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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il post Facebook del sindaco di Verona Sboarina sul virus e gli sbarchi dei migranti

«Nel paese c'è ancora la massima allerta, ma non per tutti. Con la ripresa degli sbarchi, arrivano anche i contagi», afferma il sindaco di Verona Federico Sboarina su Facebook

Come sempre in questi casi sarebbe d'obbligo per correttezza lasciare un margine di dubbio circa la paternità delle parole scritte, ma inevitabile è ugualmente procedere ad una "attribuzione di massima" all'intestatario della pagina Facebook ufficiale, in questo caso per l'appunto il sindaco di Verona Federico Sboarina. Che effettivamente abbia scritto lui il post in oggetto, e non piuttosto un curatore della comunicazione del sindaco, resta un problema tanto insolvibile quanto forse di poco conto. Sta di fatto che in data 28 luglio, cioè ieri, sulla pagina Facebook ufficiale del primo cittadino scaligero è apparsa una fotografia che ritrae lo sbarco da un gommone su una spiaggia di quelli che vengono presentati come dei migranti. Prendiamo pure per buona la fotografia, senza ulteriori approfondimenti, e analizziamo il contenuto verbale del post che, nello specifico, recita come segue:

«Da marzo, tutti abbiamo fatto enormi sacrifici per contrastare il virus. Nel paese c'è ancora la massima allerta, ma non per tutti. Con la ripresa degli sbarchi, arrivano anche i contagi. È un'emergenza nell'emergenza perché il mancato contrasto all'immigrazione clandestina genera anche il pericolo sanitario. Ricordo al governo che è suo dovere difendere i nostri confini nazionali».

Post Facebook Sboarina Sindaco sbarchi e contagi - 29 luglio 2020

Il post Facebook del sindaco di Verona Federico Sboarina su «sbarchi e contagi»

La questione "migranti" è chiaramente un tema molto complesso e che non si può pretendere di risolvere in un articolo di giornale, né tanto meno in un post su Facebook. Quel che, molto più semplicemente, si vorrebbe provare allora a mettere in evidenza è l'estrema banalizzazione del problema, in realtà dei "problemi" (il virus, l'immigrazione), contenuta nelle parole pubblicate sulla pagina Facebook del sindaco di Verona a corredo dell'immagine citata. L'equazione «con la ripresa degli sbarchi, arrivano anche i contagi» ci viene presentata in tutta la sua autoevidenza, la quale resta però, fino a prova contraria, soltanto presunta. L'invito che bisognerebbe rivolgere al sindaco di Verona è quello di presentare gli studi e i dati epidemiologici eventualmente in suo possesso che dimostrino tale equazione. La pandemia da coronavirus Sars-CoV-2, nomen omen, ha colpito e riguarda tuttora il mondo intero, ma a giudicare dalle varie mappe che studiano la diffusione del contagio, il continente africano, cioè quello da dove si presume arrivino i ben noti "migranti" che sbarcano sulle coste italiane, non spicca né per numero di casi, né per numero di morti. Di seguito riportiamo la mappa dei contagi aggiornata ad oggi, resa disponibile dal "Coronavirus Resource Center" della Johns Hopkins University.

Mappa del contagio al 29 luglio 2020 - Johns Hopkins University

Mappa del contagio al 29 luglio 2020 - Johns Hopkins University

Chiariamo subito eventuali possibili altri equivoci: tutto questo non significa nemmeno che l'Africa sia magicamente scampata al virus o che i migranti ne siano per qualche strana ragione immuni. Vi sono infatti tutta una serie di fattori da considerare, quale ad esempio la difficoltà nel reperire i dati in certe aree del mondo rispetto ad altre. Sta di fatto che l'equazione presunta autoevidente «ripresa degli sbarchi» uguale «arrivo dei contagi», si presenta a sua volta replicabile in un'altra equazione, certamente meno conveniente dal punto di vista politico ed economico, ma in ragione dei dati effettivamente disponibili ad oggi, pur nella sua assurdità, persino più verosimile della prima, e cioè: «ripresa del turismo» uguale «arrivo dei contagi».

Sia detto chiaro e tondo a scanso di equivoci, non si vuole affatto qui sostenere quest'ultima equazione in alternativa alla prima. Anzi, ben vengano i turisti stranieri in Italia, in Veneto, a Verona e sul lago di Garda, sia che provengano da altre regioni italiane, sia che provengano da Paesi esteri come la Germania, l'Olanda, la Francia e, in genere, tutti quegli Stati da dove le norme vigenti, sorte sulla base dei dati epidemiologici ufficiali, consentono di entrare in Italia senza particolari obblighi. E, tuttavia, se è pur vero che risulta difficile vedere in un migrante sbarcato sulle spiagge italiane un "turista" in visita nel nostro Paese, lo è forse meno, pur con un certo gusto per il paradosso, definire i vacanzieri dei "migranti occasionali", persone che si spostano, cioè appunto migrano da un luogo all'altro, per trascorrere del tempo altrove rispetto al loro Paese d'origine. Migranti occasionali e "regolari", dirà giustamente qualcuno, certo che sì diremo noi, ma chiediamo: un turista, un viaggiatore "regolare" che fa visita al nostro Paese, è in virtù di quella sua "regolarità" meno un problema dal punto di vista epidemiologico? Negli aeroporti ci sono i controlli, dirà sempre quel qualcuno, verissimo diremo noi, ma chiediamo: siamo proprio certi che a tutti i turisti europei che varcano i confini italiani in automobile, o in treno (nelle stazioni i controlli ci sono, ma spesso sono a campione), venga rilevata la temperatura corporea? Che dire poi della "migrazione vacanziera" interna all'Italia tra regioni diverse? In un caso recente un sindaco lombardo, residente nella "famigerata" Codogno, si è visto rifiutato da una struttura ricettiva in Toscana, tanto che il primo cittadino di Valeggio sul Mincio è arrivato ad offrire ufficialmente ospitalità ed accoglienza per fargli trascorrere le ferie in una struttura della splendida frazione di Borghetto. Il virus, come 'A Livella, ci ha resi tutti un po' più simili in fondo.

Il sindaco di Verona, cui crediamo sinceramente andranno sempre, a prescindere dalle proprie idee politiche, la riconoscenza e gratitudine dell'intera comunità veronese per aver gestito la situazione emergenziale incarnando uno dei ruoli più difficili, ha spesso ripetuto durante le fasi concitate degli scorsi mesi che il virus ha contribuito a rovesciare molte convinzioni e certezze assodate. Crediamo ci sia del vero in tutto ciò, e anche in virtù di questo ci sia dunque permesso tale nostro prolisso ragionamento per paradosso sin qui condotto: legittimamente a qualcuno potrà apparire fuori luogo l'equazione «ripresa del turismo» uguale «arrivo dei contagi», e in tutta onestà anche a noi appare come tale, ma ci si conceda allora che anche quell'altra equazione, presentata invece con l'inoppugnabilità dell'autoevidenza, vale a dire «con la ripresa degli sbarchi, arrivano anche i contagi», sia in fondo poca cosa in più, o in meno, di una banale sciocchezza.

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