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«Veneto apripista della terza ondata, Zaia chiede restrizioni ma in ritardo»

Per settimane ha lottato con i numeri per restare in zona gialla; adesso chiede al Governo misure da zona rossa fino all'Epifania. Il presidente del Veneto nel mirino delle polemiche

Non ha confermato il fatto di aver chiesto espressamente al Governo «misure da zona rossa fino all'Epifania», ma anche oggi, 16 dicembre, il presidente del Veneto Luca Zaia ha ripetuto che in questo momento sono necessarie ulteriori limitazioni per contrastare il diffondersi del coronavirus. Restrizioni che, se non saranno imposte a livello nazionale, saranno imposte solo in Veneto da una sua imminente ordinanza.
Zaia, che per settimane ha combattuto con i numeri per mantenere il Veneto in zona gialla, ora sembra essere cambiato, arrivando quasi a minimizzare i cambiamenti che sarebbero introdotti nel caso in cui si passasse da zona gialla a zona arancione. Un cambiamento su cui gli oppositori politici del presidente regionale ora costruiscono i loro attacchi.

«Con imperdonabile ritardo, Zaia chiede la zona rossa dopo che per mesi ha sostenuto che dovevano essere le Regioni a valutare eventuali ulteriori misure restrittive e che non serve un lockdown nazionale - ha dichiarato la deputata veronese del Partito Democratico Alessia Rotta - Ora che la curva epidemiologica della Regione Veneto è fuori controllo, che il sistema ospedaliero è al collasso, che il tracciamento è saltato e che i miracolosi tamponi si sono rivelati un inganno, il presidente autonomista chiede al governo di salvarlo. Altro che autonomia, Zaia chiede di fatto di essere commissariato da Roma perché lui non riesce più a dare alcuna garanzia ai cittadini veneti, avendo trasformato il Veneto, purtroppo, nell'apripista della terza ondata e non di un nuovo modello di testing rivoluzionario. Se vuol restare a fare il presidente dei veneti adesso è il momento di dimostrare coi fatti e non a parole che è capace di assumersi le proprie responsabilità».

«Zaia ora batte i pugni perché il governo faccia quanto non ha saputo e voluto fare lui finora per mancanza di determinazione e coraggio: le restrizioni e, se necessario, anche la zona rossa - ha aggiunto Michele Bertucco, consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune - Come lui, una fetta considerevole dei sindaci che finora hanno provato a nascondere dietro ad una sciocca propaganda la situazione disastrosa dell'epidemia a Verona e in Veneto, e che ora ci riconsegnano territori stremati dalla paura e dai lutti. Ci rendiamo conto che fino a pochi giorni si battevano i pugni e si facevano polemiche per essere liberi nel giorno di Natale? Che su ogni dpcm si andava a cavillare perché non era chiaro se si poteva portare fuori il cane? È questa la classe politica che si merita il Veneto? Sono necessarie misure energiche e condivise per riportare sotto controllo questa dilagante epidemia. Ciò che si sarebbe dovuto anche a Verona fin da settembre invece di perdere mesi in polemiche e in bieca propaganda».

Ed anche per Francesco Fasoli di Volt Verona, la richiesta di applicare maggiori restrizioni avanzata da Zaia è tardiva. «Poteva farlo, anzi doveva averlo già fatto - ha scritto Fasoli - Si punta il dito sugli assembramenti del weekend, ma credere che solo il buon senso del singolo cittadino possa risolvere la pandemia è pura follia. Operatori del commercio, artigiani, liberi professionisti, famiglie, giovani e anziani, sempre più toccati da vicino da qualche caro colpito da Covid-19, chiedono a gran voce uno stop a tutto questo. Meglio 15 giorni in lockdown totale e tornare a far respirare le strutture sanitarie, o continuare con questo tira e molla di ordinanze fino a primavera?».

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