media nazionali per lo scandalo degli stipendi d’oro percepiti da numerosi direttori generali delle partecipate durante il suo mandato. Una figuraccia che fece della nostra città un esempio di cattiva amministrazione, proprio mentre lui era sindaco. Per fortuna quei tempi sono passati e le cifre faraoniche percepite dai suoi manager sono un lontano ricordo. Stipendi d’oro, costi altissimi, direttori con stipendi superiori al presidente della Repubblica, bonus e premi da centinaia di migliaia di euro l’anno ad ex dg e presidenti, molto spesso non laureati, di Amia, Acque Veronesi, Amt, Solori, Agsm, tutti scelti personalmente dall’ex sindaco. Una vera e propria vergogna, alla faccia della collettività e delle fasce più deboli. Tosi abbia almeno la decenza di non rinvangare quella triste pagina di Verona. Fece clamore il caso di un paio di manager di aziende pubbliche che percepivano 250mila euro l’anno, senza dimenticare i faraonici stipendi del super ex direttore generale di Agsm, Giampiero Cigolini, da sempre spalla destra di Tosi in materia di aziende partecipate. Proprio quel Cigolini che oggi fa campagna elettorale a fianco dell’ex sindaco, godendosi una super pensione d’oro pagata per anni da cittadini veronesi».

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