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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Pfas. La Regione rassicura e chiede un piano di monitoraggio. M5S scettico

L'Ente regionale non vuole minimizzare la questione che coinvolge anche alcuni comuni veronesi ed è pronta ad investire tutti i soldi necessari per avere chiarezza. Intanto i grillini parlano di uova contaminate a Cologna Veneta

Dopo Legambiente, i medici veterinari e il M5S, è la Giunta Regionale ad intervenire sull'inquinamento da Pfas, che coinvolge alcuni comuni veronesi, e chiede di attivare celermente la predisposizione e realizzazione di un Piano di Monitoraggio, affidandone il compito all’Istituto Superiore di Sanità, che opererà con ulteriori finanziamenti regionali aggiuntivi rispetto ai circa 500 mila euro già spesi in passato. La Regione intende poi rafforzare la Commissione Tecnica sui Pfas con una nuova composizione multidisciplinare che operi, come una vera e propria task force, una ricognizione esaustiva della situazione e dei possibili sviluppi, che valuti le ricadute su tutti gli ambiti interessati.

Alle polemiche e alle accuse di aver sottovalutato il problema, la Regione Veneto replica di seguire la vicenda sin dal 2013, quando fu approvata la prima delibera sull’argomento, seguita da altri sette atti nel 2014 e due nel 2015. Da subito è stata avviata una totale collaborazione con le Procure di Padova, Vicenza e Verona, collaborazione che prosegue ancora. Per evitare inutili allarmi, l'Ente ricorda che la bonifica delle acque superficiali captate dagli acquedotti è stata completata nei giorni immediatamente successivi alla segnalazione del problema con l’installazione di adeguati filtri in tutti gli acquedotti e precise raccomandazioni di attenzione ai titolari di pozzi privati. La Regione ora passa alla fase successiva, che riguarda il monitoraggio su alimenti e sugli umani su cui occorre la massima scientificità, e per questo la Regione si è affidata alla maggior autorità scientifica nazionale che è l’Istituto Superiore di Sanità.

Per quel che riguarda il limite di Pfas consentito nell'acqua, la Regione ribadisce che in Europa non esiste una soglia di tossicità ufficialmente definita e bisogna prima di tutto conoscere se e quante di queste sostanze si possono essere insinuate negli animali, nelle coltivazioni, e di conseguenza nell’uomo e se tali quantità siano o no pericolose. L’unica soglia esistente è una fissata in Germania, rispetto a quella la situazione del Veneto è stata al di sotto fin dall’inizio della vicenda.

La Regione non vuole minimazzare la questione e sottolinea di volerci vedere chiaro fino in fondo. Sulla base dei riscontri scientifici dell’Iss, se ne emergerà la necessità, l'Ente interverrà con tempestività e stanziando tutti i soldi necessari fino all’ultimo euro

Nonostante queste rassicurazioni, i consiglieri regionali del M5S ribattono: "Uova provenienti da Cologna Veneta sono contaminate: ci sono 21,2 microgrammi di Pfas, un livello inaudito. Di conseguenza anche prodotti d’eccellenza come il celebre mandorlato potrebbero essere contaminati. Eppure l’Istituto superiore di sanità continua a paventare dubbi".

Manuel Brusco, consigliere regionale M5S che segue il caso Pfas, attacca: "Vogliamo chiarezza. Qualcuno sta depistando l’opinione pubblica. Se qualcuno volesse nascondere la polvere sotto al tappeto, sappia che il suo sforzo sarebbe inutile. Scopriremo, come sempre, la verità".

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