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Martedì, 23 Aprile 2024
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De Magistris nell'area Pfas. Danni all'ambiente? Attenzione «alla borghesia mafiosa»

Il leader di Unione popolare ha fatto tappa alla Miteni di Trissino dove ha incontrato i candidati veneti della sua compagine assieme ai gruppi ecologisti del territorio

«Serve un grande controllo popolare sul fiume di denaro pubblico che sta per arrivare con il Piano nazionale di rinascita e resilienza, meglio noto come Pnrr. Quel denaro a seconda di chi lo spende e di come lo spende può fare la differenza. Lo si può usare per diminuire le distanze sociali tra le persone, per combattere il degrado, per fare le bonifiche nel distretto Agno-Chiampo, come a Marghera come a Bagnoli come all'Ilva di Taranto. Ma per procedere in questa direzione bisogna avere in mente alcuni punti irrinunciabili. Tutela dei beni comuni a partire dall'acqua, lotta alla corruzione, priorità alle opere che abbiano un reale impatto sociale davvero positivo, diritti sociali, civili, equità, superamento di una politica migratoria fatta di accordi indicibili come con quello siglato dalle autorità italiane con la cosiddetta guardia costiera libica». È questo il succo del comizio elettorale col quale Luigi De Magistris ha acceso le polveri nella tappa di domenica 18 settembre a Trissino nell'Ovest vicentino: luogo simbolo scelto per la presenza della Miteni, la fabbrica fallita finita a processo con l'accusa di aver cagionato nel Veneto centrale tra Padovano, Vicentino e Veronese «la più grave contaminazione da derivati del fluoro di tipo Pfas mai registrata nel mondo» hanno a più riprese rimarcato gli ecologisti presenti all'incontro.

Spinta dal basso

Ad ogni modo nel suo intervento durato una mezz'ora davanti ad una quarantina di astanti guardati con discrezione dalle forze dell'ordine l'ex magistrato, ex deputato europeo ed ex sindaco di Napoli ha spesso ricordato gli impegni «portati avanti» dalla sua giunta spiegando che esiste un filo rosso tra cordate di potere, interessi economici, interessi mafiosi, nocumento dei diritti sociali, civili e degli ecosistemi. «Napoli non è certo Lugano. Ha i suoi problemi - ha spiegato De Magistris - ma noi abbiamo interrotto il rapporto perverso tra amministrazione e camorra» tanto che in molti ambiti, spiega l'ex sindaco, la città è rifiorita. Appresso un altro dettaglio: «In maggioranza c'eravamo noi appoggiati dai partiti di sinistra, uniti in questo caso. All'opposizione avevamo un parterre che andava da Fi, al Pd al M5S: insomma avevamo tutti contro. Non avevamo certo dalla nostra i poteri forti. Ma avevamo il popolo che dal basso si è organizzato e ci ha appoggiato. Sarebbe il caso che vi chiedeste come fanno certi soggetti catapultati ex novo sulla scena politca a trovare i quattrini per sopravvivere nei salotti televisivi e per comprare spazi pubblicitari in ogni dove. Si tratta di candidature che provengono da ben precisi centri di potere. Noi invece viciamo di militanza». Il che dimostra, questo l'assunto di De Magistris (Vicenzatoday.it ha realizzato una video-sintesi del dibattito), che se la spinta dal basso c'è, se è coerente, se è coesa e se è ben strutturata certi blocchi che incrostano la società si possono rimuovere. In questo senso l'ex pubblico ministero ha rimarcato come sia importante fare attenzione alla pervasività della «borghesia mafiosa». Parole definite «dure» dall'uditorio che però sono state egualmente ben accolte dallo stesso uditorio nel quale in molti erano convinti che mai «come in questo periodo storico» sia necessario non fare «sconti» ad un Paese che in parte, sottolinea peraltro l'ex sindaco, è ancora avviluppato «in un abbraccio tossico tra politica, potentati economici e crimine organizzato» mentre «è impensabile che lavoro e salute non possano convivere». Questa la cifra del messaggio lanciato dal leader di Unione popolare - Up alle persone giunte a Trissino durante una metà pomeriggio calda e soleggiata.

«Cambiare registro»

Per di più la calata in terra veneta di De Magistris ha dato la stura agli ecologisti di ritornare sul processo Miteni. «La magistratura deve andare fino in fondo. E poi bisogna cambiare registro. Non si può pensare che siano sempre le vittime a tribolare per dimostrare di essere state colpite dalla contaminazione». Sono parole precise che si riferiscono al processo in corso rispetto al quale durante le due ultime udienze in qualche modo sono stati ribaditi gli addebiti riscontrati dai carabinieri del Noe in sede d'indagine.

I gestori del servizio idrico

«Miteni era a conoscenza delle problematiche di rischio sanitario e ambientale collegato ai Pfas e della presenza delle sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate nella falda acquifera sottostante il sito industriale. Non solo: Miteni non ha mai comunicato il fenomeno inquinante agli enti preposti». Così il 7 settembre scrivevano gli enti gestori del servizio idrico del Veneto centrale. I quali avevano condensato così la testimonianza davanti ai giudici berici del processo Miteni resa dal dottor Manuel Tagliaferri, il maresciallo del Noe che aveva condotto buona parte delle indagini preliminari.

Il 15 settembre c'era stata una nuova udienza al Tribunale di Vicenza. «L'ipotesi investigativa secondo cui Mitsubishi e Miteni fossero a conoscenza del problema dell'inquinamento, ampiamente trattato nei diversi report ambientali predisposti dai consulenti tecnici della società, è stata avvalorata chiaramente anche oggi in aula. Le aziende erano pienamente consapevoli del problema ambientale, tanto da farne oggetto di specifiche relazioni tecniche predisposte in funzione della cessione delle proprie azioni, così come in un memorandum confidenziale, che evidenziava l'esistenza di una barriera di trattamento della falda e di monitoraggi funzionali al controllo dello stato dell'inquinamento. Ciò nonostante non ha fatto nulla per interdire e contenere il fenomeno inquinante». Questo è il punto di vista esplicitato a margine della udienza da Marco Tonellotto, che con il collega Angelo Merlin assiste le società idriche Acque del Chiampo, Acque Venete, Acque Veronesi e Viacqua costituitesi parti civili nel processo Pfas, in corso per l'appunto presso la Corte d'assise del Tribunale di Vicenza. Il riferimento era ancora controesame del maresciallo del Noe di Treviso Tagliaferri.

Una lettura in filigrana

Epperò le parole degli ecologisti che erano presenti ieri a Trissino in filigrana erano riferite anche ad un'altra vicenda giudiziaria. Quella che riguarda i danni alla salute lamentati dagli ex operai della Miteni. La scelta della procura di Vicenza di chiedere l'archiviazione sul caso aveva mandato su tutte le furie sia la Cgil sia i lavoratori che si erano costituiti parte offesa. Gli echi di quella polemica sono risuonati ancora una volta a pochi metri dallo stabilimento trissinese.

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