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Elezione vicepresidente Consiglio: i voti a Vallani, ma scoppia la questione di genere

Eletto il consigliere Pd, ma in dissenso si era "auto-candidata" anche la collega dem Elisa La Paglia: «Il mio intento era aprire una breccia». Scintille tra Bisinella e Verona Domani

L'elezione in Consiglio comunale a Verona del vicepresidente si è rivelata fonte di dissidi interni a un partito (il Pd), polemiche tra maggioranze ed opposizioni, discussioni sul fondamentale tema delle pari opportunità tra uomini e donne, in politica come altrove nel quotidiano. A monte vi è il passaggio di Alessandro Gennari dal M5S alla Lega, poiché la carica di vicepresidente che ricopriva spetta ad un consigliere eletto tra le fila dell'opposizione e, dunque, si è reso necessario trovare un sostituto. O una sostituta, e qui sono iniziati i problemi. Sì, perché se scegliere un vicepresidente tra le opposizioni costituisce una forma di "garanzia", nel 2021 è altresì legittimo fare un ulteriore ragionamento politico, e cioè che se il presidente del Consiglio comunale è un uomo, costituisce una forma di "pari opportunità" (e forse pure di "garanzia") individuare tra le opposizioni una donna per la carica di vicepresidente.

Tuttavia, pur essendo Ciro Maschio (uomo finanché nel cognome) l'attuale presidente del Consiglio comunale a Verona, il candidato poi effettivamente eletto a vicepresidente è stato trovato dalle opposizioni nel consigliere Pd Stefano Vallani, un altro uomo. Nel mezzo però si è insidiata Elisa La Paglia, altra consigliera dem che, pur sapendo di non avere i numeri, si è auto-candidata per sollevare una questione che, teoricamente, dovrebbe essere tra le priorità del suo partito. In realtà, ovviamente, la questione "femminile", o meglio la sua importanza de iure e "sacrificabilità" de facto, all'interno del Pd non nasce certo a Verona, ma aveva già avuto luogo a procedere su scala nazionale con la composizione del governo Draghi: gli uomini piazzati a fare i "ministri", mentre le donne messe a fare le "sottosegretarie" (suona male, ma è difficile contestare i dati oggettivi), con tanto di successive inevitabili polemiche.

Stefano Vallani

Stefano Vallani

Torniamo però a Verona, poiché naturalmente l'elezione del consigliere Stefano Vallani, il quale ha naturalmente il merito di essersi guadagnato la stima degli altri consiglieri di opposizione che lo hanno votato, ha dato adito ad una serie di veementi critiche da parte dei consiglieri di maggioranza. Così scrivono in una nota congiunta gli esponenti di Forza Italia e Battiti per Verona: «È emersa la loro spaccatura interna: i consiglieri del Pd sono solo in tre e si sono candidati in due, ma solo perché il capogruppo non può farlo altrimenti si sarebbe candidato anche Benini. Il Pd aveva la possibilità di dimostrare con i fatti la lezione del governo sulla parità di genere, invece anche a Verona come a Roma,  per la carica istituzionale di vicepresidenza del Consiglio comunale il Pd ha scelto le logiche di corrente sacrificando la collega Elisa La Paglia. Ancora una volta, una dimostrazione di incoerenza ma soprattutto che la tutela dei diritti è un elastico, da tirare solo quando fa comodo. Una bella occasione persa».

Non è naturalmente mancata a stretto giro la presa di posizione ufficiale del Partito democratico, espressa in una nota a firma del segretario provinciale Pd Verona Maurizio Facincani e dal segretario cittadino Pd Verona Luigi Ugoli, i quali si sono anzitutto preoccupati di spiegare che «la doppia candidatura di due consiglieri comunali del Pd al ruolo di vicepresidente del Consiglio comunale di Verona non è in alcun modo rappresentativa di una spaccatura all’interno del partito».La ricostruzione dei fatti fornita è la seguente: «Il Pd ha seguito la prassi istituzionale, chiedendo ai gruppi di minoranza, cui compete il vicepresidente, la disponibilità a votare ed eleggere un proprio consigliere ed ottenendola da tutti sul nome di Stefano Vallani che quindi è stato indicato formalmente dal Pd come candidato». 

Maurizio Facincani e Luigi Ugoli non si sono poi nascosti ed hanno anche affrontato direttamente il "caso" La Paglia: «La consigliera Elisa La Paglia - spiegano Maurizio Facincani e Luigi Ugoli - ha ritenuto, pur a fronte di tale scelta, così motivata e condivisa politicamente, di portare avanti in modo autonomo la propria candidatura, motivandola con la "questione della parità di genere". Senza nulla togliere alla questione posta, la cui importanza e rilevanza è giustamente molto sentita soprattutto all’interno del Pd, è doveroso osservare che essa è mal posta in questa situazione dove il nome doveva essere il più condiviso dall’intera minoranza e non essere deciso solo dal nostro partito». Ultima stoccata rivolta quindi agli stessi consiglieri di maggioranza: «Ci si chiede perché questo tema, che ora gli esponenti di maggioranza cavalcano per dileggiare il Pd, non sia stato considerato dalla maggioranza stessa quando ha eletto presidente e vicepresidente vicario (entrambi maschi) di propria competenza».

elisa la paglia

Elisa La Paglia

La replica indirizzata ai piani alti del proprio partito da parte di Elisa La Paglia non si è fatta attendere. La consigliera comunale dem ha infatti affidato ai social una lunga riflessione: «La situazione delle donne nel Comune di Verona è che siamo il 27% del Consiglio comunale e il 40% della Giunta, lo 0% della terna della presidenza, perché non c'è una legge o una norma del regolamento che impone entrambi i generi. Ora, tutti i gruppi consiliari che hanno un esponente nella terna della presidenza possono correggere la situazione perché hanno tutti una donna nei loro gruppo di appartenenza (Fratelli D'Italia, Verona Domani e minoranze), quindi tutti loro sono ugualmente responsabili. Aprire una breccia su questo tema era il mio intento, - spiega Elisa La Paglia - sapevo di non avere i voti in aula per vincere, questo ha reso forte e gratuito il mio gesto e il voto di chi lo ha sostenuto. Mi è costato emotivamente ma è un importante e dovuto investimento sul cambiamento. Nonostante questo, - ha quindi concluso Elisa La Paglia - gli attacchi nel mio partito stanno proseguendo in queste ore, sarebbe stata la quarta votazione di un vicepresidente senza rispetto della parità, sempre su accordo Tosi-Pd, lo ricorderei a quei segretari che pensano oggi all'unità del Pd e non al rispetto dei suoi principi fondativi, parità e pluralità in primis».

Le scintille però a palazzo Barbieri non sono finite qui, poiché si è subito aperto anche un altro versante polemico, quello cioè tra i componenti del gruppo Verona Domani e la consigliera d'opposizione Patrizia Bisinella. Nel mezzo un'altra donna, la consigliera Drudi, il cui recente passaggio alla Lista Tosi era stato al centro di precedenti polemiche. Così scrivono i consiglieri di Verona Domani in una nota: «Non più tardi di una settimana fa abbiamo subito gli strali del consigliere (sic) Patrizia Bisinella per una eccessiva crudezza di toni rivolta ad un esponente che aveva tradito per l’ennesima volta il voto degli elettori. La stessa Bisinella aveva accusato Verona Domani di prestare poca attenzione  nei confronti delle donne in politica, denunciando addirittura un atteggiamento misogino. Ebbene, durante il consiglio comunale di Verona, nella votazione per la nomina di vicepresidente del Consiglio comunale di Verona in quota alle minoranze abbiamo assistito al voto compatto di Tosi e dei suoi fidati scudieri a Stefano Vallani. Alternativa chi era? Uno storico esponente donna del Pd. Dov’è finita l’attenzione alle donne da parte della "femminista" Bisinella? Che incoerenza!».

La replica di Patrizia Bisinella è stata infine affidata ai social: «Trovo stravaganti le parole di Verona Domani, che nel giro di poche settimane è passata dal pubblicare a mezzo stampa e social insulti pesanti a una donna (la consigliera Drudi, e io ero intervenuta infatti sul tema della violenza verbale, che è altro da quello da loro richiamato, ma forse non sono in grado di capirlo...), al farsi portavoce, assieme alla maggioranza, di un concetto distorto di parità di genere, ovviamente per motivi strumentali di schermaglie politiche. Per quanto riguarda la questione di Elisa La Paglia, - ha aggiunto la consigliera comunale Patrizia Bisinella - il Pd ha dato ai capigruppo di minoranza un nome solo, Stefano Vallani, collega validissimo, mentre La Paglia si è auto-candidata in lite con il suo partito, e questi sono problemi del Pd che francamente non ci interessano. Ma soprattutto parità di genere non significa che se c'è una sola donna candidata si vota quella a prescindere (proprio per questo sono contraria alle cosiddette quote rosa), questo nulla c'entra con la parità di genere e di condizioni per competere di donne e uomini in base a merito e qualità; anzi, svilisce il tema e la battaglia doverosa per le opportunità delle donne in politica e nella società». 

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Patrizia Bisinella

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