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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Disagio giovanile e baby gang «frutto di anni di assenza delle istituzioni»

Il sindaco Sboarina promette controlli nelle scuole anche con cani anti-droga, ma le minoranze giudicano le soluzione troppo semplicistica. Traguardi: «Con i ragazzi non si parla e non si costruiscono progetti nei quartieri dove vivono»

«Quello delle baby gang, è un problema che coinvolge tutta Italia, per questo siamo disposti ad intervenire con il pugno duro ancor prima che il fenomeno possa degenerare». Il sindaco di Verona Federico Sboarina ha motivato così l'annunciato giro di vite deciso durante l'ultima riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica (Cosp).
Per aumentare la sicurezza, soprattutto tra i più giovani, sono stati pensati controlli nei pressi e all'interno di istituti scolastici, anche con l'impiego di cani anti-droga. Una soluzione che però viene giudicata semplicistica dai partiti di minoranza.

«Ridurre la questione del disagio giovanile al problema delle tossicodipendenze è l’errore tipico della destra che fornisce risposte preconfezionate a problemi che hanno radici e storie diverse», hanno dichiarato i consiglieri comunali del Partito Democratico Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani, i quali denunciano «carenze preesistenti nel sistema educativo a livello locale». Queste carenze sarebbero state amplificate dall'emergenza pandemica, facendo esplodere il fenomeno delle baby gang. «Il Comune di Verona ha tenuto per sé la delega della prevenzione e dei minori senza tuttavia mai sviluppare un sistema di prevenzione tranne che per le emergenze sociali conclamate - hanno dichiarato i consiglieri PD - La rete socio-educativa mancante va costruita da zero, e ormai non ci sono più alibi per continuare a rimandare la decisione. La prima mancanza a cui sopperire è dunque quella degli educatori. Con la criminalizzazione del disagio giovanile il centrodestra persevera su una linea che si è già dimostrata fallimentare negli anni scorsi. Se invece vogliamo parlare di sicurezza, il sindaco Sboarina dica dove sono finite le 100 telecamere promesse nel 2018 ai quartieri, e ripristini i tagli operati al settore della sicurezza che si è visto decurtare 200mila euro nell’ultimo bilancio di previsione».
Traguardi, invece, con il consigliere comunale Tommaso Ferrari e la vicepresidente Beatrice Verzè, ha constatato che tra le iniziative proposte da Sboarina «manca del tutto l'azione diretta per i giovani veronesi, sempre invisibili alle istituzioni se non quando ci sono perquisizioni da fare. Il problema delle baby gang e della violenza minorile non è notizia di oggi, ma frutto di anni di assenza delle istituzioni, aggravato dalla crisi della pandemia. Con i ragazzi non si parla, non si costruiscono progetti nei quartieri dove vivono, non si aprono per loro spazi di aggregazione e occasioni di socialità, non si interagisce con le associazioni che quotidianamente li coinvolgono. E ancora una volta ci si esprime su un tema delicato e dimenticato come il disagio giovanile con toni e modalità tipici di chi, facendo la voce grossa, crede che le misure muscolari risolvano il problema. Nessuno pensa che un maggior controllo del territorio non serva. Il punto è che da solo è del tutto inutile, perché gli agenti potranno intervenire sul singolo episodio, se per caso si trovano in zona, ma non sulle sue cause profonde».

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