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Nessun dialogo, solo elogi o critiche. La lettera di Zenti divide Verona ancor di più

Il richiamo del vescovo a fare attenzione ai programmi dei candidati sindaco non è stato interpretato come equidistante ed ha suscitato reazioni anche a livello nazionale

Fin dall'inizio della campagna elettorale, le elezioni del sindaco di Verona hanno avuto un certo risalto nazionale. Lo hanno avuto prima del voto del 12 giugno, con i segretari e gli alti rappresentanti dei diversi partiti giunti nel capoluogo scaligero per sostenere i propri candidati. E lo sta avendo anche in queste due settimane che portano al ballottaggio. Prima con le discussioni sugli apparentamenti, che si sono concluse con un nulla di fatto. Mentre oggi, 20 giugno, a tener banco è la lettera scritta dal vescovo Giuseppe Zenti ai confratelli della diocesi.

L'invito di Zenti a «non schierarsi per un partito o per una persona» ma comunque di fare attenzione ai programmi per «segnalare eventuali presenze o carenze di valori civili con radici cristiana» è diventato di dominio pubblico, scatenando reazioni a livello locale e nazionale.
L'ormai ex parlamentare di Forza Italia Elio Vito, in rotta con il suo partito, ha commentato: «È venuto il momento che i partiti e la politica, tutta la politica, difendano la laicità dello Stato dalle ingerenze della Chiesa». E di «gravissima ingerenza» ha parlato anche Carlo Calenda, leader di Azione, che su Twitter ha scritto: «Delle intromissioni dirette della chiesa cattolica nelle elezioni non abbiamo nostalgia».
Proprio a Calenda ha però replicato il parlamentare veronese della Lega Luca Comencini: «Probabilmente Calenda e i tanti rappresentanti e simpatizzanti della sinistra veronese non avranno nemmeno letto la lettera del vescovo, in cui si parla di ideologia gender, di eutanasia e aborto, ma anche di scuola, di sostegno ai disabili e alle famiglie, di occupazione e altro ancora. Temi vitali per l'amministrazione di una città. Quali sono i progetti e le idee di Tommasi? Fino ad oggi abbiamo assistito solo ai suoi silenzi. Poteva essere un'occasione di dibattito e di confronto, invece cosa accade? Che la sinistra alza i toni per spostare l’attenzione dell’ideologia gender e per coprire il vuoto assoluto della propria proposta politica».

A livello locale, esponenti di centrodestra a supporto del candidato sindaco Federico Sboarina hanno scritto messaggi molto simili, ringraziando Zenti per l'intervento in difesa della «famiglia naturale, non alterata dell'ideologia gender», perché «i valori della vita, della famiglia e della patria vanno custoditi e protetti ogni giorno». Stefano Casali ha scomodato addirittura la figura di Don Milani che «sarebbe stato d'accordo con il vescovo Zenti», scrive Casali. Ed anche Stefano Valdegamberi spinge per la rielezione di Sboarina sfruttando la lettera di Zenti. «Bisogna assolutamente evitare che le pubbliche amministrazioni locali siano promotrici di iniziative che sposano l'ideologia gender, bypassando con sotterfugi le norme nazionali - ha dichiarato Valdegamberi - La presenza esplicita nel programma del candidato Tommasi di iniziative volte a promuovere l'ideologia gender, suscita molte preoccupazioni».
E quindi, pur invitando a non schierarsi, la lettera di Zenti è stata interpretata come un messaggio a favore di Sboarina. I sostenitori del candidato sindaco di centrodestra, infatti, hanno solo parole di elogio nei confronti del vescovo. Dall'altra parte, chi vorrebbe vedere Damiano Tommasi alla guida della città giudica inopportuno l'intervento di Zenti. «A Verona abbiamo un vescovo scaduto e scadente - ha scritto Mao Valpiana di Europa Verde - Come i suoi amici ex sindaci scaduti e scadenti fa mosse della disperazione perché ha capito che quel mondo di potere è finito. L'onda gialla di Damiano Tommasi sta arrivando. Da lunedì Verona gira pagina». E Giorgio Pasetto di +Europa ha aggiunto: «Sarebbe meglio se la scelta di chi amministra una città restasse laica e legata a programmi concreti, ugualmente a beneficio di tutti, ma a Verona siamo ormai abituati alle invasioni di campo da parte di chi, invece che amministrare, a modo suo vorrebbe moralizzare. Non mi permetto di valutare il punto di vista della fede, ma da quello civile, i valori universali che devono essere vivi in una città giusta, sono quelli della tolleranza, dell'uguaglianza, delle libertà individuali. Le carenze di cui parla Zenti, sono tutte nella destra che fino ad ora ha amministrato Verona e che l'ha ridotta ad una immagine di città bigotta, intollerante e arretrata. Instillare paure, ricorrendo a formule inesistenti come la "teoria gender" o temi che nulla hanno a che vedere con l'amministrazione di una città, fa male alle famiglie veronesi, che hanno l'unico bisogno di far crescere giovani aperti e pieni di prospettive». Ma l'intervento più duro è stato quello del Comitato Verona Pride, che il prossimo 16 luglio, scenderà in Piazza Bra per promuovere la sostanziale uguaglianza tra tutti i cittadini, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. «La comunicazione a firma del vescovo Giuseppe Zenti è il suo lascito a Sboarina, il suo servile ringraziamento per la fitta collaborazione che vi è stata fra fascismo istituzionale ed ecclesiastico - ha scritto in una nota ufficiale il Comitato Verona Pride - Ma questo vescovo non se ne doveva già essere andato? Ed ecco la zampata finale, l’ennesima intromissione della curia veronese nella vita laica della città, un testo che possiamo definire vergognoso e che invita alla violenza contro noi lgbtqia+ e contro il diritto all’aborto. Confidiamo che il cambiamento in atto a Verona superi questi dettami di un vescovo che per Verona è stata un vera calamità contro il diritto alla nostra autodeterminazione».
E infine, c'è il già candidato sindaco Flavio Tosi. Escluso dal ballottaggio e dagli apparentamenti, Tosi si può permettere bordate sia contro Tommasi che contro Sboarina. «In questi giorni di campagna elettorale pre-ballottaggio i grandi assenti sono i contenuti, poi non stupiamoci se domenica vincerà l’astensione - ha scritto Tosi - Tommasi non entra nei temi più delicati per non scontentare Bertucco e grillini. E Sboarina fa il solito errore politico: pensando che gli bastino i suoi voti, punta sull’ideologia più retriva, strumentalizzando a proprio piacimento vescovo e religione. Ma di sicurezza, urbanistica, impresa, lavoro, cultura e turismo nessuno parla. Suggerisco da uomo liberale di centrodestra: anziché strumentalizzare il vescovo Zenti, o politicizzare la religione, sarebbe più utile dire ai veronesi e alle veronesi come si pensa di risolvere i problemi concreti della città».

Pare dunque che la lettera di Zenti non abbia raggiunto l'obiettivo di avvicinare nel dialogo. Anzi, sembra che le parole del vescovo abbiano reso i due schieramenti ancora più distanti.

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