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Un occhio al passato, l'altro a Papa Francesco. Verona ridiscute le sue «mozioni omofobe»

Consiglio comunale di Verona, mozione numero 336 approvata con 21 favorevoli, 11 astenuti e 6 contrari il 27 aprile 1995: «L'omosessualità contraddice la stessa legge naturale»

«Dopo due anni di attesa, la conferenza dei capigruppo ha finalmente calendarizzato per il Consiglio comunale di giovedì 22 ottobre il nostro ordine del giorno che chiede la revoca delle mozioni omofobe approvate dal Consiglio comunale di Verona nel 1995». L'annuncio è stato dato in una nota firmata dai consiglieri di minoranza Federico Benini (Pd) e Michele Bertucco (Verona e sinistra in Comune), i quali poi spiegano: «Tali mozioni, purtroppo ancora in vigore a livello di indirizzo politico, fanno divieto alla giunta comunale di deliberare "provvedimenti che parifichino i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna". Ciò è apertamente in contrasto (oltre che con il buon senso, si intende...) con la Legge 76 del 20 maggio 2016, meglio nota come "Legge Cirinnà", la quale stabilisce senza possibilità di equivoco che "all’interno di leggi, regolamenti e atti amministrativi" ed ovunque ricorrano le parole "coniuge" oppure "coniugi", ovvero termini equivalenti, le disposizioni relative si applicano anche ai contraenti di unione civile, dunque anche alle unioni tra persone dello stesso sesso».

I consiglieri comunali Federico Benini e Michele Bertucco

I consiglieri comunali Federico Benini e Michele Bertucco - foto Facebook

I consiglieri Benini e Bertucco hanno dunque voluto chiarire meglio il senso del loro "ordine del giorno" che il Consiglio comunale di questa sera dovrebbe affrontare: «Gli indirizzi contenuti nelle mozioni del 1995, non a caso chiamate omofobe, sono quindi d’intralcio alla effettiva applicazione dei diritti e doveri previsti dalla legge Cirinnà. Con questo "ordine del giorno" chiediamo dunque al Consiglio comunale di prenderne atto e di provvedere di conseguenza rimuovendo, come prevede anche la Costituzione, gli ostacoli alla parità delle persone di fronte alla legge. Togliamoci dai piedi anche ogni genere di alibi ideologico: la legge in vigore specifica che la "parificazione" tra coniugi e contraenti di unione civile serve "al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile". Dunque, - specificano Benini e Bertucco nella loro nota - non chiediamo ai consiglieri di esprimersi sulla parificazione tra unioni civili e matrimonio, ma soltanto di assicurare la rimozione di questo ostacolo alla corretta applicazione della legge». 

Un ragionamento che rischia forse di non trovare grande consenso nell'assise di palazzo Barbieri. Gli stessi consiglieri Federico Benini e Michele Bertucco rilevano: «Non ci nascondiamo che i promotori delle mozioni del 1995, sono gli stessi che oggi siedono sugli scranni più alti del Consiglio comunale e negli uffici comunali più importanti». Ad ogni modo, tutti i consiglieri di palazzo Barbieri, questa sera, si troveranno comunque a dover fare i conti con il proprio passato e, dunque, a certificare nel presente la propria aderenza o meno ad una linea di indirizzo politico che, a molti, applicata nel 2020 suona quantomeno discutibile anzitutto proprio sotto il profilo "giuridico".

La mozione 336 risalente al 27 aprile 1995 che è qui possibile leggere nella sua interezza, esortava infatti nello specifico «l'Amministrazione comunale a non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie "naturali" costituite da un uomo e una donna». Nella parte dedicata alle "motivazioni" della stessa mozione, veniva richiamata una risoluzione del Parlamento Europeo, la numero A3-0028/94, nella quale tra le altre cose si invitavano gli Stati dell'Unione Europea «ad aprire alle coppie omosessuali tutti gli istituti giuridici a disposizione di quelle eterosessuali». La mozione poi approvata in Consiglio comunale a Verona nel 1995, al contrario, proprio contestando tale "apertura", giustificava invece la volontà di porre un argine a questo allargamento dei diritti riconosciuti a tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, con le seguenti parole:

«Considerato che, - si legge nella mozione del 27 aprile 1995 approvata dal Consiglio comunale di Verona - a prescindere dalle singole convinzioni morali e religiose, l'omosessualità contraddice la stessa legge naturale e l'applicazione della succitata risoluzione avrebbe, tra l'altro, effetti fortemente negativi sulla formazione psicologica e umana dei giovani i quali, nella promiscuità tra famiglie omosessuali ed eterosessuali, vedrebbero cadere uno dei fondamenti minimali dell'ordine familiare, ossia un'unione stabile tra uomo e donna».

Ora, il ragionamento presentato dalla mozione del 1995 è che vi sarebbe una «legge naturale» che l'«omosessualità» contraddirebbe in se stessa. Cioè, traducendo, una persona omosessuale sarebbe, secondo i firmatari della mozione del 27 aprile 1995, un soggetto che ad ogni istante della sua vita infrangerebbe la «legge naturale», la contesterebbe cioè per il semplice fatto di essere nato e continuare ad esistere secondo le proprie caratteristiche, i propri desideri, inclinazioni ed affetti. Proprio per questo, dunque, non gli si potrebbero riconoscere altri ed ulteriori "diritti", così come invece invitava a fare la risoluzione A3-0028/94 approvata al tempo dal Parlamento europeo. Uno strano caso del destino, o chissà forse della provvidenza, ha fatto sì che ad accompagnare nelle loro decisioni politiche di questa sera i consiglieri comunali di palazzo Barbieri, saranno inevitabilmente anche le parole di Papa Francesco che, da qualche ora, stanno facendo il giro del mondo. Parole, per l'esattezza, contenute nel docufilm Francesco del regista Evgeny Afineevsky, presentato appunto ieri, mercoledì 21 ottobre, in anteprima al Festival del cinema di Roma:

«Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. - dichiara Papa Francesco in una sequenza del film a lui dedicato - Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge di convivenza civile. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo».

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