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A Verona lettere elettorali della Lega indirizzate al "Capofamiglia", Pd: «Modo misogino di fare politica»

Critiche da Federico Benini, Alessia Rotta e Giorgio Pasetto, ma la Lega si difende: «La parola "capofamiglia" è utilizzata anche da Istat. La sinistra parolaia ancora una volta si rifugia in questioni da azzeccagarbugli e scatena una polemica sul nulla»

«A Verona la Lega scrive al "capofamiglia" e chiede il voto a Sboarina. Questa è la considerazione delle destre per le donne che, ai loro occhi, non sono esseri senzienti. Tra pochi giorni possiamo cambiare e ridare a Verona la dignità che merita!». Lo scrive su Twitter la deputata veronese del Pd Alessia Rotta, facendo riferimento ad alcune missive elettorali che sono state recapitate nelle cassette delle lettere dei cittadini veronesi in vista del voto del 12 giugno.

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Tweet Alessia Rotta - 8 giugno 2022

Anche il capogruppo Pd in Consiglio comunale, Federico Benini, non ha lesinato critiche al riguardo: «La Lega e Sboarina ancora una volta dimostrano di essere indietro di 50 anni rispetto alla storia. - afferma Federico Benini in una nota - Stanno arrivando a casa dei veronesi delle lettere indirizzate al "capofamiglia",  figura che non esiste più dal 1975 con la riforma del diritto di famiglia che abroga tale termine. Ma evidentemente la Lega e Sboarina non lo sanno e preferiscono indirizzare le lettere al "capofamiglia", appunto, che fino al 1975 era l’uomo, al quale venivano riconosciuti giuridicamente e socialmente autorità sugli altri membri». Lo stesso Benini ha quindi parlato di «umiliazione della figura della donna», invitando il sindaco uscente (il quale va ricordato fa però parte non della Lega ma di FdI) a prendere le distanze «da questo modo misogino di fare politica, per il quale è stato sbeffeggiato già da mezza Italia con le nomine solo maschili nel Cda di Veronafiere».

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Lettera elettorale della Lega al "Capofamiglia" - Verona elezioni amministrative 2022

Sulla medesima vicenda è intervenuto anche Giorgio Pasetto, candidato al Consiglio comunale con Più Europa Verona, il quale ha sentenziato: «Siamo alla cultura del patriarcato, alla restaurazione di una mentalità da medioevo». Quindi, da parte di Pasetto, l'invito esplicito in vista del voto del 12 giugno: «Domenica prossima, liberiamoci di questa gente che vuole riportare Verona nel peggior passato». 

Non si è fatta attendere troppo la replica da parte della sezione veronese della Lega che ha diffuso a stretto giro una nota nella quale si legge: «Se la sinistra parolaia ancora una volta si rifugia in questioni da azzeccagarbugli e scatena una polemica sul nulla vuol dire che sa di non essere competitiva rispetto ai punti del programma che abbiamo inviato a tutte le cittadine ed i cittadini di Verona».

Lettera ai veronesi - Lega 2022-2

Lettera ai veronesi - Lega 2022

Dopo aver quindi ricordato i suddetti punti del programma elettorale, ovvero «sicurezza, decoro urbano, ordine nei quartieri, sostegni a famiglie e imprese», la nota della Lega entra nel vivo della polemica specificando anzitutto che la lettera oggetto delle critiche «si apre in maniera chiarissima con la locuzione "Cara Veronese, caro Veronese"». La stessa nota della Lega, infine, chiarisce che «le polemiche della sinistra che accusa la Lega di essere retrograda per la parola "capofamiglia", non indicata da noi ma apposta sulla busta dalla società che si è occupata della distribuzione e che è a tutt’oggi utilizzata anche da Istat, dimostrano che sono completamente lontani dai bisogni delle persone che alla politica chiedono risposte concrete ai loro problemi e bisogni e non dispute lessicali».

In merito al riferimento all'Istat, è doveroso precisare che nel glossario ufficiale dell'istituto di statistica non è presente la locuzione «capofamiglia» né tantomeno «capo famiglia» con grafia divisa, come è facilmente verificabile dal sito web. Va altresì rilevato, senza pretesa di esaustività, che il lemma «capofamiglia» è tuttavia effettivamente utilizzato in alcune pubblicazioni ufficiali dell'Istat: in un caso, ad esempio, si fa infatti riferimento, in una nota metodologica a pagina 12 del documento dal titolo "Conciliazione tra lavoro e famiglia", ad un non meglio precisato «capofamiglia straniero». La stessa locuzione «capofamiglia» ricorre poi per ben sei volte in un altro documento dell'Istat, ovvero "L'indagine sperimentale Web sulle famiglie italiane" datata 2019. In questo caso vengono anche fornite due definizioni tecniche della parola impiegata: in un caso capofamiglia è per l'Istat «definito come il maggiore percettore di reddito», mentre nella seconda accezione impiegata sempre dall'Istat il capofamiglia è «definito come la persona più informata sull’economia familiare». 

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