Sboarina aggressivo, ma Tommasi resta pacato. È cominciata la corsa al ballottaggio
Il sindaco uscente attacca direttamente l'avversario: «È il prestanome dell'armamentario ideologico della sinistra». L'ex calciatore insiste su cambiamento e unità: «Dobbiamo convincere chi oggi ha ancora qualche dubbio su chi rappresenta il futuro e chi il passato»
Centrodestra, centrosinistra; passato, futuro; divisione, unione. Tra i risultati delle elezioni di domenica scorsa, 12 giugno, manca quello più importante: il nome del prossimo sindaco di Verona. Nessun candidato ha superato il 50% delle preferenze e così, il 26 giugno prossimo, gli elettori dovranno tornare a votare per il ballottaggio tra i due più votati: Damiano Tommasi e Federico Sboarina.
La campagna elettorale, dunque, vivrà una coda di altre due settimane. E i due candidati hanno già cominciato ad impostarla, senza risparmiare attacchi all'avversario.
Il più aggressivo è il sindaco uscente, il quale deve recuperare lo svantaggio. Tommasi è stato il candidato sindaco più votato, domenica scorsa, e Sboarina ha voluto cominciare la rimonta mostrando il ballottaggio come una «scelta tra centrodestra e centrosinistra, tra chi sa come funziona un Comune, chi ha guidato la città durante una pandemia e stanziato milioni per aiutare le famiglie in difficoltà con le bollette, e chi non è mai entrato in un consiglio comunale e non sa nemmeno, comprensibilmente, cosa sia una delibera di giunta». Sboarina dunque si descrive come il candidato sindaco del centrodestra, strizzando l'occhio agli elettori di quell'area che il 12 giugno hanno scelto altri candidati. Ma soprattutto si descrive come un amministratore navigato, mentre Tommasi sarebbe inesperto e quindi facilmente manovrabile dai partiti di centrosinistra. «Tommasi è teleguidato dai parlamentari del PD, da ciò che rimane del Movimento 5 Stelle e da una sinistra ideologica al cui interno c’è tutto e il contrario di tutto», è l'affondo diretto di Sboarina il quale ribadisce la propria visione di Verona: «Una città in cui dopo 40 anni sono ripartite le grandi opere, una città prima in Veneto per offerte di lavoro e quinta in Italia. Una città in cui abbiamo fatto ripartire turismo, fiera, aeroporto e una delle città più sicure d'Italia».
Nelle prossime settimane, Sboarina chiamerà a raccolta «tutto l'elettorato di centrodestra, la Verona che produce ricchezza e lavoro» contro Tommasi, mostrato come «una brava persona» ma «pericoloso perché è il prestanome dell'armamentario ideologico della sinistra».
Mantiene invece il suo stile pacato Damiano Tommasi, il quale nel suo commento ai risultati elettorali non ha nominato direttamente Sboarina, facendo però intendere che ci sono due fronti, un "noi" e un "loro". «Nelle prossime settimane dobbiamo continuare a fare quello che abbiamo fatto negli ultimi mese, sapendo che dobbiamo convincere chi oggi ha ancora qualche dubbio su chi rappresenta il futuro e chi il passato», ha dichiarato Tommasi, insistendo sull'idea di cambiamento. «Il risultato che abbiamo ottenuto va oltre le aspettative - ha aggiunto il candidato della coalizione Rete! - Il nostro messaggio è arrivato ed è arrivato anche il messaggio degli elettori. I cittadini e le cittadine vogliono che si parli di Verona e vogliono girare pagina. E politicamente chi propone di cambiare passo siamo noi». Ed è anche l'unità tra partiti e liste civiche l'altro elemento su cui Damiano Tommasi ha insistito. «Siamo uniti e crediamo molto in quello che abbiamo proposto - ha spiegato Tommasi - Ci siamo accorti che se si parla di cose concrete ci sono molti più punti in comune che divisioni. Le divisioni le abbiamo lasciate agli altri». Il candidato sindaco ha dunque chiesto compattezza ai suoi. E ha chiesto un ultimo sforzo, da fare con l'entusiasmo dei tanti voti presi il 12 giugno, per coinvolgere ancora gli elettori e spingerli alla partecipazione.