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Dopo Gelmini anche Brunetta lascia Forza Italia, Flavio Tosi: «Spero in un Draghi bis a traino centrodestra»

Secondo Tosi ieri al Senato «non è stato "sfiduciato" Draghi persona o Draghi premier, ma è stato "sfiduciato" quel tipo di maggioranza, divenuta insostenibile con la presenza dei 5 Stelle»

Con il deflagrare della crisi di governo Forza Italia perde i pezzi a livello nazionale, contando in serie le dimissioni di due storici esponenti come Mariastella Gelmini e pure Renato Brunetta che, senza giri di parole, ha detto: «Io non cambio, è Forza Italia che è cambiata. Combatterò ora affinché la sua cultura, i suoi valori e le sue migliori energie liberali e moderate non si perdano e fluiscano in un'unione repubblicana, saldamente ancorata all'euroatlantismo».

A Verona è stato l'esponente di Area Liberal Giorgio Pasetto a stuzzicare i forzisti nostrani, in particolare rivolgendosi ad Alberto Bozza e Flavio Tosi: «Anche Renato Brunetta, esponente veneto storico di Forza Italia, ha lasciato il partito. Come lui, - afferma Giorgio Pasetto - in aperta polemica con la linea politica espressa nel mancato voto di fiducia a Draghi, se ne era già andata Mariastella Gelmini, mentre in aula Andrea Cangini aveva annunciato che non avrebbe seguito la linea del partito, esimendosi dal commentare "per una questione di stile". Ma noi oggi ci domandiamo: che ne dicono Flavio Tosi e Alberto Bozza? Di quale Forza Italia si sono resi esponenti? Di quella europeista, atlantista, draghiana e liberale o di quella che segue il populismo di Salvini, magari con una strizzata d'occhio a Putin? Salvini era nemico storico di Tosi nella Lega, ora è il suo faro politico?», chiede retoricamente Giorgio Pasetto.

La risposta di Flavio Tosi non si è fatta attendere molto. L'ex sindaco di Verona, infatti, entrato in Forza Italia proprio nei giorni precedenti il secondo turno delle amministrative nel capoluogo scaligero, ha affermato in una nota: «Draghi va innanzitutto ringraziato profondamente perché è per merito suo che l'Italia ha riacquisito credibilità dopo i disastri di Conte e dei 5 Stelle. Una credibilità che ha permesso di tenere ancorato il paese al treno storico dei fondi europei del Pnrr e di non essere esposto alle speculazioni finanziarie dello spread. E, ricordiamolo, ha accettato di guidarci solo dietro pressante richiesta di quasi tutti i partiti. Tuttavia Draghi, da non politico, in questi ultimi giorni in cui tutto è precipitato, ha commesso un grosso errore di ingenuità: pensare di potere andare avanti come prima, come se nulla fosse accaduto quando i 5 Stelle hanno strappato sul dl Aiuti».

Secondo Flavio Tosi è dunque lì che «si è rotto il patto di fiducia del governo di larghe intese nato nel febbraio 2021, con Draghi sostenuto da un'ampia maggioranza, con partiti diversi tra loro, chiamati a restare uniti nel segno della responsabilità». Insomma, Flavio Tosi parrebbe assumere la linea già espressa in queste ore da parte di Antonio Tajani: «I 5 Stelle hanno tradito quel patto la settimana scorsa. A quel punto Draghi non ha voluto ascoltare il centrodestra di governo, Forza Italia e Lega, che giustamente ed ovviamente chiedevano una profonda revisione della compagine, che non poteva più tenere dentro gli inaffidabili 5 Stelle. Non puoi pretendere che dei ministri corretti e leali, siedano allo stesso tavolo con i grillini, sleali e per di più incapaci. Ieri quindi non è stato "sfiduciato" Draghi persona o Draghi premier, ma è stato "sfiduciato" quel tipo di maggioranza, divenuta insostenibile con la presenza dei 5 Stelle».

Di qui dunque la conclusione tanto speranzosa quanto onestamente poco verosimile, almeno ad oggi, espressa da Flavio Tosi: «Pertanto mi auguro che ci possa essere un Draghi bis a traino centrodestra, sebbene mi renda conto che, dopo ieri, le possibilità per farlo nascere siano scarse. Ma sarebbe la soluzione ideale: un premier riconosciuto a livello internazionale, garante della stabilità e della credibilità del paese, stimolato da forze e da politiche autenticamente liberali (in campo fiscale, economico, sociale)».

Lo stesso consigliere regionale di Forza Italia Alberto Bozza ha confermato le idee espresse da Tosi: «L’irresponsabile azione politica di Conte e dei 5 Stelle, che la settimana scorsa si sono sfilati su una riforma importante come il dl Aiuti, ha fatto saltare il patto di fiducia tra i partiti che sostenevano l'esecutivo». Alberto Bozza ha poi fatto di più, arrivando a puntare il dito anche contro lo «spirito divisivo del Pd che da una settimana ha cercato di mettere il suo marchio sull'esecutivo», mentre Forza Italia secondo Bozza avrebbe sempre «anteposto il bene del paese alle ambizioni elettorali, cercando di emarginare i personalismi per creare uno spirito collaborativo». A questo punto non potranno dunque che essere gli italiani, chiamati a votare probabilmente già a settembre, a certificare o meno questa interpretazione delle cause di una crisi politica estiva che, questo è certo, rischierà in ogni caso di avere pesanti ricadute nella vita quotidiana di ciascuno.

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